Pin It

La stagione volge al termine ma Napoli non arresta la sua macchina teatrale, anzi rende ingordo lo spettatore, accumulando spettacoli e debutti nel corso di pochi giorni. Tante le proposte durante queste ultime settimane di aprile. Ritorniamo presso il teatro Start Interno5 di Napoli, curiosi di osservare con attenzione questo nuovo testo, ADULTO di Giuseppe Isgrò, in scena il 17 e 18 aprile. Testo selezionato durante il festival napoletano ALTOFEST 2014, e ripresentato sul palcoscenico napoletano. Giuseppe Isgrò è fondatore della compagnia PHOEBE ZEITGEIST che ha sede a Milano ma che affonda, a tratti, le radici nel Sud, così come dimostrano le origini e le sonorità linguistiche dell’attore interprete di questo spettacolo, Dario Muratore, o come alcuni nomi noti del teatro palermitano, che emergono tra i membri di PHOEBE ZEITGEIST, vedi appunto Giuseppe Massa. Commistione Milano-Sicilia, ma in realtà fondamentalmente milanese questo gruppo di lavoro e di progetti,

più che una compagnia, che approda necessariamente anche al Sud. Ultima produzione di Isgrò, lo spettacolo ADULTO prende ispirazione da Pasolini, Elsa Morante e dallo stesso Dario Bellezza, e si identifica negli ultimi testi di questi autori. Da “Petrolio” ad “Aracoeli”, i tre sono legati da percorsi di vita e di produzione letteraria, senza dimenticare la “Notte col diavolo” dello stesso Bellezza, in cui l’ambientazione bucolica e il rapporto del protagonista con il cuginetto aprono le porte all’ambientazione scenica di questo spettacolo. Piuttosto complessa, potremmo aggiungere, proprio perché il palcoscenico è ricoperto da una miriade di oggetti, all’interno di un perimetro quadrangolare delimitato da neon che riproducono i colori della “borghesuccia” Italia. È pur vero che ognuno di questi oggetti rappresenta una simbologia profonda – soprattutto i giocattoli, immagini infantili a cui viene affibbiato, qui, il ruolo del piacere, o le cassette registrate e riprodotte in scena, con vecchi mangianastri,  che hanno la funzione di narratore, di recupero letterario, di voce della coscienza  e della mente - ma osservare sin dall’inizio il “campo di battaglia” scenico e visivo, apparentemente statico, in realtà desta sorpresa se si pensa a cosa succederà dall’inizio alla fine, proprio su quel palcoscenico. Del resto il pubblico stesso partecipa dell’essenza vitale dei movimenti dell’attore, che mescola sabbia, acqua, sudore e dolore, non solo sulla sua pelle e sul palcoscenico, ma “esplodendo”, vocalmente e fisicamente, direttamente sulle prime file degli spettatori. Il racconto di “Adulto” è ripercorso da un ragazzino, o meglio da un ragazzino che tale non è e che forse adulto non è mai riuscito ad essere. All’interno di questo percorso a ritroso, il racconto ironico in realtà è profondamente doloroso. E fa storcere il naso. La prima parte dello spettacolo, infatti, è un “galoppo” tra i ricordi, in campagna, in mezzo all’erba. Un accurato racconto in cui i particolari dei rapporti orali omosessuali e dell’organo maschile, che il ragazzo incontra, con cui “dialoga”, convive e soffre, è talmente specifico da sentirsi imbarazzati. L’atto sessuale, e soprattutto quello orale, viene descritto nei minimi particolari, spietato, violento, doloroso, e così profondamente poetico. Non è facile. Il pubblico è ormai abituato ma certe “lungaggini” sui particolari, che poi vengono automaticamente contemplati e naturalmente assimilati dagli spettatori, fanno rifuggire gli occhi e la mente. Ed è proprio l’attore ad osservarci, sprezzante, in alcuni momenti, leggendo l’imbarazzo nei nostri occhi. L’attore mima costantemente gli amplessi sessuali ma in realtà ci si accorge che ciò che convive in lui, con lui e dentro di lui, deve costantemente essere esternato nella crescita e nella trasformazione. La sensazione, però, è quella di un’involuzione, di un parto che non riesce a produrre, poiché alla fine dello spettacolo il ragazzo non appare come un uomo, bensì regredisce a bambino – tanto da togliere in scena le lenti a contatto per indossare degli occhiali da bambino –, fino a spogliarsi della sua stessa nudità, mostrando degli slip da donna. L’essere che convive in lui, il  virus che lo attanaglia e lo divora internamente, è il rapporto con la società e soprattutto con la madre: quest’ultima annienta la figura del figlio, la mascolinità, l’integrazione sociale, diventando la bestia peggiore.  Il protagonista è un chiaro riferimento al Carlo pasoliniano, soprattutto nella duplicità della natura, in cui l’essere angelico si scontra con quello sessuale, ricollegandosi all’immagine di questo animale interno che sembra scuotere le viscere del protagonista. I personaggi maschili, con i quali il ragazzo ha ripetutamente rapporti orali, appaiono in vesti sacre-profane, simboli delle classi sociali, immagine della ricerca di identità e di mancata affermazione da parte del giovane, che non è solo ricerca di un’entità personale e psicologica, ma soprattutto di quella sociale. La discriminazione sessuale diventa elemento preponderante, e in effetti anche noi spettatori ci ritroviamo colpevoli nell’abbassare lo sguardo, nel non voler vedere. Non possiamo non affermare che alcune delle immagini dello spettacolo siano piuttosto forti, ma la tenerezza ironica che emana dal protagonista ci lascia spiazzati. Il dolore di quest’uomo è il non “poter essere”, in tutti i campi e in ogni tempo: ciò lo percuote costantemente nell’animo, tanto da far balzare le membra dell’attore, da far pulsare le vene, da far irrigidire i muscoli, fino allo spasmo, fino ad una tensione tale che rende collo e spalle dell’attore pronti ad esplodere e ad urlare, come se fosse, egli stesso, un vero e proprio organo sessuale maschile. Un plauso all’ intensa interpretazione di Dario Muratore, giovane attore che dona il corpo interamente al pubblico: ne intravediamo i muscoli, le vene, il sesso. Particolare la tecnica vocale in cui le modulazioni di suono e l’alternanza di registro rendono la complessità e la fatica corporea di questa difficile interpretazione.

ADULTO
Start Interno5 Napoli
17-18 aprile 2015
Compagnia Phoebe Zeitgeist
Ispirato dai testi finali di Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Dario Bellezza
di Giuseppe Isgrò con Dario Muratore
dramaturg Francesca Marianna Consonni