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Il Teatro è lo spazio delle domande, quasi mai quello delle riposte. Ho sempre pensato che scopo del Teatro fosse quello di suscitare la curiosità attorno a delle tematiche necessarie per chi le “racconta” perché diventino importanti per chi le “ascolta”. È così che ho sempre cercato di impostare il mio lavoro teatrale: cercando prima di tutto ciò che m’incuriosisce, ciò che mi sembra contraddittorio, ciò che non è ovvio (almeno per me).
In questo senso mi considero un Ricercatore, cioè colui che vive una condizione di inquietudine, che va verso un territorio al di fuori delle mappe. Questo è immediatamente ovvio nel mio lavoro di Teatro e Scienza, il progetto Jet Propulsion Theatre (JPT, in breve, www.jetpropulsiontheatre.com), con il continuo cercare di coniugare questi due mondi apparentemente distanti ma poi intimamente collegati dalla dimensione della Scoperta e della Meraviglia. Ed è così anche per il mio Teatro Civile: il quale non riguarda necessariamente i temi di pura cronaca e attualità, ma ha a che fare con la stimolazione del pensiero critico attraverso le grandi idee, le grandi storie e una sana ironia che si possono raccogliere sotto una sola parola: “Cultura”, civile di per sé.
LIBERO NEL PAESE DELLA RESISTENZA è figlio di questa pulsione. Libero è un ragazzo disabile, almeno per come concepiamo noi l’abilità, o la normalità. Libero disegna, disegna sempre perché questo è il suo modo di comunicare. Non parla, emette strani suoni invece di parole.  Non guarda mai negli occhi le persone. Non gli piace essere toccato, da nessuno. Nemmeno da sua sorella. Ripete i suoni e i rumori di quello che gli sta attorno. È metodico, come possono esserlo quelli che amano i dettagli, quelli che godono nel ripetere le azioni per farle veramente proprie. Libero è autistico, anche se questa parola non viene mai usata in tutta la storia.
La pièce è un viaggio nel favoloso mondo di Libero durante gli anni del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale. Libero, che vive con la sua famiglia nel quartiere della Portèla a Trento, è una persona speciale e la gente che non lo conosce pensa che lui sia matto. Ma i suoi amici gli vogliono un gran bene. E lui li ricambia donandogli i suoi disegni. La sua è un’esistenza segnata dalla durezza di vivere in una famiglia comunista durante il periodo fascista, e questa cosa non risparmia lutto e dolore a nessuno. Ma lui, a differenza di tutti gli altri, è innocente, è ingenuo: è Libero, appunto.
Protagonisti del testo (e della sua messa in scena) sono proprio i disegni che Libero fa giovedì 2 Settembre 1943 seduto alla finestra della sua casa, quella che guarda verso sud, nel quartiere della Portèla a Trento. La sua è una corsa frenetica contro il tempo… dalle 6.20 fino alle 11.56 della mattina, in attesa che si scateni l’inferno del primo, devastante, brutale bombardamento americano su una città indifesa, impreparata, povera.
Il testo è una parabola universale dove incontriamo personaggi di tutte le estrazioni sociali a cominciare dalla famiglia di Libero: Cesare classe 1892 che emigra in Canada, Ferruccio classe 1895 che muore sul fronte della Galizia indossando l’odiata divisa austriaca, Ezechiele classe 1898 che ama Mussolini, Antonia classe 1900 l’unica sorella e suo marito Renato, organizzatore comunista. Poi ci sono Mamma Giustina e papà Fortunato. Sono personaggi tutti diversi e tutti accomunati da un pazzo e beffardo destino. Ci sono anche gli amici di Libero: Rosario il panettiere, Francesco il fruttivendolo, Don Luigi il parroco, Gino il pittore e La Giorgia che è la sua modella. Ma anche il conte Giannantonio, il dottore Mario, Gigino figlio di Cesare Battisti, sua madre Ernesta e la Tina, l’infermierina… di cui Libero si innamora perdutamente. Sullo sfondo c’è sempre Mussolini… dominante e comico, tragico e violento.
Ecco quindi una storia del secolo scorso che diventa contemporanea. Urgente, proprio oggi, allorché nuove guerre e nuovi “ismi” si presentano al nostro cospetto con la forza tragica dell’inevitabile. Il quartiere della Portèla, il mondo di Libero, è un microcosmo favoloso. È un quartiere antico, umido, muffoso, gonfio di umanità che il 2 Settembre 1943 viene cancellato dalle bombe di demolizione americane e con la devastazione di quelle bombe si apre per noi un momento di riflessione su quello che siamo, quello che potremmo essere, sullo spreco, sul superfluo e sul senso della nostra Esistenza. Tutto questo risulta particolarmente doloroso perché, nella pazzia delle ideologie in un assonnato quartiere di Trento che diventa il Paese della Resistenza, non siamo riusciti a proteggere un essere delicato e necessario come Libero.
Andrea Brunello

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La drammaturgia qui presentata è uno spettacolo andato in scena per la prima volta al Teatro Sociale di Trento il 14 dicembre 2013, con l’interpretazione solista dell’autore stesso, le luci di Paolo Dorigatti, la composizione artistica di Salvatore Crisà e la regia di Christian Di Domenico. Ogni informazione sulla tournée si trova nel sito www.arditodesio.org.

Andrea Brunello (nella foto di Monica Condini) è drammaturgo, attore e regista teatrale. Laureatosi in Fisica e Matematica presso la Cornell University  di New York nel 1992 e conseguito il Ph.D. in Fisica Teorica presso la State University of New York at Stony Brook nel 1997, nel 2001 interrompe l’attività di ricercatore per dedicarsi a tempo pieno al Teatro: un’attività portata sempre avanti in parallelo, anche in precedenza. Ha frequentato corsi di recitazione e drammaturgia presso le scuole di teatro di Cornell University (1990-1992), State University of New York at Stony Brook (1992-1994) e Utah State University (1994-1999). Dal 2007 al 2010 ha studiato e si è diplomato alla scuola triennale “School After Theatre - advanced training program” condotta dal regista russo Jurij Alschitz e affiliata all’EATC/Russian Academy of Theatre Arts (GITIS) di Mosca. Fondatore e direttore artistico del Teatro Portland di Trento (www.teatroportland.it) – di cui dirige anche la scuola di teatro – e della Compagnia Arditodesìo (www.arditodesio.org), dal 2013 cura e dirige il progetto Jet Propulsion Theatre (JPT) per avvicinare il Teatro alla Scienza. Fra gli spettacoli più recenti della sua produzione, citiamo SLOI MACHINE (2005, vincitore del Festival di Resistenza - Premio Museo Cervi 2010, Gattatico, Reggio Emilia), STORIE DI UOMINI. UN ANNO SULL’ALTIPIANO (2011), LIBERO NEL PAESE DELLA RESISTENZA (2013, insignito della Menzione Speciale al Festival di Resistenza - Premio Museo Cervi 2014), più IL PRINCIPIO DELL’INCERTEZZA (2013) e TORNO INDIETRO E UCCIDO IL NONNO (2014) per il progetto JPT.

A cura di Damiano Pignedoli