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Questa volta la lite tra Diego e Rita fu furiosa come non mai.
Ciò che Diego, da regista che iniziava ad affermarsi in qualche modo nel panorama dell’asfitticcissimo  teatro italiano, non tollerava di Rita, giovane attrice sui trent’anni legata a lui sentimentalmente, erano certi bamboleggiamenti di lei: così Diego definiva certi atteggiamenti  della compagna nell’approcciare e preparare una parte.
Un esempio fra tutti: Rita, anche in base ai suoi studi accademici, era del tutto seguace degli insegnamenti, pur teorici, in quanto essenzialmente studiati sui libri, di Stanislavskij: cosicché spesso si esercitava ad approfondire le azioni da svolgere in scena compiendo  molti “esercizi senza gli oggetti”, previsti concretamente sulla scena, tipo portare alla bocca una sigaretta, accenderla, fumarla e spegnerne il mozzicone.
Per Diego era tempo assolutamente sprecato, e ad ogni litigata per tali motivi, finiva per esclamare gridando come un ossesso: “Si tratta d’amore…”, intendendo: amore per il mestiere dell’attore.
E ogni volta Rita esclamava molto innervosita: “Amore de che! Amore pe’ chi!?”.
E lui: “Per il nostro lavoro, per lo spettacolo da fare, per le nostre espressioni artistiche! Lo vuoi capire? Ma chi se ne frega di Stanilasvkij, o di chiunque altro. È robba passata, lo voi capi’? Qui e ora, MA PROPRIO ORA ORA ORA, stanno nascendo nuove forme de’ teatro, de’ comunicazione scenica, che nuove generazioni di spettatori vojono, e gustano: fra dieci, quindici anni, gli spettatori, oggi anziani, a teatro nun ce verranno più, o perché so’ morti, o perché nun je la faranno!”.
E Rita ogni volta chiudeva la discussione, un po’ per quieto vivere, un po’ per non portare all’estremo i conflitti, dicendo:” Diego, ma per me fare l’attrice è innanzi tutto una specie de’ yoga, una ginnastica mentale, e pure spirituale, vabbe’!? Se il teatro con gli spettacoli finisse del tutto, non me ne fregherebbe nulla! Farei un altro lavoro, ma lo spazio di creatività personale, e di auto approfondimento esistenziale, continuerei a coltivarlo, e a difenderlo! Ad ogni costo! Lo sai bene, tra l’altro, che c’è pure un teatro di dilettanti che seguendo questi criteri realizzano anche performance davvero interessanti?”.
Ma questa volta il litigio fu più furioso che mai.
Lo spettacolo che stavano preparando, una loro rielaborazione drammaturgica e scenica del Macbetto di Giovanni Testori, fu richiesto presso un Festival nuovo organizzato per la prima volta a Merate in provincia di Lecco, dedicato ad autori e personaggi della tradizione lombarda: un’occasione da non perdere secondo Diego: ma c’era il problema che per le date indicate la preparazione della messinscena, in base al calendario delle prove, non poteva di certo essere del tutto e ben rifinita. Diego perse il lume della ragione, aggredendo Rita che aveva appena finito il suo solito training prima di iniziare le prove: “Hai saputo, si, che ci chiamano al nuovo Festival di Merate in provincia di Lecco per il 15 ottobre?”.
“E certo, me l’hai detto tu un’ora fa, e allora?”.
Diego, con gli occhi iniettati di sangue: “Come allora? Ma stai scherzando? Mancano dieci giorni e non siamo ancora pronti: e lo sai perché? Per le tue solite cagate, le stronzate che ci hanno fatto perdere una marea di tempo: e il training, e gli esercizi senza gli oggetti, e quel cazzo di “memoria emotiva”, e il “lavoro sulle azioni”! Rita, mi hai rotto il cazzo, vabbe?... cazzo, cazzo, cazzo… si tratta d’amore!”.
Al che a Rita, che non aveva mai visto così adirato il compagno, scesero due lacrime sul viso che era impallidito. Tentò di replicare:”Beh, allunghiamo le prove, lavoriamo anche fino a sera tardi!”
“Già, e chi paga le ore in più di uso della sala prove? Lo sai bene che Giancarlo ha detto che non può più cacciare un euro, no?! Regione e Comune hanno da un anno sospeso i contributi, e le banche, figurarsi, ora nun te danno più er becco d’un quatrino, ‘ste stronze!”.
Al che Rita, quasi sottovoce: “E se ce li mettiamo noi i soldi?”.
“Ma tu sei pazza: lo sai bene che c’ho un debito di 20.000 euro coi miei, no? Me l’hanno giurato: non possono più prestarmi soldi, semplicemente perché non ce l’hanno! Chiaro? Tu dovevi finirla da quel dì co’ tutti i tuoi bamboleggiamenti da scema inconcludente! Sta a me, regista, dirigerti e dirti se la parte la stai facendo con efficacia o no! Ma ragiona: ma Giovanni Grasso, la stessa Duse, che cazzo sapevano degli insegnamenti di chi doveva ancora veni’!? Eppure giravano l’Europa, addirittura fecero le tournées oltreoceaniche! Erano considerati dei divi! E che cavolo! Abbiamo perso un sacco di ore di prova grazie a ‘ste pretese tue!”.
“Diego, non sono pretese. È un mio modo irrinunciabile di vedere le cose: ma non irrinunciabile per un capriccio mio: lo è pe’ ‘na visione di vita, ecco, per come intendo il mio modo di vivere: d’altra parte nella nostra convivenza, hai qualche cosa da rimproverarmi?”.
“Rita, il privato lascialo da parte, è un altro contesto, eppoi se ci fossero dei problemi nel nostro convivere, ora non li affronterei: i problemi per me sono: rea-liz-za-re in tempo  e bene il nostro spettacolo, per dio, è chiaro?”.
“Si, è chiaro, ce la metterò tutta, poi…  tireremo le somme!”.
Diego gridando: “Che vuoi dire tirare le somme? Sei proprio ‘na stronza, allora: allora nun hai capito gniente del mio discorso, delle mie preoccupazioni, dei rischi che corro, anzi che corriamo! Mo, che te sei messa in testa,  pe’ esse arrivata a vince’ il premio di miglior attrice a fine corso alla Garroni di Bologna?! Ma chi te credi d’esse’,  aho! Ma sei proprio ‘na stronza gigantesca, ah Rita!”.
A Rita le due lacrime si trasformano in un bagnasciuga irrefrenabile. Inizia a mordersi le labbra,  mentre serra i pugni, quasi a preparare una reazione fisica contro Diego, che si accende una MS, buttandosi su una poltroncina sotto il piccolo palcoscenico delle prove.
Rita si allontana per il tempo in cui Diego consuma la sua sigaretta…
Al suo ritorno ha indossato jeans e maglietta e sembra pronta ad andarsene.
Al che Diego spontaneamente le chiede che sta facendo, dove sta andando, e lei:
“Si tratta d’amore… Diego! Quello mio per te! Che è finito, per sempre!Addio”.
Diego, basito, resta a bocca aperta…