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Il Teatro Stabile di Catania, nell’ambito della stagione di prosa 2014-2015, ha proposto nei locali della Scuola d’Arte drammatica “Umberto Spadaro” dello Stabile etneo, la novità assoluta “L’indecenza” di Elvira Seminara, lavoro tratto dal romanzo d’esordio pluripremiato della scrittrice catanese e giornalista di costume. A dirigere l’atto unico, nell’adattamento di Rosario Castelli, docente di Letteratura italiana all’Università di Catania, è Giampiero Borgia, supportato dalle scene e costumi di Giuseppe Avallone, dalle musiche originali di Papaceccio MMC e Francesco Santalucia e dalle luci di Franco Buzzanca. In scena un apprezzato tris di attori formato da David Coco, Valeria Contadino e Elena Cotugno. La scrittrice catanese Elvira Seminara torna, quindi, sul palcoscenico con la nuova produzione del Teatro Stabile etneo dopo la felice esperienza

della scorsa stagione con la trasposizione scenica di un altro suo romanzo, “Scusate la polvere”.
Lo spettacolo, nell’adattamento teatrale di Rosario Castelli, su un’insolita ed intrigante scena, è costruito su un triangolo imperfetto e vede protagonisti un marito, la moglie e la colf ucraina dentro una casa - prigione, piena di ombre e di insidie, con un lussureggiante ed inquietante giardino. Il racconto, originale e visionario, di Elvira Seminara si sviluppa proprio dal legame ambiguo, particolare, tra moglie, marito, colf (l’altra), la casa e il giardino. La coppia borghese, disturbata da un autunno caldo e condannata alla sterilità fisica ed esistenziale, è rimasta ferita da un trauma irrisolto (una bimba nata morta) ed accoglie una giovane colf ucraina (Ludmila o Ludmiua), ragazza candida e crudele, straniera ed estranea nell'intimità, elemento perturbante, vitale ed illusione del cambiamento. Da quando Ludmila varca la porta di quella casa, in una Sicilia a tinte fosche, nulla è più come prima: cambiano i posti e i nomi delle cose, lo sguardo dei protagonisti, mentre la crepa fra marito e moglie si allarga, diventa una voragine di carnalità, ossessioni e mistero che finisce per inghiottire ogni cosa. Ludmila, svagata, incosciente, sensuale, agli occhi della moglie diventa la bambina ritrovata da curare, rimproverare e amare: marito e moglie vedono quindi ridestarsi i loro sensi, i loro desideri, ma poi la loro esistenza, oppressa ed oppressiva, ripiomba in un inferno che ricomincia.
Il regista Gianpiero Borgia, con la scenografia claustrofobica di una casa moderna, misteriosa ed ambigua, fotografa “L’indecenza” di cui parla l’autrice in ciò che non esplode e si muove appena sotto la linea della coscienza. Lo spettacolo dal punto di vista registico è incentrato sull’ambiguità dell’indecenza nel subconscio di ognuno, nell’ambiguità dei fatti che accadono nella vita. A parte i tre attori, ampiamente convincenti nelle loro interpretazioni svagate e normali, ossessive e malinconiche, sensuali ed ingenue, a parte un testo ricco di sollecitazioni ed oscuri rimandi e messaggi, l’originalità del lavoro sta soprattutto nel far diventare lo spettatore una sorta di guardone, che da un luogo sicuro, osserva, si fa coinvolgere, dalle vicende, dalle oscure problematiche psicologiche e sessuali della coppia. Una dimensione quindi voyeristica per il pubblico che, invece del solito teatro, si ritrova distribuito in due settori paralleli, nei locali della Scuola d’Arte drammatica del Teatro Stabile di Catania, nascosto dietro le pareti o il mobilio di una casa, dietro muri sottili, dove è possibile spiare e dove il percepito è tanto intrigante per la propria immaginazione, quanto ambiguo nel suo effettivo attuarsi. Il pubblico, quindi, non è più spettatore, ma coprotagonista, chiamato a prendere una posizione. La scena è velata e la visione è, quindi, leggermente e volutamente sfocata, tutto si svolge all’interno di un cubo, ovvero un soggiorno, ricco di piante sparse dappertutto, lumi velati, divano, cassapanca, tavolo e un letto sullo sfondo, con un ramo contorto dal quale pendono piccole gabbiette di vimini ed attorno vetrate con fiori in una atmosfera rarefatta ed accogliente.
Testo intrigante, interpretazione sicuramente convincente e straniata di Valeria Contadino (la problematica moglie), di David Coco (l’apparentemente tranquillo marito), di Elena Cotugno (la giovane colf Ludmila), al limite della normalità, da crisi psicologica in continua ebollizione. Regia azzeccata quella di Giampiero Borgia, ben assistita dal gioco luci di Franco Buzzanca e da un coinvolgente ed efficace impianto scenografico allestito da Giuseppe Avallone, che contribuisce in modo eccellente alla riuscita della pièce.
Pubblico coinvolto, stimolato dai segreti, dalle ossessioni e dal mistero di quella casa e di quella coppia e che, dopo il finale a sorpresa (con la colf ucraina che forse muore sul letto, dopo l’amplesso tra le due donne), tributa alla messinscena ed agli interpreti calorosi applausi.

L'indecenza
novità assoluta
dal romanzo di Elvira Seminara
Adattamento di Rosario Castelli
con il contributo di Elvira Seminara
Con David Coco, Valeria Contadino, Elena Cotugno
Regia di Gianpiero Borgia
Scene e costumi di Giuseppe Avallone
Musiche di Papaceccio MMC e Francesco Santalucia
Luci di Franco Buzzanca
Produzione Teatro Stabile di Catania - Stagione 2014-2015
Scuola d’Arte drammatica “Umberto Spadaro” - 20 marzo - 4 aprile 2015
Il romanzo “L’indecenza” di Elvira Seminara è pubblicato dalla casa editrice digitale “La libreria degli scrittori

Foto di Antonio Parrinello