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La Legge 180, la cosiddetta Legge Basaglia, che ha sancito la progressiva chiusura, sono ormai quasi quarant’anni, della rete manicomiale italiana è una di quelle normative che profondamente, e se vogliamo anche inaspettatamente, si sono radicate nel sentire comune della nostra Società che paradossalmente ha quasi perso la consapevolezza che tale iniziativa fa dell’Italia praticamente un unicum nel panorama della psichiatria mondiale.
Diverso il discorso per quanto riguarda il variegato insieme di esperienze, e di connesse competenze anche innovative, che hanno maturato e reso possibile una conclusione di quel genere, sorta di loro suggello comune. La memoria di tale fervore, coerente con quel clima di profondo rinnovamento che percorreva negli anni settanta l’intera società italiana, sembra essersi in gran parte persa insieme a quella temperie che allora la motivava e stimolava.
Eppure rinnovare tale memoria e renderne di nuovo partecipe questa nostra contemporaneità

disgregata e “liquida” appare utile se non necessario per contrastare una deriva restauratrice, in veste di presunto riformismo, che periodicamente risorge a contrastare i passi avanti compiuti in questo e anche in altri contesti.
Parrà strano questo esordio e strano affrontare nel nostro sito dedicato alla drammaturgia contemporanea un tale argomento, ma in realtà è proprio attraverso un evento di spettacolo che si sta realizzando un encomiabile tentativo di recuperare le radici di quel processo e di quelle sperimentazioni, avendo, lo spettacolo appunto, la capacità profonda di indagare quell’impasto di vite e di intenzioni, talora inconsapevoli, in cui quelle stesse radici sono affondate e in cui si sono copiosamente alimentate.
Così il 17 maggio di quest’anno, il bel giardino del ristorante “Ombre Rosse” nel centro storico di Genova, ha ospitato la presentazione di un interessante docu-film in fase di completamento a cura del cineasta e regista Massimiliano Carboni e della antropologa Claudia Demichelis.
Un interessante lavoro di tessitura che compendia interviste e immagini d’epoca e una elaborazione drammaturgica della sceneggiatura, della quale alcune intense parti sono state lette dal bravo Matteo Alfonso, regista e attore dello Stabile Genovese.
“Padiglione 25” era uno dei padiglioni dell’Ospedale psichiatrico “Santa Maria della Pietà” di Roma, nel quale si è sviluppata, in parte spontaneamente, una revisione da parte degli infermieri psichiatrici del loro ruolo interno alla istituzione, ruolo sino ad allora limitato ad una funzione contenitiva ed esclusivamente reclusoria. Ne è nato un tentativo, spesso anche non strutturato, di sviluppare insieme un lavoro di relazione con il malato di mente, tentativo che a partire dal recupero della dignità del “matto” puntava anche ad un riappropriazione della dignità dell’operatore.
Nel breve e vivace dibattito che è seguito, tra gli psichiatri Piero Iozzia, Paolo Peloso e Natale Calderaro, che in altri luoghi hanno vissuto analoghe esperienze, e Amedeo Gagliardi, operatore di “Coordinamento per Quarto” che sta monitorando il processo di finale riqualificazione di quell’ospedale psichiatrico, è emerso che l’esperienza degli infermieri romani si affiancava, talora interferendo come ha ricordato Iozzia, con le sperimentazioni che la nuova leva medica e di nuovi operatori psichiatrici andava analogamente conducendo a Gorizia, Arezzo, Reggio Emilia, Trieste o Reggio Calabria. Un insieme variegato che ha trovato una unità non sempre pacifica nella legislazione che prende il nome dal più noto di quegli sperimentatori, Franco Basaglia.
D’altra parte non va del pari dimenticato che le vie intraprese in quel contesto hanno spesso incrociato analisi e sperimentazioni della nuova drammaturgia italiana ed europea.
Una iniziativa dunque interessante, un’apericena di sostegno, militante si sarebbe detto un tempo, non solo o tanto economico allo sforzo produttivo, di cui i partecipanti sono diventati parte, ma soprattutto di diffusione all’interno di una Società come quella italiana purtroppo sempre più “sorda” rispetto a determinati problemi e a determinate istanze.
Il prossimo appuntamento è fissato il prossimo 22 maggio alle 22 e 30 a Napoli, ospite l’ex OPG occupato con l’associazione “je so’ pazzo” in via Matteo Renato Imbriani 218 con la collaborazione, nella lettura della sceneggiatura, di “Me-ti theatre ensamble”.

Foto Paolo Taballione da http://www.padiglione25.it

 - Guarda il trailer:
http://youtu.be/aqcJuVS63cw
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