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In chiusura della stagione di prosa 2013-2014 il Teatro Stabile di Catania ha proposto nella sala del “Musco” una nuova produzione, “Vento di tramontana”, tratta dall’omonimo bestseller di Carmelo Sardo (Mondadori, 2010), giornalista nativo di Porto Empedocle, in forza al TG5 ed attento osservatore della piovra mafiosa e ridotto, adattato, per la scena da Gaetano Savatteri, anch’egli giornalista, scrittore ed agrigentino particolarmente attento alle problematiche sociali che affliggono la Sicilia. Lo spettacolo, atto unico della durata di circa sessanta minuti, si avvale della regia di Federico Magnano San Lio, della scena e dei costumi di Angela Gallaro e delle musiche e canzoni del musicista ennese Mario Incudine, presente sulla scena anche nei panni del detenuto bibliotecario Infurna, che trova nella cultura, nei libri, la via per uscire dall’isolamento, espiando così le sue colpe.
Su una scenografia cupa, claustrofobica, con dei pannelli sospesi che raffigurano le fredde pietre, le mura, di un carcere, si muove il protagonista della vicenda, Federico, un ragazzo di vent’anni, mandato nel supercarcere dell’isola siciliana di Favonio, in realtà Favignana, sferzata spesso dal vento del Nord, per svolgere i nove mesi di servizio militare come agente di custodia. La storia narrata dallo spettacolo, esempio di teatro civile, è uno spaccato crudo, tenero e profondo della durezza di un carcere di massima sicurezza, delle sue leggi, dei comportamenti, delle speranze, delle rassegnazioni che coinvolgono, accomunano detenuti e guardie. Sono tanti gli spunti che vengono fuori dallo spettacolo e dal testo scritto da Carmelo Sardo e che portano lo spettatore ad interrogarsi su diversi aspetti inerenti alla prigione, alle gabbie che imprigionano tutti i giorni ognuno di noi, alla privazione della libertà, ai desideri di ritornare dalle proprie famiglie, ai propri amori e sentimenti, abbandonando le rigide, cieche, spietate leggi di un super carcere sferzato dai venti di tramontana, tra silenzi, consapevolezze, morti improvvise.
Nella doppia prigione, di un’isola e di un super carcere, il giovane agente di custodia Federico, all'interno di un codice e di comportamenti mafiosi, deve districarsi, come Antigone, tra la legge delle istituzioni e quella morale. Federico, spaesato e sotto la guida del navigato maresciallo Mastropietro, che fa sempre l’opposto di quello che dice di fare, raccoglie le confidenze dei mafiosi e appunta tutto sul suo inseparabile diario e poi finisce per intrecciare un rapporto di stima e di rispetto con il capo mafia Carmelo Sferlazza che ha bisogno di un complice per un progetto non criminale, ma di riscatto. Il malavitoso, infatti, vuole avere un figlio maschio avendo rapporti con la moglie durante un colloquio in parlatoio affinché riscatti la sua vita di criminale con un inserimento diverso del figlio nella società civile. L’amicizia tra il boss e Federico, nonostante i due non si rivedranno più al di fuori del carcere, segnerà e condizionerà destini e passioni anche molti anni dopo. Si tratta di un romanzo di formazione, del passaggio dalla giovinezza all'età adulta prodotto dalla necessità di fare scelte morali ed il protagonista Federico ricorda, nello spettacolo, quanto gli è accaduto vent'anni prima quando era agente di custodia all'interno di un istituto di pena tra ergastolani.
Spettacolo ricco di spunti interessanti e da approfondire, piacevoli le musiche e le canzoni di Mario Incudine che hanno riscosso i consensi del pubblico. Tra i protagonisti, oltre allo stesso Incudine nei panni del detenuto filosofo e saggio, ricordiamo Luca Iacono (il convincente giovane Federico), Mimmo Mignemi (il maresciallo Mastropietro, ormai assuefatto dal tempo e dalla prigione), David Coco (il boss detenuto), Marina La Placa (la bella moglie del boss Sferlazza) ed a completare il cast anche Gianluca Belfiore, Erminio Caruso, Davide Intravaia, Giuseppe Manuli, Guglielmo Quattrocchi, Salvatore Rapisarda, sei giovani detenuti dell'Istituto Penitenziario di Giarre, la cui presenza è dovuta all'adesione dello “Stabile” di Catania alla rete dei progetti di “Teatro in carcere”, finalizzati al recupero e al reinserimento sociale.
Lavoro complesso e che nella sua brevità e con una scenografia simbolica e cupa, attraverso la riduzione di Savatteri e la mano registica di Magnano San Lio, raccoglie alla fine gli applausi del pubblico. E’ l’occasione per riflettere sulla realtà dell’istituzione penitenziaria e della vita carceraria dentro e fuori, che fa emergere due mondi: quello della guardia carceraria e quello del detenuto, entrambi, però, con prospettive diverse, ma costretti a vivere le loro giornate, i loro anni, tra le mura di un carcere. Attraverso l’occhio analitico ed indagatore del giornalista la pièce si sofferma su un'umanità sospesa nell'eterno presente dell'ergastolo ed a fare i conti con i delitti del passato ed a coltivare sogni per il futuro negato.

Foto di Antonio Parrinello

“Vento di tramontana”
di Carmelo Sardo
dall’omonimo libro edito da Mondadori (2010)
Riduzione e adattamento di Gaetano Savatteri
Con Mimmo Mignemi, David Coco, Mario Incudine, Luca Iacono, Marina La Placa e con Gianluca Belfiore, Erminio Caruso, Davide Intravaia, Giuseppe Manuli, Guglielmo Quattrocchi, Salvatore Rapisarda.
Regia di Federico Magnano San Lio
Scene e i costumi di Angela Gallaro
Musiche originale e canzoni di Mario Incudine
Luci di Franco Buzzanca
Foto di Antonio Parrinello
Produzione Teatro Stabile di Catania - Teatro Musco - 20-25 Maggio 2014