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Attendevamo da mesi il debutto, in prima nazionale, del nuovo testo di Tino Caspanello, QUADRI DI UNA RIVOLUZIONE, pubblicato da Editoria&Spettacolo, all’interno di un libro che contiene altri scritti mai rappresentati ( “Quasi notte”), e altri già in scena ( “Terre”, “A Danilo Dolci”). Abbiamo conosciuto qualche anno fa Caspanello, ma anche Cinzia Muscolino, compagna d’arte e di vita, incrociando in varie occasioni Tino Calabrò, giovane attore, fedele e sempre presente nella compagnia “Caspanello”, con la presenza stavolta anche di Francesco Biolchini. Con il testo MALASTRADA il gruppo di artisti messinesi arriva a Napoli nel 2013. Poi, un anno, dopo la poesia intensa di MARI, testo che ha colpito la Francia, nella cui lingua è stato tradotto e che viene, oggi, ripetutamente rappresentato da varie compagnie francesi, a quanto pare fino al 2020, oltre ad essere stato tradotto anche in altre lingue europee. Entrambi gli spettacoli sono stati recensiti su www.dramma.it: adesso è il turno di QUADRI DI UNA RIVOLUZIONE. Il testo ha ottenuto il Palmares di Eurodram 2014 presso la Maison d’Europe et d’Orient di Parigi  e Teatro Pubblico Incanto, il 23 marzo 2015,  subito dopo il debutto napoletano, ha presentato la pièce in occasione del Festival l'Europe des Théâtres.  La drammaturgia del Sud, di cui ci occupiamo da qualche tempo, con Tino Caspanello diventa ormai storia. Le  traduzioni dei suoi testi ci riempiono il cuore di orgoglio, ma soprattutto ci fanno riflettere: davvero la nostra drammaturgia contemporanea sarà ricordata grazie alle traduzioni estere? Il radicamento linguistico che fa capo alla lingua messinese, quella della costa Est della Sicilia, nella zona al confine con la territorialità catanese, ha una sonorità ancor più ricca. Ma stavolta, con QUADRI DI UNA RIVOLUZIONE, il discorso cambia. L’incontro fortuito a novembre scorso, a Polistena, presso la Residenza Teatrale Dracma, in Calabria, ancora una volta luogo di  proficui incontri,  “ a metà strada” tra estremo Sud e Centro Sud teatrale, ha rappresentato un’occasione per apprendere notizie interessanti. Durante le lunghe conversazioni tra teatro ed arte, Caspanello ci annunciava il debutto nazionale a marzo, a Napoli, presso il Nuovo Teatro Sanità. In scena, quindi, il 21 e 22 marzo, all’interno di un cartellone in cui, in effetti, non ci saremmo aspettati la drammaturgica messinese. Ma il teatro, si sa, è fatto di rapporti interregionali ed internazionali, come in questo caso, ed una precedente collaborazione drammaturgica tra Caspanello e Mario Gelardi, direttore artistico del teatro napoletano presso il quartiere Sanità, fa sì che anche il debutto di questo testo sia legato a Napoli. Del resto MARI fu accolto all’interno di un cartellone napoletano, quello del Teatro Cerca Casa, e la drammaturgia di Caspanello  ritornerà, ancora una volta, nelle prossime settimane, con un altro testo inedito, all’interno della stagione 2014/2015 del teatro d’appartamento napoletano.  I legami della drammaturgia di Caspanello con l’Italia teatrale del centro – sud si riannodano ancora una volta con la Calabria. Il 28 marzo, non solo la compagnia ritornerà a Polistena, mettendo in scena QUADRI DI UNA RIVOLUZIONE, ma il 29 marzo si svolgerà, presso la Residenza, un importante momento di incontro sulla drammaturgia contemporanea italiana e sulle sue traduzioni all’Estero: presenti, oltre Tino Caspanello, la Maison d’Europe et d’Orient, il festival “L’Europe de Théâtre”, l’Università della Calabria e l’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. Questo lungo preambolo serve a dimostrare, non solo l’attenzione verso l’analisi approfondita degli spettacoli che seguiamo, ma è fondamentale per far comprendere ai lettori, e agli spettatori, come un discorso sulla nuova drammaturgia italiana, e soprattutto su quella del Sud, non debba unicamente limitarsi alla recensione, bensì debba essere approfondito con uno studio ed un monitoraggio dei nuovi autori, dei testi e delle compagnie. Dobbiamo renderci conto di cosa stia producendo il Sud Italia, artisticamente e drammaturgicamente, in tempi così bui.  Come preannunciato dallo stesso Caspanello, questo QUADRI DI UNA RIVOLUZIONE è assolutamente diverso. La poesia della lingua siciliana, le ambientazioni oscure della notte, il suono del silenzio, i luoghi- non luoghi, in cui i confini non sono netti, tutto questo svanisce. O meglio, alcuni di questi elementi persistono, ma sono costruiti attraverso una struttura, visiva e testuale, stavolta in lingua italiana, che appare completamente diversa. La storia di tre personaggi, tre uomini che vogliono fare la rivoluzione. Anzi, vogliono continuare una rivoluzione. Non hanno nome ma numero, e questo è già importante. Una “non identificazione” univoca, che poi è una caratteristica degli scritti di Caspanello. Personaggi universali, stavolta sganciati dall’identificazione territoriale linguistica, appaiono così ancor  più simbolici. Ciò che colpisce, osservando la copertina del libro, in cui è contenuto il testo di questo spettacolo, realizzata dalla stessa Cinzia Muscolino, è l’immagine di un quadro divelto dalla parete, la cui “traccia” sul muro rosso si intravede ancora. Questa copertina rappresenta probabilmente il senso finale di tutto lo spettacolo, di quella poetica pungente, nascosta dall’ironia che pervade l’intero testo.  I quadri di una rivoluzione identificano la struttura apparentemente frammentaria dello spettacolo, in cui, in realtà, esiste una narrazione lineare di fondo, con un inizio, svolgimento e fine, che viene smembrata attraverso dei quadri scenici, quasi diaristici. L’attesa beckettiana, così come il linguaggio memore del Teatro dell’Assurdo, ma fondamentalmente narrativo e fruibile da tutto il pubblico, il riferimento a Brecht e alla musica, tutti questi elementi descrivono dei veri e propri quadri pittorici: La ronda di notte, Leda atomica, La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, Colazione sull’erba, Pietà, Prove di balletto in scena, L’uccello meraviglioso, Le sette opere di misericordia, Salomè, Elogio della dialettica, Campo di grano con corvi. Naturalmente si tratta dei titoli di alcuni famosi dipinti, allegorie dei discorso narrato all’interno dello spettacolo. Osserviamo immaginarie tele sovrapposte e scorrevoli, trasparenti e movibili, su cui sono impressi i personaggi e la storia, ricordando a tratti i film muti e le loro didascalie – qui presenti sulla stoffa che ricopre una panchina, “sfogliata” per dare il titolo ad ogni quadro – ed  i giochi di altri tempi, come lo stereoscopio che riproduceva la visione tridimensionale di antiche cartoline illustrate. La semplicità apparente del racconto, così come l’utilizzo delle luci e della parola schietta, pur intervallata da lunghe pause e silenzi, tipici dello stile “caspanelliano”, è fondamentale nel racconto di una catastrofe: la contemporaneità vive nel ricordo di una rivoluzione auspicata ma mai avvenuta, o forse vissuta in altri tempi e ormai in pensione. I tre rivoluzionari, interpretati da Tino Caspanello, Tino Calabrò e Francesco Biolchini , tre “tipi” e tre generazioni, vivono ai margini della società e del mondo, in un campo di calcio, uno stadio in cui si disputa il grande gioco della vita, in cui il loro rifugio è una porta sbilenca. Interessante l’osservazione diagonale di questa, che non viene posta frontalmente, così come l’utilizzo di stendardi e simboli. Come nella locandina compare costantemente l’immagine della mucca, anche sulle scatolette di carne viene riprodotto questo “marchio” simbolico.  La ricerca di cibo, da parte di rivoluzionari che non hanno ancora compreso se la Rivoluzione sia finita, sia ancora in corso o si debba ancora perseguire, cade sul discorso della “mucca da prendere al lazzo”, ricordando l’immagine della rivoluzione sovietica, della mucca – capitalismo da cui devono cibarsi tutti, e di quella stessa carne che i tre, affamati dal desiderio di una rivoluzione fallita, mangeranno avidamente, pur avvelenandosi. La cura? Una donna ed una bottiglietta di liquido verde: l’utopia satirizzata. Bisognerebbe, dunque, osservare più volte questo spettacolo, testo alla mano, perché l’apparente semplicità narrativa nasconde molteplici significati. La mucca che verrà catturata sarà, per errore, una donna: inevitabile l’introduzione di un personaggio esterno che destabilizzi una ritualità senza sbocco. Abiti eleganti, bianco e nero ( la mucca?), la donna, interpretata da Cinzia Muscolino, farà emergere la caratterizzazione di ogni personaggio, macchietta ben identificata, e distruggerà definitivamente il discorso sulla rivoluzione. In realtà, al di là della tematica politica, sociale o storica, questo spettacolo è anche lo specchio psicanalitico di una comunità, piccola o grande che sia, al cui interno i rapporti interpersonali sono gestiti attraverso legami e gerarchie. La donna è l’elemento che unisce il passato al presente e al futuro – si definisce infatti incinta - ed appare simbolo che inevitabilmente distruggerà anche la più piccola speranza di cambiamento e rivoluzione, insita nell’animo dei tre. Questi appaiono come tre maschere dell’ingenuità e della stoltezza, forse quella purezza umana che si invaghisce della poesia, dell’amore, descritto attraverso un gabbiano notturno – e poi subito ridicolizzato- e della bambinesca speranza in un ideale. Il mondo esterno distrugge tutto questo.  Non è lecito, qui, raccontare il finale, né il colpo di scena, che lasciamo all’attenzione degli spettatori. Ciò che ci interessa sottolineare è, invece, l’abile scrittura, che a tratti appare lentissima, senza sbocco, senza evoluzione, per poi risolversi velocemente nella conclusione da film poliziesco anni ’70. L’incastro recitativo è velocissimo, i tempi sono serrati, nonostante le lunghe pause. L’ironia è fondamentale per rendere ancora più complesso il discorso sulla decadenza degli ideali, inevitabile argomento presente in numerosi spettacoli, durante questa stagione teatrale. Ogni personaggio è indispensabile, poiché trasmette sonorità diverse che rendono, anche visivamente, l’alternanza del ritmo.  I personaggi rappresentano generazioni, simboli storico-politici, ideali bruciati. E come non ritornare all’immagine del quadro divelto dalla parete e poggiato a terra, impressa sulla copertina del libro? Adesso l’idea è chiara.

QUADRI DI UNA RIVOLUZIONE
Nuovo Teatro Sanità Napoli
21-22 marzo 2015
Teatro Pubblico Incanto
in
QUADRI DI UNA RIVOLUZIONE
di Tino Caspanello
con
Cinzia Muscolino
Francesco Biolchini
Tino Calabrò
Tino Caspanello
costumi
Cinzia Muscolino
Scene e regia
Tino Caspanello