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Elfriede Jelinek ha vinto nel 2004 il premio Nobel per la letteratura ma di lei in Italia, scontato il rapido richiamo per la trascrizione cinematografica del suo romanzo La Pianista, poco si sa, poco si legge e soprattutto, drammaturgicamente parlando, praticamente niente si vede. Qualche romanzo, oltre La Pianista ricordo Le amanti e La voglia, talora rapidamente e superficialmente catalogati tra l'erotico e l'osceno, e per il teatro qualche testo tradotto ed editato soprattutto per la pervicacia di alcuni germanisti, ma rappresentazioni poche quasi nessuna, nessuna però sino ad ora.
Per questo assume un carattere eccezionale, e non solo per la straordinarietà dell'occasione quanto soprattutto per la profondità e l'indubbio interesse del suo oggetto, il festival promosso, fortemente voluto e organizzato da Elena di Gioia che di “Focus Festival” è il direttore artistico.
Un festival dalle caratteristiche anch'esse eterodosse, diffuso nel territorio da Piacenza alla Romagna e diffuso nel tempo protraendosi da questo Ottobre (è appena iniziato) fino a marzo del 2015, con spettacoli e suggestioni reiterate e approfondite che anche fisicamente ci sembrano seguire e stimolare soprattutto i territori della mente e della memoria e le loro suggestioni.
L'occasione questa per finalmente superare una sostanziale ignoranza da parte della cultura teatrale italiana rispetto a questa autrice, viceversa oggetto di studi e approfondimenti non solo ovviamente nel mondo germanofono ma anche in gran parte d'Europa.
Una ignoranza le cui cause ci sentiamo di potere definire formali e contenutistiche, le une legate ad una difficoltà di traduzione per la profonda opera di destrutturazione linguistica e sintattica che la Jelinek compie e che rende forse difficile recuperarne in altra lingua il senso profondo, le altre legate ad una capacità di narrazione ed esplicitazione del nodo irrisolto che domina e corrompe le società contemporanee, lo squilibrio tra sessi che è insieme causa ed effetto di una struttura sociale nel segno del dominio anche di classe.
È credo il segno dell'”osceno”, di cui ho avuto modo di scrivere per un altro grande drammaturgo di lingua tedesca quel Fassbinder del pari tormentato e combattuto, il segno cioè della messa in mostra artistica di quel nodo che ci avviluppa, messa in mostra ovvero messa in scena proprio attraverso la destrutturazione e smantellamento fin dove è possibile di un linguaggio che non è mero strumento di comunicazione e di rappresentazione ma è, al contrario, lo strumento principe del dominio grazie alla sua capacità di alienare il senso e di indurre la subordinazione.
La Jelinek questo tasto tocca e lo fa con straordinaria capacità drammaturgica ed estetica, e per questo ci turba fin quasi talora ad indispettirci perché la sua scrittura scarta sempre dagli approdi che ci aspettiamo, che ci aspettiamo perché confidenti e rassicuranti, e ci porta altrove davanti al vuoto di una società che sul vuoto costruisce il suo riprodursi.
Così, oltre le svariate accuse di calligrafismo, in realtà le due intenzionalità sono straordinariamente convergenti poiché, come per Fassbinder, solo una operazione sul linguaggio può finalmente demistificare il mondo.
Allora,  a difesa di ogni establishment, spesso si utilizza il festival delle etichette (femminista, radicale, oscena, rabbiosa) per giustificare e allontanare l'osceno sotto i nostri occhi, oppure si utilizza il dimenticare e mistificare con i settarismi di moda una visione unificante, quale quella della Jelinek, che non riguarda solo la donna, bensì uomo e donna, dominati e dominatori in quanto tutti sono coinvolti nell'infelicità che tale meccanismo continua a produrre.
Il male è comune e la salvezza è comune e se questo festival potrà contribuire a mostrare Elfriede Jelinek quale è veramente, cioè dentro al mondo in cui siamo, non spettatrice rabbiosa o estranea, ma protagonista con la sua arte, questo sarà un altro suo merito.
Molti gli artisti che parteciperanno condividendo la necessità di una operazione che non è solo culturale ma innanzitutto estetica e artistica, da Chiara Guidi a Fanny & Alexander, dal Teatro dell'Argine alla Accademia degli Artefatti, e molti gli studiosi che saranno presenti in questa kermesse che si annuncia coraggiosa ed interessante.
Chi vorrà, e mi auguro saranno in molti, potrà aggiornarsi su date ed eventi di qui al marzo 2015 cliccando Festival Focus Jelinek ricchissimo di notizie.