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E’ un valido esempio di teatro civile, un modo per denunciare quel mondo di barbarie, di violenza e morte che travolge le donne nel mondo, dall’Oriente all’Occidente, dall’Iran al Kenya, all’Afghanistan. La Compagnia della Luna, diretta da Nicola Piovani e con la regia di Norma Martelli, ha proposto al Teatro Angelo Musco di Catania, nell’ambito della stagione “L’Isola del Teatro”, lo spettacolo “La città di plastica nel giardino dei sogni” dei giornalisti Silvia Resta e Francesco Zarzana, pièce di notevole forza e di autentica denuncia sociale.
Lo spettacolo è costruito su un testo con un linguaggio realistico, crudo, che dà voce a chi non ce l’ha. Un testo e poi uno spettacolo, frutto di emozioni e sensazioni scaturite da un reportage sulla condizione femminile.
Su una scenografia volutamente caotica, firmata da Camilla Grappelli e Francesco Pellicano, tra barili, secchi di metallo e rose accatastati da una parte e dall’altra pali di legno sui quali veleggiano stoffe colorate semi-trasparenti e poi teli di plastica, la protagonista assoluta è l’attrice Claudia Campagnola, che con estrema determinazione e sensibilità, coinvolge il pubblico in sala, raccontando le storie, i drammi di tre figure femminili, tre esempi di vita di donne contemporanee dai sogni spezzati (Neda, Hanifa e Rose) tra violenze, abusi e mancato rispetto dei fondamentali diritti umani.
Sul palco del “Musco” di Catania, grazie all’abilità interpretativa di Claudia Campagnola, si confrontano la storia di Neda, la studentessa ventiseienne uccisa a Teheran durante una manifestazione dopo le elezioni presidenziali di Ahmadinejad del 2009 e barbaramente represse dal regime, quella di Hanifa, una ragazzina afgana che pur di scampare al volere dei genitori di farne una sposa-bambina, decide di darsi fuoco ed infine la storia di Rose, una giovane donna keniota, raccoglitrice di rose, che si ammala di cancro in seguito alla quotidiana inalazione polveri tossiche e concimi killer dieci ore al giorno, sotto i teloni trasparenti a più di quaranta gradi sulle sponde del lago Neivasha. Una città di plastica sorta per il profitto delle multinazionali, che produce tumori e fiori che poi finiscono in Occidente, comprati e scambiati come simbolo d'amore.
La pièce, in circa 60’, scorre veloce colpisce al cuore lo spettatore, attraverso un dramma reale, contemporaneo, che si ripete ogni giorno in ogni parte del mondo e che vede la donna vittima di mille violenze. Lo spettacolo, nato in occasione del 25 novembre di due anni fa, per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è intenso, breve, efficace e parla, in modo estremamente semplice, di amore, di libertà e di bellezza calpestati nell’indifferenza, un colpevole abominio che si consuma giorno dopo giorno.
Convincente nell’interpretazione e nella sua gestualità la protagonista Claudia Campagnola, efficace e lineare la regia di Norma Martelli per uno spettacolo di denuncia sociale, di forte impatto e che alla fine riscuote i consensi del pubblico presente in sala. Il commento sonoro è di David Barittoni, la poesia di Forough Farrokhzad è letta da Antonella Civale.
Spettacolo che emoziona e che suscita mille riflessioni su figure di donne, su episodi strappati alla cronaca e che avvengono in mondi più vicini di quanto pensiamo e che coinvolgono ragazze, giovani e non, che hanno la sola grande colpa di volere vivere e di voler essere libere.

La città di plastica nel giardino dei sogni
di Silvia Resta e Francesco Zarzana
con Claudia Campagnola
Regia di Norma Martelli
Scene di Camilla Grappelli e Francesco Pellicano
Suono di David Barittoni
Poesia di Forough Farrokhzad, letta da Antonella Civale
Produzione Compagnia della Luna, diretta da Nicola Piovani
Stagione “L’Isola del Teatro” - Stabile di Catania - Teatro Musco - 25/30 Novembre 2014

Foto di Valerio Faccini