Visite: 5147

Il testo teatrale che presentiamo trae corpo e anima da uno straordinario novero di persone d’eccezione, realmente esistite. Le quali, prima ancora di diventare fonte d’ispirazione per una drammaturgia e una messinscena – interpretata da Massimiliano Speziani, per la regia di Paola Bigatto, prodotta da Gariwo-Comitato Foresta dei Giusti nel 2010 – sono state raccontate con dovizia e attenzione da Gabriele Nissim in un paio di pubblicazioni: IL TRIBUNALE DEL BENE e LA BONTÀ INSENSATA (Mondadori, Milano 2003 e 2011). Opere intese a non rassicurare circa l’intrinseca natura del Bene, bensì volte a metterne in luce i risvolti di ambiguità e quindi l’impossibilità di darne una definizione univoca, a senso unico.
Il XX Secolo – trascorso da non molto – è stato tragicamente segnato da orrori quali guerre, totalitarismi, genocidi, deportazioni, intolleranze e crimini d’ogni genìa. Tra queste tragedie s’evidenziano soprattutto quelle legata alla Shoah e all’antisemitismo repressivo e micidiale. Sicché, è fondamentale ricordare tali incubi del passato affinché non cadano nel diluvio di un qualsivoglia oblio, tenendo altresì presente il tremendo potenziale umano di potere compiere il male in qualunque momento.
Ma c’è anche una Memoria del Bene ricevuto di cui è importante parlare, e che si integra costruttivamente con tale necessità primaria di non dimenticare. Ed essa mostra la sua grazia e urgenza quando fa scoprire come il Bene, laddove sembrava impossibile che potesse apparire, invece si è manifestato. Piccola fiamma nel buio, luce flebile nell’oscurità circostante: eppure che dimostra – tramite la sua sempiterna presenza – la possibilità continua del Bene di riuscire a esprimersi e a vivere. Anche nelle condizioni più avverse. Pure in quelle in cui esso, se non è riuscito a rovesciare la Storia, è stato però in grado di salvare i destini di singole persone: scampandole dalla morte e dalla perdita di fiducia negli esseri umani. Tutto ciò significa che questi ultimi, peraltro, hanno sempre a disposizione la scelta di dire un Sì oppure un No: da cui ne deriva di conseguenza una precisa responsabilità morale per chi ha voluto scegliere il male, rinunciando alle proprie opzioni decisionali aperte a delle possibilità alternative.
E così come il male non viene compiuto necessariamente da persone malvagie, perverse o sadiche, così il Bene non è compiuto solo da santi, eroi o persone perfette. Il più celebre esempio di uomo Giusto, Oskar Schindler – un faccendiere dominato da ogni sorta di vizio, ma che ha salvato più di mille ebrei – ne è il più lampante esempio.
Ecco, dunque: l’azione dei Giusti. Centrale, per il testo IL MEMORIOSO, è soffermarsi su un aspetto inerente a questi soggetti esemplari e sulla loro condotta esposta in continuazione all’affermazione di ideologie totalitarie. L’esempio dei Giusti, cioè, ci ricorda – per citare Vaclav Havel – che “il potere su di sé, per quanto limitato dal carattere, dall’origine, dal grado di cultura e di autocoscienza di ciascuno, è l’unica cosa che anche il più impotente di noi possiede, ed è, al tempo stesso, l’unica cosa che nessuno potrà mai portarci via”.
Una nota finale su una figura di riferimento per la creazione del monologo indiziato: Moshe Bejski, per anni presidente della Commissione dei Giusti presso il Memoriale di Yad Vashem a Gerusalemme. L’obiettivo di questo paradossale tribunale consisteva nel rintracciare tutti quegli uomini che avevano rischiato la vita per aiutare gli ebrei durante la persecuzione nazista, e di ricordarli per sempre attraverso il radicamento di un albero nel giardino del Memoriale stesso. Similmente a Bejski, il protagonista della pièce in questione ha l’appassionato bisogno di ricordare il Bene, la medesima mania compilatoria, un identico desiderio di esaustività e una scrivania perennemente in disordine.
Moshe Bejski – uno dei nomi della celebre lista di Schindler – si batté con pazienza, dedizione e caparbietà, per raccogliere e ricordare i nomi di tali Giusti, sognando un’enciclopedia che ne raccogliesse le storie e li rendesse popolari e amati dai giovani come le rock star e i divi del cinema. Gabriele Nissim ne ha raccontato la storia nel libro IL TRIBUNALE DEL BENE, mettendone in risalto l’appassionato e incessante lavoro e il suo continuo interrogarsi sulle caratteristiche che fanno di un’azione, l’azione di un uomo giusto. Contestualmente Paola Bigatto, da anni impegnata sull’opera di Hannah Arendt (colei che, assistendo ai processi contro i criminali nazisti della II Guerra Mondiale, parlò in un famoso libro di “banalità del male” ovvero della comoda obbedienza a un’ideologia, ancorché disumana e feroce), ha quindi proposto un lavoro a quattro mani su tali ricerche a Massimiliano Speziani: condividendo con lui il pensiero sul “Fare Teatrale” come relazione e rapporto con l’Altro da Sé, unitamente alla volontà di prendere la parola nella vita civile. Di qui, l’opera di drammaturgia – sentita, commovente e necessaria – che state per leggere.

Nell'immagine in alto, da sinistra: Gabriele Nissim, Paola Bigatto e Massimiliano Speziani.

Leggi il testo

Paola Bigatto si è diplomata alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano e ha debuttato come attrice con Giancarlo Cobelli. Ha lavorato con i più svariati registi nelle più svariate situazioni (dal Teatro delle Albe al Teatro della Tosse, da Andrea Taddei a Carmelo Rifici e molti altri). Ma la sua attività è legata particolarmente a due notevoli personalità: Luca Ronconi, che l’ha diretta in una lunga serie di spettacoli, chiamandola poi ad affiancarlo come didatta nella Scuola del Piccolo Teatro di Milano; e Renata Molinari, della quale ha seguito i laboratori di drammaturgia divenendo in seguito sua collaboratrice per diversi eventi, spettacoli e progetti didattici, nonché per la scrittura del libro L’ATTORE CIVILE (Titivillus, Corrazzano - Pisa 2011). Nel 2005, esordisce nella regia con LE MORBINOSE di Carlo Goldoni al Festival Teatrale di Borgio Verezzi. Insegna recitazione presso l’Accademia Teatrale Veneta di Venezia e l’Accademia Teatrale Nico Pepe di Udine. Da anni è in scena con la lezione-spettacolo LA BANALITÀ DEL MALE, monologo tratto dal testo omonimo di Hannah Arendt.

Massimiliano Speziani. Diplomato presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, ha lavorato con i maggiori registi italiani tra cui Giancarlo Cobelli, Luca Ronconi, Massimo Castri, Alfonso Santagata e Federico Tiezzi. Nel 1992 riceve il Premio Luca Coppola e Giancarlo Prati e, nel 1997, il  Premio Ubu per l’interpretazione particolarmente singolare in PETITO STRENGE di Alfonso Santagata. Tra gli ultimi spettacoli interpretati: IL CUSTODE DELLE PARTENZE, scritto e prodotto con Renata M. Molinari (2006); HAPPY FAMILY®, scritto e diretto da Alessandro Genovesi (2007, produzione di Teatridithalia); LE NUVOLE di Aristofane, per la regia di Antonio Latella (2009, Teatro Stabile dell’Umbria); QUESTI AMATI ORRORI di Renato Gabrielli, di cui cura anche la regia, così come avviene per IL TIGLIO - RITRATTO DI FAMIGLIA SENZA MADRE di Tommaso Urselli (che ottiene il Premio Fersen 2013); NATHAN IL SAGGIO di Gottold Ephraim Lessing e GIULIO CESARE di William Shakespeare, entrambi diretti da Carmelo Rifici per il Piccolo Teatro di Milano (2011 e 2012). Nella stagione 2013-2014, impersona Brighella nel SERVITORE DI DUE PADRONI goldoniano, reinventato da Antonio Latella sulla drammaturgia di Ken Ponzio (produzione di ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Stabile del Veneto e Teatro Metastasio di Prato), ed è regista di VOLO NOVE ZERO TRE - EMIL ZATOPEK, IL VIAGGIO DI UN ATLETA di Maddalena Mazzacut-Mis, produzione di ArteVOX e ASLICO - Teatro Sociale di Como. All’attività teatrale alterna quella di didatta, nonché di attore ed autore radiofonico.

Gabriele Nissim. Saggista e scrittore, è fondatore e presidente di Gariwo - La Foresta dei Giusti. Per Mondadori ha pubblicato: EBREI INVISIBILI (1995, con Gabriele Eschenazi); L’UOMO CHE FERMÒ HITLER (2001); IL TRIBUNALE DEL BENE (2003); UNA BAMBINA CONTRO STALIN (2007); LA BONTÀ INSENSATA e LA MEMORIA DEL BENE E L’EDUCAZIONE ALLA RESPONSABILITÀ PERSONALE (2013). È co-autore di STORIE DI UOMINI GIUSTI NEL GULAG (Bruno Mondadori, Milano 2004). Nel 1988 è stato nominato Cavaliere di Madara, la massima onorificenza culturale bulgara, per la scoperta della figura di Dimitar Peshev. Nel 2003 ha vinto il Premio Ilaria Alpi per il documentario IL GIUDICE DEI GIUSTI e ha ricevuto una menzione speciale dalla Regione Lombardia per l’impegno sul tema dei Giusti. Nello stesso anno, ha promosso a Milano la costruzione del Giardino dei Giusti di tutto il mondo e l’intitolazione del Parco Valsesia alle vittime del Gulag. A Levashovo, inoltre, ha inaugurato il memoriale per le mille vittime italiane del totalitarismo sovietico. Nel 2014 ha inaugurato il Giardino dei Giusti a Varsavia.

Gariwo – Comitato Foresta dei Giusti è un’associazione nata a Milano nel 2000 per iniziativa di Gabriele Nissim – ebreo – e Pietro Kuciukian – armeno – con l’intento di ricordare le figure esemplari di resistenza morale ai regimi totalitari nella storia del ‘900 in Europa e nel mondo, anche attraverso la creazione di Giardini dei Giusti ovunque. L’esperienza di Gariwo (sito ufficiale: www.gariwo.net) ha dimostrato inoltre l’importanza della comunicazione sul web nella diffusione delle informazioni sui Giusti. Il nuovo progetto europeo WeFor, con la costituzione di Giardini virtuali dei Giusti nel sito www.wefor.eu, coniuga queste due linee di intervento: facendo intervenire direttamente gli utenti, soprattutto i giovani e gli insegnanti con i loro studenti, nei Giardini virtuali con dediche e contributi.

A cura di Damiano Pignedoli