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Alta Luce Teatro è un piccolo spazio teatrale diretto da Elizabeth Annable, (una nuvola di ricci castani e due occhi vivi sempre in fermento) un luogo che ha saputo catturare l’attenzione dei giovani sul teatro, attraverso lo sport, diversi spettacoli, infatti, prendono spunto da eventi sportivi, Elizabeth oltre ad essere attrice e regista è una sportiva, appassionata maratoneta e scalatrice.
«Il teatro, per me, prende dalla montagna...si scopre e ci si scopre passo dopo passo. Il nome “Alta Luce” deriva dalla punta Alta Luce in Val di Gressoney, meraviglioso punto panoramico a 3165 mt da cui si possono ammirare le principali vette del Monte Rosa. Alta Luce è un luogo emotivamente “forte”: vi sorgeva un bivacco spazzato dal vento nel 1983, dedicato a un grande alpinista, Remo Passera, morto durante un’ascensione al Castore nel 1970». In questo singolare spazio sull’Alzaia Grande del Naviglio, Daniela Mandelli, presenta un testo che racconta la ricerca interiore dell’assoluto, il bisogno di infinito: MANGIATORI DI LUCE, testo vincitore dell’ottava edizione del Concorso Europeo Tragos di Drammaturgia in memoria di Ernesto Calindri. Una compagnia giovane, per riflettere sulla giovinezza, stagione degli assoluti, una giovinezza attratta dalla morte: Sebel, Bastian e David, consacrano la loro amicizia alla ricerca del paradiso sulla terra, dei valori assoluti, alla ricerca della luce, della purezza, della bontà. Il loro percorso finirà nel buio di una stanza d’interrogatorio perché l’assoluto è un mito, un ideale, un’utopia: la luce che inseguono li farà precipitare nel buio. Il testo, si presenta come una serie di assoli drammatici (pochissimi dialoghi fra i personaggi) veri e propri monologhi interiori, riflessioni dei tre adolescenti sulla vita e sul desiderio di purezza. Le singole scene sono finalizzate a raccontare i percorsi interiori dei personaggi più che ad articolare la vicenda nel tempo e nello spazio. Il testo è costruito intorno ad un fatto di cronaca che viene svelato man mano. I tre giovani si perdono in una ricerca d’infinito che li lascerà soli. A loro spese capiranno poi che l’infinito è fatto anche di ombre, di relazioni fra corpi, di materia. I tre giovani attori, Nicolò Fabio Banfi, Giuditta Costantini e Davide Crespi, delineano in modo egregio i tratti fisici e psicologici dei personaggi attraverso modalità chiare, razionali, plausibili, anche se tendono, in alcuni momenti, ad una ripetitività ossessiva di gesti ed espressioni che risultano ridondanti. L’apparato testuale verboso e carico di riferimenti letterari e filosofici, nella regia di Roberta Mandelli diventa un dialogo immaginario con un filmato che svela un’altra verità. La prospettiva multimediale arricchisce e completa l’interpretazione con strumenti e suggestioni e sconfinamenti nel campo dell’immaginazione. Ben congeniata questa proposta comunicativa che dà forma e leggerezza ad una partitura drammatica imprigionata in un processo letterario elevato. Il metodo di lavoro scelto è affidato a un teatro povero, capace di liberarsi da codici espressivi più adatti alla prosa letteraria che drammaturgica. La comprensione dello spettatore diviene una riflessione sulle inquietudini degli adolescenti; nella scatola magica del palcoscenico si parte dalla Luce per arrivare a capire che la Luce è l’eterno niente in cui si perde David, nella sua ricerca di un infinito senza ombre.

Milano, Alta Luce Teatro, 15 Gennaio 2015