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Sono nato a Tindari (Messina) alla fine della seconda metà del ’900.
Mi diplomo come Tecnico Geometra e appena ventenne m’imbarco su Nave Spica,  pattugliatore d’altura, in qualità di Meccanico Artigliere.
Trascorro un anno in mare, traversando il canale di Sicilia, occupandomi  della gestione e manutenzione delle armi di difesa della nave militare.
Dopo lo sbarco, mi trasferisco a Roma per fare l’attore.
Non conoscendo nessuno, nella capitale lavoro come commesso in diversi negozi di scarpe, poi in trattorie e ristoranti come cameriere.
Artisticamente non ho una formazione accademica, frequento corsi di recitazione ma il mio percorso teatrale inizia nel 2002 con Massimo Ranieri, in occasione della messa in scena dello spettacolo PULCINELLA.
Ho scritto ANTROPOLAROID per diversi motivi, ne elenco alcuni.
1) Questo mondo che i miei nonni mi hanno raccontato non voglio che vada perso. Ho perso da poco “loro” e ANTROPOLAROID è una forma di ringraziamento per tutto l’amore che mi hanno dato.
2) Voglio che il mio teatro nasca dalle mie radici e dalla realtà in cui vivo, e si nutra di esseri umani. Voglio che il mio teatro sia la mia vita, la mia passione, la mia donna e il mio uomo, insieme!
3) Ho scritto ANTROPOLAROID a poco più di trent’anni e in quel momento storico – come anche oggi – mi sentivo senza radici, senza casa, senza lavoro e sono convinto che questo disagio, comune alla maggior parte dei miei coetanei, possa essere superato vivendo, agendo, con la speranza che il nostro impegno a superare le tristezze della vita potrà veramente cambiare il destino. Ovviamente non sto “scoprendo l’acqua calda” se dico: non dobbiamo pensare che possiamo farcela da soli. Abbiamo bisogno degli altri e gli altri hanno bisogno di noi. Il futuro deve partire dal nostro passato, perché nel passato è nascosto il nostro dolore. Nel nostro passato è nascosta la gioia. Nel passato c’è tutta la nostra vita: il futuro.
Lo spettacolo nasce dalla mia esigenza di sviluppare e rielaborare la tradizione del Cunto, a me trasmessa inconsapevolmente dai miei nonni, entrambi contadini. Allontanandomi dal modello originario di tradizione orale, riscrivo e reinterpreto il passato della mia famiglia  intrecciandolo ad episodi di cronaca avvenuti nel mio paese di nascita. L’intento è quello di appropriarmi del Cunto non attraverso lo studio delle tecniche che in questi anni sono state recuperate e utilizzate da diversi artisti, ma in maniera istintiva, proprio come i miei antenati avevano fatto prima di me. Questi Cunti li ho istintivamente memorizzati nel mio letto come si memorizzano le favole della buonanotte, riportati dai miei nonni – non consapevoli di utilizzare una tecnica antica, ma con il solo scopo di farmi addormentare o al fine di dimenticare, per un’ora, la loro solitudine.
Lo spettacolo, quindi, non ha l’obiettivo di recuperare una tradizione ma di carpire il segreto del racconto stesso come  parte di un codice comune, di un DNA propriamente siciliano che si trasmette di nonno in nipote, comunque, e nonostante che il teatro contemporaneo se ne sia impossessato per trasformarlo in un’arte colta. ANTROPOLAROID, nella sua resa, resta un racconto grezzo di poesia popolare dove personaggi e voci – creati e portati in scena esclusivamente con l’aiuto del mio corpo, senza artifici scenografici – si alternano, si sommano, si rispondono, come legati da un comune cordone ombelicale.
Tindaro Granata

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Un’epopea famigliare scritta in un siciliano di grande immediatezza e comprensibilità, portata in scena dallo stesso autore-attore tramite un assolo di emozionante successo, che gli è valso il Premio ANCT - Associazione Nazionale Critici di Teatro nel 2011, con la seguente motivazione: “[…] spettacolo di cupa bellezza, struggente, attraversato da un’inquietudine dolorosa, dove a tratti si coglie ugualmente, amaramente, l’occasione di ridere, per la caratterizzazione dei personaggi, il loro susseguirsi veloce sulla scena, per l’abilità stessa dell’attore nel trasformarsi […]. Straordinario Tindaro Granata che da solo racconta di figure familiari, di generazioni, di una terra, la Sicilia, da cui poi anche allontanarsi […]. Perché dentro questo spettacolo ad alta condensazione e intelligenza teatrali, ci sono, rielaborate con molta sensibilità, schegge di storia dello stesso interprete in scena, con quel titolo che fonde insieme la ricerca antropologica con lo scatto fotografico, la memoria trattenuta nell’immagine, racconto tramandato, vissuto profondamente. ANTROPOLAROID è creazione teatrale colma di molte emozioni, per il testo, la recitazione, per la concretezza e l’universalità della narrazione, il ritmo avvolgente. Tindaro Granata passa attraverso i decenni in molteplici ruoli, ad ogni età, maschio e femmina, tra giochi, balli, lavoro, relazioni familiari, paure, brevi passaggi ogni volta a comporre dialoghi, legami, situazioni, lui solo e tanti: davvero magnifico”.

Tindaro Granata, oltre al menzionato PULCINELLA secondo Maurizio Scaparro e con Massimo Ranieri, ha interpretato Bertoldo nell’ENRICO IV pirandelliano messo in scena da Roberto Guicciardini per SiciliaTeatro nel 2006. Al BITEF di Belgrado del 2008 viene diretto invece da Nikita Milivoievic in NOUSHURID FRUIT e, nello stesso anno, conosce Cristina Pezzoli prendendo parte al suo progetto “PPP teatro”. Nel 2009, è lui stesso a cimentarsi con una regia: ovvero BLITZ, testo di Letizia Russo. 
Ma è soprattutto col regista Carmelo Rifici che lavora, come attore, in parecchie messinscene: IL NEMICO di Julien Green (2007, produzione Istituto Dramma Popolare di San Miniato), IL GATTO CON GLI STIVALI da Ludwig Tieck (2009, Piccolo Teatro di Milano), LA TESTA DEL PROFETA di Elena Bono (2009, ancora per San Miniato), FEDRA (IPPOLITO PORTATORE DI CORONE) di Euripide (2010, Istituto Nazionale del Dramma Antico), BUIO di Sonia Antinori (2010, Fondazione Teatro Due), lo shakespeariano GIULIO CESARE (2012, di nuovo Piccolo Teatro di Milano) e CHI RESTA (2013, Proxima Res). Nel 2011 è nello spettacolo di Jacopo Serafini MUSIQUE POUR TOI SEUL ed è tra i protagonisti della trasmissione televisiva L’ALMANACCO DEL GENE GNOCCO con Gene Gnocchi, mentre – infine – scrive, dirige e interpreta ANTROPOLAROID con il quale vince la Borsa Teatrale Anna Pancirolli, il citato Premio ANCT e il Fersen 2012 in quanto “Attore Creativo”. 
Del 2013 è il suo nuovo testo ispirato ad un caso di pedofilia, INVIDIATEMI COME IO HO INVIDIATO VOI, di cui fa anche la regia realizzando uno spettacolo corale (dove lui stesso recita) prodotto da BIBOteatro: un applaudito sold out nelle date di debutto al Teatro Elfo Puccini di Milano. È davvero un momento d’oro per il giovane attore-autore siciliano, insignito ultimamente anche del Premio Mariangela Melato come “Miglior Attore Emergente” e altresì del Fersen per la “Miglior Regia 2013”, mentre il prossimo 30 agosto riceverà il Premio Enriquez come autore del miglior testo d’impegno civile. Il 12 marzo 2014, per chiudere, è stato il protagonista della mise en espace (in prima nazionale) de IL LIBRO DEL BUIO di Tahar Ben Jelloun: andato in scena al Festival Dedica di Pordenone, per la regia di Serena Sinigaglia.

A cura di Damiano Pignedoli