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Titolo di una canzone, scena di una vita, quella che divide il passato dal futuro, quella che chiude o riapre un sipario. Parliamo della vita e del genio artistico di uno dei più importanti cantanti della storia della musica italiana, di quell’Italia del  boom economico datato “anni ’60”: Umberto Bindi.

Sconosciuto ai giovanissimi e ai meno giovani, amato dal pubblico più adulto, ne abbiamo sentito fischiettare o risuonare le canzoni, ormai relegate a qualche trasmissione in bianco e nero, mandata in onda durante il vuoto delle programmazioni estive, o forse suonata – ahimè!- da qualche orchestrina da matrimonio o in un pianobar. La verità è che poco sappiamo di Umberto Bindi, ma questo piccolo gioiellino teatrale e musicale, pur con alcune pecche di cui parleremo in seguito, riporta alla luce uno degli autori più straordinari della nostra Italia musicale. Parliamo di GLI AMICI SE NE VANNO, in scena al teatro San Carluccio di Napoli, dal 22 al 25 gennaio. Per chi  conosce poco  la storia di Umberto Bindi o non la conosce affatto, lo spettacolo è motivo di curiosità, di scoperta e di riscoperta. Inevitabile, dunque, andare a ricercare i video su youtube e rileggere i suoi testi. Lo spettacolo, creato da Gianmarco Cesario, critico teatrale e autore, ed Antonio Mocciola, anch’egli autore, ripercorre la vita del cantante, attraverso le testimonianze fornite dai giornali, dagli amici musicisti, ma soprattutto dalla famiglia e dal compagno. Non si tratta di semplice biografia ma durante la narrazione si punta il dito sull’accusa di omosessualità, sullo scandalo del ritrovamento del cantante in situazioni inaccettabili, fino all’omicidio mai punito della madre, toccando anche la questione del delitto d’onore o del cosiddetto “divorzio all’italiana”, tipico di quell’epoca. La Genova musicale degli anni ’ 60, città di origine del cantante, si trasforma poi  in Sanremo, palcoscenico desiderato, luogo della fama, luogo del declino. All’apice del successo, le case discografiche rifiutano il volto e il nome di Umberto Bindi, lasciando che la sua penna e le sue note continuino a scrivere per altri, come fonte inesauribile di successo: “è un omosessuale, è un frocio!”. Massimo Masiello cura regia ed interpretazione. Cantante straordinario, potenza vocale infinita, tocco partenopeo in alcuni abbellimenti canori. La parte musicale, preponderante in tutto lo spettacolo, è di grande impatto sul pubblico, le musiche e gli arrangiamenti dalle sonorità mediterranee, firmate dalla straordinaria maestria del gruppo LETTI SFATTI, rinnovano la musica di Bindi, che tra passato e presente,  diventa elegantissima protagonista. La scena è allestita sul binomio bianco-nero, attraverso la scelta di arredamenti che ricordano i favolosi anni ’60, compreso il microfono vintage, e lo specchio-camerino che diventa cornice televisiva. Ottimo l’uso delle luci, fondamentali nella distinzione scenica dei flashback e dei cambi temporali. Il protagonista, attraverso una narrazione rivolta esplicitamente al pubblico, volutamente indirizzata ad ogni singolo spettatore, come in una confessione personale e solitaria, racconta la sua vita. In effetti, sin dall’inizio dello spettacolo, la sensazione  è quella di avere davanti davvero Umberto Bindi, come se,  “post mortem”, egli raccontasse con un sorriso amaro tutto ciò che ha vissuto. Per questo motivo la drammatizzazione appare poco approfondita, lasciando all’attore la libertà di donarsi completamente soprattutto attraverso il canto, ma mostrando piccole defaillances recitative. La parte drammaturgica appare ridotta rispetto a quella musicale, e nonostante sia ancora un work in progress, come affermano gli stessi autori,  è necessario parlare di narrazione piuttosto che di profonda interpretazione drammaturgica. Sarebbe opportuno portare in scena, invece, un’equilibrata alternanza tra narrato, recitato e cantato.  Non basta, dunque, utilizzare il testo delle canzoni come partitura musicale e drammaturgica insieme, cucite su una cornice narrativa. Tutto questo, però, non impedisce la fortissima reazione degli spettatori, che oltre ai frequenti applausi a scena aperta, asciugano le lacrime e si commuovono non appena Masiello intona la prime note. E la pelle d’oca, in effetti, è reale. Tra qualche giorno debutterà il Festival di Sanremo 2015: sarebbe bello ritrovare per un attimo Bindi-Masiello sul palcoscenico. Forse il pubblico si commuoverebbe ancora, come durante  il suo ultimo Sanremo, nel 1996, quando Bindi ritornò, dopo molti anni, sul palcoscenico agognato e odiato. Cantò le parole di Renato Zero ed i New Trolls suonarono le sue ultime note.

GLI AMICI SE NE VANNO
Le note ineguali di Umberto Bindi
Teatro San Carluccio Napoli
22-25 gennaio 2015
GLI AMICI SE NE VANNO
Di Gianmarco Cesario e Antonio Mocciola
Regia Massimo Masiello
Con Massimo Masiello
Scene Francesco Esposito
Disegno luci Megaride
Aiuto regia Gingy Comune
Elaborazioni musicali a cura di LETTI SFATTI