Pin It

Una storia di famiglia. Una specie di saga, irrisolta e fragile, come tutte le storie di famiglia. Lo sguardo dei fratelli (fratello M. e sorella B.) indaga una realtà che sottrae loro la possibilità di una comprensione univoca, una realtà che non si sottomette a uno sguardo condiviso. Entrambi lottano, a parole, per rimettere a posto qualcosa, per consegnarsi un ruolo pacificato all’interno di una storia di conflitto. Alla fine ciascuno dei due avrà disegnato il proprio percorso di esistenza, senza sapervi includere l’altro. Tuttavia questo sforzo, questo tentativo di incontro e di comprensione, sarà presente in germe, come una possibilità, come un’ipotesi di fratellanza: una vicinanza, una comunione, o qualcosa del genere, che unisce ma allo stesso tempo, con altrettanta forza, separa.
Valentina Diana

Quando ho letto FRATELLI ho avuto subito l’impressione che fosse un testo importante. Per Valentina prima di tutto, perché è un pezzo della sua storia, e poi perché racconta di una relazione complessa e particolare in modo disarmante, senza mezze misure. M. e B. dicono tutto, senza riserve. Dicono le cose buone e quelle cattive. Si espongono con il loro interlocutore (assente sulla scena) nella loro fragilità, senza per questo essere benevoli nei confronti delle fragilità altrui. In questo testo non c’è falsa pietà, non c’è un “perdono” per quello che gli altri hanno fatto di noi, nel male, o il riconoscimento o la gratitudine per ciò che è stato fatto di bene. Ci sono delle questioni, dei fatti, e su questi M. e B. si confrontano con i mezzi che hanno a disposizione. Prima di tutto quello della distanza temporale, che consente di poter guardare al proprio passato con sufficiente distacco. Mi sembra che avere il coraggio di pensare le proprie relazioni, a quello che abbiamo fatto e che abbiamo subito, diventi in alcuni momenti il centro attorno a cui ruota la nostra vita.
Lorenzo Fontana

Prodotto dall’Associazione 15febbraio, questo «sofferto e intenso testo» – come ha scritto Laura Bevione su “Hystrio”, n. 2, 2011 – che racconta una «complessa e dolorosa realtà familiare a cui si aggiunge il dato non secondario della non consanguineità di fratello e sorella», è andato in scena per la prima volta nella sua versione definitiva nel dicembre 2010. Interpreti Beatrice Schiros e Andrea Collavino, regia di Lorenzo Fontana, scene di Nicolas Bovey e luci di Cristian Zucaro.

Leggi il testo

Valentina Diana (nella foto di Basso Cannarsa) è nata a Torino nel 1968. Attrice formatasi alla Scuola Civica d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, tra gli altri ha lavorato con artisti del calibro di Thierry Salmon, Claudio Remondi e Riccardo Caporossi, Marco Baliani, Isabelle Pousseur, Elio De Capitani, Giorgio Barberio Corsetti, François Kahn, Gabriele Vacis, Pippo Delbono e Denis Marleau. Da molti anni si dedica prevalentemente alla scrittura come autrice e dramaturg. Con il dramma RICORDATI DI RICORDARE COSA? ha vinto il premio “Il centro del discorso” nel 2009, pubblicando la pièce l’anno seguente per Lupo editore. Nel 2013, invece, con LA BICICLETTA ROSSA si aggiudica la palma della miglior drammaturgia agli Eolo Awards, uno dei maggiori premi per il teatro ragazzi. Altri suoi scritti per la scena sono: 56-32-104, BBBtrombedelesignore.com, SWAN, LA COMITRAGEDIA TEATRALE, LA PALESTRA DELLA FELICITÀ e OPERA NAZIONALE COMBATTENTI. Ha pubblicato la raccolta di poesie TRE ORE DI NOTTE E UN PEZZO DEL MATTINO (Torino Poesia 2007); ulteriori suoi componimenti sono apparsi sulla rivista parigina “Les Citadelles”, nei due volumi bilingui italiano/inglese DOUBLE SKIN e nell’antologia BASTARDE SENZA GLORIA (Sartoria Utopia 2013). Il suo primo romanzo, SMAMMA, è uscito per Einaudi nel 2014; ed entro la fine del 2015, ne uscirà un secondo edito dalla stessa casa editrice torinese.