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A Pistoia una strana struttura circense si fonde con le linee eleganti del duomo nella piazza omonima che è il centro, il cuore della città. È il luogo di Obludarium la creazione visuale, tra drammaturgia, circo e teatro di figura, dei Forman's Brothers, la compagnia, ancora poco conosciuta in Italia ma già straordinaria, dei figli praghesi di Milos, il regista cinematografico da tempo e con grande successo emigrato negli Stati Uniti.
Obludarium è più di una drammaturgia declinata insieme in circo, performance e coreografia, è una sorta di viaggio dell'anima andata e ritorno, è una esperienza durante la quale, a un certo punto, la mano dell'artista ci lascia, ci abbandona a navigare sicuri tra i ricordi dell'infanzia e le immagini di una età adulta spesso priva di altri e alti riferimenti.
È un continuo ribaltamento dei piani della realtà, in cui i “diversi” siamo noi, guardati in tralice dai fenomeni del baraccone rutilante, dall'uomo “autistico”, che tanto ricorda il famoso “digiunatore” dell'ultimo racconto di Kafka, alla donna scimmia che durante un ironico e insieme commovente spogliarello si trasforma in una bellissima donna “barbuta”, dalla donna che vola con la gonna a vela, alla struggente sirena che si abbandona al destino.
Da loro a noi, noi che ci trasformiamo in oggetto dello spettacolo mentre gli artisti paiono osservarci come spettatori curiosi, in una visione onirica e nostalgica della realtà, una realtà in maschera che, liberando noi dai pesi e dalle maschere consuete, alla fine è più sincera e reale della realtà stessa.
Si sciolgono così i confini, tra artisti e pubblico e soprattutto tra immaginario e reale, un immaginario ritrovato che ridona tono e profondità al nostro reale.
Eppure drammaturghi e artisti ci avevano avvisato, quando ci hanno accolto sulla soglia del loro strano circo, e continuamente ci avvisano che la loro arte è un trucco, come il peso inesistente dell'uomo forzuto, ma è un trucco che si anima e prende vita come il cavallo di legno bidimensionale che cavalca, e noi con lui, le praterie dello spirito.
È come se le performance, così tradizionale e così rinnovate e innovative, fossero un filtro che scompone la realtà, come la luce bianca nell'arcobaleno, mostrandocene i piani molteplici, dispiegati tra sogno e realtà, tra finzione e sincerità, quasi ad offrirceli.
E come nei sogni la luce arriva a tratti, da una strana manovella o da una bicicletta, a illuminare come un lampo una nuova verità da interpretare.
Un viaggio andata e ritorno dunque, a ritroso nella mente e nel tempo dell'infanzia e di nuovo qui con noi e tra di noi a credere, come bambini che nulla oppongono alla forza dell'immaginazione mentre si impadroniscono della realtà, che in fondo la realtà e non solo quella dello spirito è ben più di quello che si vede.
Questo spettacolo è anche un esempio di quello che la compagnia fondata dai due gemelli Forman e da un altro giovane praghese intende per teatro, non giustificazione e analisi ma una creazione di eventi con radici ben piantate nella mente e nel cuore.
È una compagnia aperta, straordinariamente disponibile verso il mondo e le comunità che man mano li accolgono, ben oltre i canonici tempi dello spettacolo, una collettività che sta insieme e dentro di noi.
Da 24 al 28 settembre per una straordinaria apertura della stagione del “Funaro” di Pistoia.