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Incontriamo Emma Dante presso lo SPAZIO NEA di Napoli, il giorno precedente al debutto napoletano di BALLARINI, terza “puntata” della TRILOGIA DEGLI OCCHIALI. L’incontro pubblico è destinato alla presentazione del libro firmato dalla Dante, “Le principesse di Emma”, edito da Baldini & Castoldi,  in cui l’autrice e regista ribalta i punti di vista di alcune favole dei fratelli Grimm, in chiave contemporanea. In realtà del libro si parla solo alla fine e durante l’incontro si toccano diversi argomenti che confluiscono nel discorso sullo spettacolo, in scena presso Galleria Toledo, a Napoli , dal 4 al 14 dicembre. Il Teatro Stabile di Innovazione napoletano ospita Emma Dante e i due attori, Manuela Lo Sicco e Sabino Civilleri, anche loro presenti all’incontro, protagonisti dello spettacolo e di un importante progetto di residenza che per la prima volta vede Galleria Toledo come luogo prescelto, a Napoli. I due laboratori, “Atletica del cuore” curato dalla Dante, e “Atletica del corpo”, curato da Lo Sicco-Civilleri, sono rivolti a danzatori ed attori. Uno dei temi che emerge, durante l’incontro pubblico, è il ricordo della Guerra Mondiale, argomento di cui quest’anno sentiremo parlare frequentemente e tema proposto anche all’interno dei due laboratori. La regista intende lavorare sull’immagine di questo particolare momento storico attraverso un’osservazione simbolica del concetto di guerra, rappresentabile e personalizzabile da ogni artista, con modalità completamente differenti. Il tema bellico si ricollega direttamente a quello trattato all’interno dello spettacolo in questione, attraverso l’attenzione che la Dante pone sulle figure anziane della nostra società, personaggi cardine tra la grande storia e la micro-storia raccontata da ogni famiglia. Detentori e contenitori della memoria storica, gli anziani devono essere considerati, secondo la Dante, protagonisti imprescindibili di ogni società, soprattutto in un contesto di recupero della memoria, attraverso documenti, ricordi ed immagini, che il centenario della Prima Guerra Mondiale porterà avanti per un intero anno, attraverso diversi ambiti culturali ed artistici. L’analisi della storia non è, però, quella ufficiale, bensì la Dante racconta e parla di ricordi personali che inevitabilmente affiorano all’interno dei suoi lavori, testuali e scenici. Anche, e soprattutto, gli anziani  fanno parte di questa “unofficial history”, testimoniando, ancora oggi, l’importanza storica, affettiva e funzionale della generazione “over 60”. Dalla memoria al concetto di morte, la conversazione si accende, mentre la regista ricorda la scomparsa del giovane fratello e disdegna l’accanimento contro i concetti di “chiusura”, di “conclusione inevitabile” o “inaspettata” che utilizziamo, solitamente, nella descrizione della morte. Emma Dante pone l’attenzione proprio sulla vita, evitando banali sentimentalismi o intenti prettamente sociali,  considerando il lembo di tempo in cui agiamo, e quindi  in cui viviamo, come uno squarcio di storia, che può essere letto in tutti i sensi e in tutte le direzioni. Un lembo di quella micro storia fatta di odori, suoni, immagini e ricordi, che è appunto BALLARINI. Titolo indicativo, poiché la vita non è più rappresentata solo come un gioco, secondo la più comune metafora teatrale, ma come ballo: dal dialetto siciliano al gioco di parole che ricorda il nome del quartiere palermitano “Ballarò”, l’identificazione della lingua e delle origini qui non è pregnante, se non nei ricordi di chi ricorda, appunto. Ma questo lembo di micro storia, simbolo di universalità, altro non è che un ballo. Una cavalcata, accelerata e a ritroso, di grande semplicità semantica, e di grande colore. Interpretazione faticosa per i due ottimi attori che “cavalcano” l’onda di questo lembo di storia, attraverso il ballo: la vita di una comune coppia, osservata dalla fine. Perché la vita, se letta dal punto di vista di chi è anziano, deve essere necessariamente ricordata a ritroso, affinché ogni ricordo si sedimenti profondamente nella mente. Due bauli, simboli primordiali del passato, delle luci giallognole, un carillon, le canzoni di una vita, gli avvenimenti più importanti, elementi comuni a tutti. Si balla furiosamente, sulla piazza del paese, perché le tavole della scena ricordano proprio questi luoghi. Gli attori tolgono le maschere dell’abbrutimento e del decadimento corporeo, e da marionette a ballerini, prima impacciati, poi dalle membra snodate, volatili, volanti, ballano vivendo, e viceversa. I due attori, che dimostrano grande affiatamento sulla scena, e a quanto pare sono realmente legati anche nella vita, scivolano letteralmente sul palcoscenico, fluttuando tra i ricordi del tempo. Importante appare il processo visivo ed interpretativo che interessa il pubblico: non appena il “trucco” è svelato, cioè l’andamento a ritroso, gli spettatori cominciano ad immaginare, nella propria mente, quale “ricordo” apparirà dopo e, soprattutto, cominciano a sentirsi pienamente coinvolti. Testo quasi inesistente, tranne per la presenza di qualche battuta, mentre corpo e musica costituiscono la struttura “testuale” di questo spettacolo, la cui infinita semplicità diventa il pregio fondamentale. La vita, però, si conclude, la maschera ritorna, gli acciacchi,  le ginocchia piegate, le pillole, gli affanni. Ma se la vita si conduce in due, allora è possibile ballare. Quando si rimane da soli, invece, i bauli si chiudono, i ricordi si fermano, le luci della piazzetta del paese, della balera, della festa in riva alla spiaggia, si spengono. Con un semplicissimo gesto: si stacca la spina.  La drammaturgia contemporanea italiana protende per un delicato e poetico intimismo, per le piccole storie attraverso cui impariamo e ricordiamo come si vive davvero. Testi, verbali e scenici, fatti di piccoli gesti e di ricordi, si dimostrano ripetutamente e fortemente intimisti, apprezzati dal pubblico. Il teatro diventa memoria storica e visiva di quel piccolo lembo di vita che abbiamo perso di vista. E questo, oggi, è palesemente in contrasto con la realtà, ma, proprio per questo motivo,  sulla scena, la vita appare profondamente e semplicemente significativa.
Foto di Carmine Maringola

BALLARINI
Galleria Toledo Napoli
4-14 dicembre 2014
COMPAGNIA SUD OCCIDENTALE
TEATRO STABILE DI NAPOLI
CRT- CENTRO DI RICERCA PER IL TEATRO
testo e regia Emma Dante
con Manuela Lo Sicco Sabino Civilleri
scene Emma Dante e Carmine Maringola
costumi Emma Dante
luci Cristina Fresia