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Dal film alla scena. A volte succede che il cinema migri in teatro, rivelando sul palcoscenico un'ulteriore destinazione. Ma in questo caso si tratta di un film in post produzione, di nicchia, che nel teatro ha cercato una prima verifica. E che al teatro potrebbe tornare, magari dopo il lancio nelle sezioni d'autore dei festival di cinema - penso a Berlino o Locarno, per esempio- frequentati da strette cerchie di cinefili.
Si tratta del nuovo lavoro di Daniele Segre, Morituri, che rappresenta il terzo momento di una trilogia di film realizzati con una sola inquadratura, iniziata nel 2002 con Vecchie (protagoniste Barbara Valmorin e Maria Grazia Grassini), e continuata con Mitraglia e il verme, del 2004, girato nei bagni pubblici dei mercati generali.
E siccome era già successo che Vecchie si fosse guadagnato sul campo qualcosa come due anni di tournée teatrale, siamo autorizzati a sperare in una sorte analoga per questo affresco surreale, girato in una decina di giorni nel teatro cimitero di San Pietro in Vincoli, a Torino.
Qui, il 15 gennaio scorso, è stata anche presentata la versione teatrale sotto forma di studio, che, a parte poche battute e un passaggio di servizio, riprende la sceneggiatura originale, firmata dallo stesso regista.
Una location tutt'altro che casuale, ex cimitero ora chiesa sconsacrata, per allestire il cimitero in cui consiste la scena, fatta di loculi e lumini dominati dalla grande scritta 'riposate in pace'. Dove tre donne, tre differenti prototipi umani, si muovono con la naturalezza di chi si trova in un luogo familiare, quasi domestico. Sono Nora, Aurora e Olimpia, rispettivamente interpretate da Donatella Bartoli, Tiziana Catalano e Luigina Dagostino. La prima parla con le effigi dei morti rivolgendosi con modi quotidiani e colloquiali, manifestando confidenze e premure consumate, la seconda chiacchiera al telefono con la disinvoltura di chi si trova in un luogo affollato, e ruba i fiori posati sulle tombe per venderli nei locali, la terza sopraggiunge con l'urna contenente le ceneri del marito che si scoprirà a breve essere stato un fedifrago morto in un improbabile incidente di caccia.
Tra loro dialoghi e situazioni surreali, battibecchi, complicità sotterranee, piccoli e grandi ricatti morali e soggezioni che si sono assestate nel tempo, segreti spiati e desideri espressi sotto la volta stellata, ipotesi condivise sulle cause di morte e sensazioni non verificate di déjà vu. Ma soprattutto inquietudini che ritornano, trascorsi sospesi che salgono a galla e rappresentano i momenti più surreali, quelli che durante le prove chiamavano sogni.
Tra tutte le battute, vale la pena ricordarne una, di Aurora, dal secondo atto, che potrebbe appartenere a una commedia di Jonesco, con una pennellata di malinconia in più: "il passato non è mica passato di qua, il futuro a quest'ora non verrà, il presente è tanto assenteista e la strada è già tutta camminata".
Il film-spettacolo è il risultato di un mese di prove al Cineporto di Torino ed è prodotto dalla casa di produzione di Segre, I cammelli, con il sostegno di Film commission.
La fotografia è di Luca Bigazzi e le le scene e i costumi sono di Elena Bosio.

MORITURI di Daniele Segre
con Tiziana Catalano, Donatella Bartoli, Luigina Dagostino
Fotografia Luca Bigazzi Scene e costumi Elena Bosio









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