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Il Premio Hystrio giunge alla sua ventiquattresima edizione con un’esplosione di aspiranti attori e di copioni sottoposti alla giuria. Sarà il prestigio della rassegna, ancora una volta al Teatro Elfo di Milano dal 19 al 21 giugno 2014, sarà per la capacità attrattiva che iniziative simili riescono a svolgere, anche questa edizione del Premio registra un notevole riscontro anche presso il pubblico.
L’obiettivo non è solo premiare i più significativi tra attori e testi teatrali, ma anche riuscire a cogliere in che direzione sta andando il nostro teatro. Ne nasce uno spaccato dell’Italia che scrive di teatro e che ama questo linguaggio più che mai, secondo vie spesso impreviste.
Tra i vincitori, premiati sabato 21 giugno, mostri sacri del teatro contemporaneo come Elio De Capitani (premio Hystrio all’interpretazione) si affiancano a talenti del copione come Michele Santeramo (nella foto di Serena Serrani), mentre nelle altre categorie figurano Valerio Binasco per la regia e “Supernova” di Erika Z. Galli e Martina Ruggeri per la sezione scritture di scena. Per Hystrio-Altre Muse è stato scelto Gigi Saccomandi, per Hystrio-Castel dei Mondi la compagnia famigliare Fratelli Dalla Via, per Hystrio-Teatro a Corte la Jo Strømgren Kompani, e infine per Hystrio-Provincia di Milano IT Festival e Compagnia Teatrale FavolaFolle, per Hystrio-Twister “Un bès – Antonio Ligabue”, di e con Mario Perrotta.
Tra le molte proposte, Michele Santeramo ha strappato il primo premio alla drammaturgia con “Storia d’amore e di calcio”, un testo particolarissimo, proposto in lettura scenica venerdì 20 giugno e interpretato dallo stesso Santeramo con Vittorio Continelli.
E’ la storia della difficile convivenza tra mille etnie diverse nel sud dell’Italia, con una trovata geniale: chi avesse vinto il campionato di calcio clandestino avrebbe avuto la leadership annuale sugli altri. A metà strada tra fantasie favolistiche e barzelletta da bar, prende piede una storia di calcio e amore, di competizione e integrazione. Due fratelli, l’uno è capitano della squadra clandestina dell’Italia. Poi nasce l’amore per quella bellissima ragazza indiana nei cui occhi si annega l’umanità, ma il boss della mafia locale, che controlla le scommesse clandestine, impone una finta sconfitta. L’amore ha il sopravvento, ma come succede nelle storie del sud Italia, quelle vere e reali, il lieto fine tarda a venire. Un brusco cambio di tono sopravanza la levità goliardica e affronta il dramma della violenza e del sopruso. «E’ un sud Italia inchiodato a se stesso», chiosa Santeramo, e in effetti la sua pièce trasmette proprio questa ineluttabilità della sofferenza per gli uomini e le donne del sud, di qualunque sud del mondo essi siano. L’amore è macchiato dalla violenza subita, il matrimonio velato di una profonda sofferenza nell’anima, ma la speranza non muore, neppure sotto il macigno di cotante lacrime silenziose.
Santeramo,  fondatore con Michele Sinisi della compagnia Teatro Minimo, con cui ha ricevuto già molti riconoscimenti, concepisce il testo drammaturgico come una traslitterazione continu ma progressiva da un genere all’altro, da un tono all’altro. Il sorriso trascolora nella riflessione, poi spunta inatteso il sarcasmo e infine viene a galla la malinconia che il dolore non può nascondere. Il ventaglio di sentimenti che ne emerge si impone quasi dimesso ma si mostra poi ben ricco e pervasivo, uno spaccato d’anima contemporanea che sembra chiedersi il senso delle cose, come il teatro i ostina a fare da centinaia d’anni a questa parte.