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Esistono piccole realtà al di là dei riflettori, al di là dei grandi palcoscenici, che hanno bisogno di un megafono per farsi ascoltare. Il compito del critico è anche quello di andare alla scoperta di queste piccole realtà. Mentre scrivo, immagino di diventare megafono per Marta Marangoni e la compagnia Minima Theatralia.
MINIMA THEATRALIA nasce nel 2009 con l’obiettivo di «uscire dai meccanismi classici della messinscena e sperimentare nuove modalità performative – in cui le diverse discipline possano dialogare fra loro - che permettano di coltivare un ambito di pura ricerca artistica non fine a se stessa, ma rivolta all'emersione, alla problematizzazione e alla condivisione di contenuti politici e sociali per noi urgenti. MinimaTheatralia coltiva l'ambizione di cercare la bellezza e la poesia come pratiche di realizzazione dell’umano. In quest’ottica risulta insufficiente coinvolgere il pubblico solo nel momento della performance, è quindi necessario costruire legami con il pubblico, per toglierlo dalla spettatorialità passiva e dargli la possibilità di essere attore e praticare il teatro in maniera attiva».
Da tempo questa piccola compagnia svolge un’attività di Teatro Popolare e Sociale. A partire dal 2010 nei cortili di Niguarda, quartiere storico di Milano, avvengono incontri, lezioni aperte, si progetta e si sogna insieme. Artisti professionisti dello spettacolo come Marta Maria Marangoni, Piero Lenardon della Filarmonica Clown e il musicista Fabio Wolf e cittadini del quartiere, attori non professionisti di diversa età e provenienza, scrivono per la loro città. Scrivono usando carta e penna, ma anche il loro corpo, le loro emozioni, i loro dubbi, i desideri. Tutto questo ha portato alla realizzazione di un percorso comune: ASCOLTO IL TUO CUORE, CITTÀ (da Alberto Savinio), una ricerca continua per riflettere sulla città sul proprio quartiere sul proprio ruolo di cittadino attivo. Una lodevole iniziativa, penso anche a Calvino e alle sue “Città invisibili” agli eroi invisibili dei nostri quartieri a rischio. E’ nata così, fra le strade, nei cortili, una messinscena sperimentale, itinerante, SHAKESPEARE, I SUPPOSE!, spettacolo inserito all'interno dell'iniziativa "Teatro nei Cortili" del Teatro della Cooperativa, con il sostegno della Cooperativa ABITARE, vincitore del Premio Enea Ellero/Pancirolli per il Teatro Sociale 2014. La motivazione del premio esprime bene la “fatica” di Marta e dei suoi collaboratori. E’ importante citarla per sostenere anche chi lavora nell’ ombra:
«Il lavoro si è rivelato assolutamente originale, ironico, brillante. L'uso di temi shakespeariani, quali l'amore, il potere, la vendetta, è assai fertile e crea immagini fresche e potenti: eroi e storie molto noti e per questo facilmente assimilabili ad altre vicende attuali sempre presenti.  Il metodo e la regia accurata di Marta Marangoni riescono a mettere in scena la vivacità di un quartiere, la partecipazione di attori non professionisti provenienti dai laboratori teatrali condotti nei cortili di Niguarda rendono l'atmosfera molto divertente e leggera. Il lavoro di indagine teatrale fa emergere temi, personaggi, miti e immagini poetiche di respiro universale. La speranza è quella di poter vedere germogliare lo stesso modello intelligente di teatro sociale anche in altri contesti e altre realtà».
Un progetto di Teatro Sociale, quindi. Vale la pena ricordare che il Teatro Sociale è una pratica creativa che favorisce processi di relazione, collaborazione e solidarietà tra persone, gruppi e comunità. È una forma teatrale aperta al gioco, alla festa, all’azione creativa ed espressiva. Il Teatro Sociale in questo caso è legato ad un’attività laboratoriale di ricerca teatrale, che Marta Marangoni ha svolto con gli abitanti del quartiere iscritti al progetto. L’incontro con la comunità è stato vivo e presente durante tutto il percorso, perché la comunità è il soggetto attivo, dello spettacolo, della festa.
La drammaturgia conclusiva del percorso SHAKESPEARE, I SUPPOSE! rielabora in modo originale alcuni episodi celebri delle opere del Bardo, estrapolando persone e situazioni in un montaggio unitario che vede i personaggi shakespeariani alla ricerca del più famoso fra loro, Amleto, misteriosamente scomparso. La ricerca del Principe fornisce il pretesto per il tour itinerante nei cortili: le varie tappe rielaborano alcuni celebri episodi shakespeariani (la cattura di Shylock, il balcone di Giulietta, le streghe di Macbeth), guidando il pubblico a riscoprire il quartiere attraverso il filtro dei versi di Shakespeare.  Attori professionisti e non si alternano sul palcoscenico della città. Marta Marangoni (piccola e minuta, personaggio quasi felliniano) e Piero Lenardon (un istrione d’altri tempi), sono da stimolo continuo, un apprendimento in corso, che in futuro regalerà altre occasioni di festa, altri momenti di crescita per i cittadini-attori che vorranno continuare il percorso di studio.
Le scenografie e i costumi dello spettacolo sono nati dal contributo e dalla generosità delle persone: raccogliendo cerniere lampo fra gli abitanti e i commercianti del quartiere. Il semplice gesto di donare una cerniera (simbolico dell'unione, della volontà di aprirsi agli altri) ha favorito un ulteriore momento di coinvolgimento. Infine diversi fotografi professionisti e non professionisti hanno aderito al progetto, scattando negli anni indimenticabili foto delle performance, fotografie fra l’altro collezionate ed esposte nella mostra “Ritratti in corso”. Non mancano fotografie degli abitanti, sagome da luna park, maschere, elementi giocati in una continua addizione e sottrazione dei volti che richiama simbolicamente il tema della presenza sul territorio, della presa di responsabilità, della relazione. Un lavoro, quindi, a più voci, una “poliscrittura”, dove ognuno ha espresso una parte del suo laboratorio immaginario della sua città invisibile. Per fare tutto questo è necessario impegno, energia e voglia di studiare, parole ahimè oggi sempre più invise, ma non per la piccola compagnia MinimaTheatralia, che ha progettato ricorrendo alla consulenza e all’esperienza della professoressa Giulia Innocenti Malini, docente di Teatro Sociale presso Università Cattolica di Milano.