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Durante la conclusione di questa ricca stagione teatrale ed il debutto di numerosi Festival primaverili ed estivi, che riempiono i teatri ed i luoghi teatrali di tutte le regioni italiane, vorremmo parlare anche del proficuo e costante lavoro intrapreso dall’Ex Asilo Filangieri, forse a volte tralasciato o non del tutto conosciuto e approfondito. Luogo situato al centro storico della città di Napoli, dal 2012 diventa centro autogestito che rivaluta la sede, i luoghi, le sale e realizza un progetto, costante e faticoso, che produce incessantemente cultura. Dai laboratori teatrali a quelli legati alla danza e alla voce, alle esposizioni, ai workshop, alle numerosissime lezioni dedicate ai maggiori autori della storia del teatro, fino agli incontri con personaggi del teatro contemporaneo, non ultimo quello con Romeo Castellucci, l’Ex Asilo Filangieri emerge costantemente per la varietà di scelte e di progetti offerti al pubblico. È incredibile, infatti, la quantità di attività proposte, facilmente analizzabili attraverso le pagine del sito che riportano un’agenda mensile utile al navigatore interessato.  Ad aprile scorso, esattamente il 25 aprile, all’interno di un progetto che apre le porte alla città, ai cittadini meno abbienti, a tutti coloro che hanno volontà e curiosità di scoprire cosa accade nella bella sala- teatro di questo luogo inaspettato,

gli spettacoli e le attività, protrattisi per giorni, rivelano la natura de LA SCUOLA ELEMENTARE DEL TEATRO. Titolo significativo che riecheggia nelle parole di Davide Iodice, regista napoletano dal respiro europeo, come è doveroso definirlo, il quale conduce un laboratorio teatrale, in parte rivolto ai professionisti, ma soprattutto ai cittadini con difficoltà economiche e di inserimento sociale. Il laboratorio permanente di arti sceniche,  ideato e diretto da Davide Iodice in collaborazione con Michele Vitolini, festeggia il secondo anno, da ottobre 2014 a marzo 2015, prevedendo un I ciclo per allievi attori dai 18 ai 30 anni ed un II ciclo per gruppi di ricerca teatrale e performativa.
Il progetto, a partecipazione gratuita, è  rivolto alle fasce di reddito più basse o soggette ad altre forme di disagio, promosso e prodotto da FORGAT  o.n.l.u.s. “Camminando con i giovani”
accolto e sostenuto dall’Asilo – comunità dei lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale.
Un laboratorio, dunque, completamente gratuito, ma diretto da un regista di chiara fama, Iodice appunto, il quale protende per un lavoro progettuale, artistico, e naturalmente laboratoriale, che non sia basato sulla mera tecnica, ma soprattutto sull’osservazione ed analisi della vita reale e delle caratteristiche di ogni partecipante. Lo “smembramento”, la scarnificazione dellle sovrastrutture create dalla società, dall’ambiente culturale o sociale che frequentiamo, caratterizzano un processo in cui si tende a portare alla luce l’essenza personale, eliminando il velo omologante che ricopre ognungo di noi. E chi meglio di Annibale Ruccello, autore che ha denunciato, all’interno dei suoi testi, gli effetti deleteri della natura omologatrice della società e della cultura contemporanea italiana, avrebbe potuto “calcare” le tavole del palcoscenico dell’Ex Asilo Filangieri. Platea gremita in quel 25 aprile, composta soprattutto da giovani attori, da partecipanti ai laboratori, da addetti ai lavori, oltre che da un numeroso pubblico. Il testo ruccelliano in questione è MAMMA. PICCOLE TRAGEDIE MINIMALI, che le quattro attrici interpreti definiscono con l’accezione di “Mamme”, così come il testo viene registrato alla SIAE nel 1986, proprio ad indicare le sfaccettature delle molteplici protagoniste, reali ed immaginarie, che Ruccello ha voluto riportare all’interno dei suoi testi. Lavoro importante del repertorio ruccelliano, complesso nella messinscena poiché frammentario e costituito da quadri. Definito monologo in quattro parti, la prima dedicata alla favola di Catarinella ( Iodice elimina  la favola de Il re dei Piriti) elemento fondamentale della ricerca antropologica ruccelliana, procede poi con la seconda parte Maria di Carmelo,la terza Mal di denti, e la quarta La telefonata, riportando anche elementi drammaturgici confluiti, poi, nei testi più famosi dello stesso Ruccello. Di questo autore si è parlato a lungo, nel corso di questi ultimi anni, si è scritto moltissimo e si è anche analizzata a fondo la sua scrittura, ma soprattutto i suoi personaggi. Abbiamo voluto, dunque, al di là del testo ruccelliano, approfondire il rapporto tra le quattro attrici in scena, il regista, il testo, il luogo ed il progetto della Scuola Elementare del Teatro: per questo motivo abbiamo chiesto un piccolo commento alle quatto protagoniste, Roberta Frascati, Angela Garofalo, Monica Palomby, Eleonora Ricciardi. Se Ruccello sottolinea l’omologazione culturale e sociale di queste donne, la routine di una vita fatta di attese ma soprattutto di involuzioni, stretta tra le mura di una casa o di un luogo serrato, ciò che emerge dalle rivelazioni delle quattro attrici è che il regista abbia voluto porre l’attenzione proprio sulla figura della madre, spingendo quattro giovani della nostra contemporaneità a confrontarsi con le quattro donne ruccelliane. Se Catarinella è legata alla tradizione atavica, radicata profondamente nella cultura campana, le altre rappresentano perfettamente il binomio tra ciò che era, ciò che è, e ciò che sta diventando. Il terremoto del 1980, spartiacque sociale e culturale, rappresenta la rottura invalicabile di una cultura che mai perderà le radici della sua tradizione e mai vorrà rimanere indietro, trascinata dal vortice omologatore.
La stessa Ricciardi definisce questo spettacolo “sismico”, non solo dal punto di vista culturale ma perché esso scuote profondamente pubblico e attrici. Le quattro donne di Iodice affermano di trovarsi anch’esse in bilico tra il desiderio di essere madri e quello di non riuscire o forse non essere in grado di esserlo,  ed è questo il senso del lavoro di Iodice che parte da un testo ma porta in scena la vera vita. Afferma la Palomby <<quella necessità di "vivere la carne" che lui con le parole evoca, il  momento di trasformare il dolore in qualcosa alto ed altro: ed ecco "Mamme". In un momento della mia vita dove sento il forte desiderio di esserlo ma nel contempo la forte frustrazione di non volerlo essere fino in fondo. Ed ovviamente insieme a questa spinta è arrivato l'incontro con Davide Iodice, un maestro di vita, un uomo che ti permette di essere libero, che non richiede bravure di sorta, che non vuole vedere "parodie" di nessuno, che ti aiuta a scarnificarti e tu piangi e ridi e sei vuoto e pieno>>. Le parole di Angela Garofalo sono toccanti: <<sottofondo musicale, penso a “Mamme” e al fatto che domani andrò a sedermi sulla sedia della santa delle partorienti, santa famosissima a Napoli, Santa Maria Francesca delle 5 piaghe a chiedere la mia personale grazia, e che se non fosse stato per quella sedia, la sedia che Davide Iodice ci ha messo in scena (benché io sia napoletana) non ne avrei mai saputo nulla. Ecco “Mamme” è stato per me un passaggio iniziatico, un viaggio attraverso  una paura e il superamento (forse) della stessa. Il timore di diventare Madre, la scelta di un compagno per la vita e anche aggiungo la paura della follia>>.
E in effetti l’immagine sacra è presente e compare sullo sfondo di questo palcoscenico spoglio, in cui solo la sedia diventa oggetto fondamentale, ricordando le partorienti, e diventa icona della tradizione. Le attrici interagiscono con questa presenza, fino a quando l’immagine iconografica della Madonna, popolare ed antropologicamente importante, compare nella sua interezza e con accanto il Bambino, secondo la tradizione bizantina più antica, solo alla fine dello spettacolo. Immagine che si svela e che viene svelata dalle attrici, immagine, quindi, non più religiosa, ma familiare. La Vergine è interlocutrice e membro della famiglia, amica e confidente, intesa non nel senso religioso più puro ma in quello più popolare ed autoctono. La sedia impagliata diventa luogo magico, apotropaico, religioso, sacro e profano, attraverso cui Roberta Frascati, in una bella interpretazione che, come lei stessa afferma, le permette di utilizzare << per la prima volta, la mia voce in tutte le sue sfumature e possibilità>>, convive con diversi personaggi, modulando voce e mimica facciale con grande bravura. La sedia diventa “teatrino”, baule, luogo di perversione, simbolo della quotidianità, oggetto casalingo, in un perfetto incastro tra leggenda, contemporaneità, sogno e realtà. La poesia di Iodice si mescola alla genialità di Ruccello, attraverso un progetto, quello dell’Ex Asilo Filangieri, che è racchiuso, in conclusione, nelle belle parole di Eleonora Ricciardi : << il  desiderio di  partecipare alla Scuola Elementare del Teatro è nato in me dalla necessità di  chiarire le idee sul mio "essere attrice". Cercavo risposte ma ho trovato nuove, infinite e bellissime domande. Questo viaggio mi ha insegnato che il Teatro non può essere circoscritto, nè definito, facendomi così accettare il "vuoto" in cui  a volte si trova chi, come me, sceglie di vivere nell'arte>>. Quattro ottime attrici napoletane, un testo meraviglioso, un regista inimitabile, un luogo culturalmente e socialmente importante, una sola città: Napoli.

la Scuola Elementare del Teatro apre al pubblico
25 - 26 APRILE 2015
STUDI IN SCENA
all'ex Asilo Filangieri Napoli
SCUOLA ELEMENTARE DEL TEATRO
laboratorio permanente di arti sceniche
ideato e diretto da DAVIDE IODICE
collaborazione al progetto Michele Vitolini
a partecipazione gratuita
rivolto alle fasce di reddito più basse o soggette ad altre forme di disagio
promosso e finanziato da Forgat Onlus
accolto e sostenuto da L'Asilo
25 APRILE
dalle ore 18 / coreografie, assoli
con Chiara Alborino, Lia Guseyn-Zade, Rino Rivetti, Arianna Romano, Antonio D'Alessandro
/ ore 19.30 "Il Vuoto" da Dieci Donne di Marcela Serrano
con Ramona Carnevale, Claudia Gilardi, Francesca Morgante, Tonia Persico,Pasquale Saggiomo
/ ore 21 Mamme di Annibale Ruccello
con Roberta Frascati, Angela Garofalo, Monica Palomby, Eleonora Ricciardi