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Dimenticate il testo, o meglio immaginate che il testo possa subire un’evoluzione diventando pensiero, dialogo, conversazione inespressa o parola espressa inconsapevolmente. Stavolta non parliamo di testo ma di parole, quelle dodici citate nel titolo di questo allestimento-spettacolo, numero emblematico presente in molte religioni e filosofie, anno adolescenziale di passaggio e di iniziazione. E tante altre cose che ci verranno spiegate a conclusione di questo percorso artistico, e soprattutto personale, dalla stessa Rubidori Manshaft, ideatrice di 12 PAROLE 7 PENTIMENTI, una produzione OfficinaOrsi, tra l’Italia e Lugano. Due anni di viaggio, due anni di attenzione alle parole, alle persone incontrate, alle registrazioni realizzate, ai discorsi, alle vite. Inizialmente il pensiero che incombe è quello di assistere ad un’analisi della vita degradata che si frantuma attorno a noi. Poi ci rendiamo conto che il percorso che intraprenderemo è costituito  da piccoli pezzi, tessere di un mosaico

da noi stessi creato. Dal 14 al 17 maggio Napoli ospita FILE, il Festival Internazionale dei Linguaggi Elettronici che presenta in cartelone anche questo 12 PAROLE 7 PENTIMENTI. Di certo poco affine alla drammaturgia che amiamo osservare e leggere, questo evento, però, è caratterizzato da visioni alternative.  Questo “spettacolo”  si svolge in assenza di attori, anche se le parole, in realtà, sono presenti. Scopriamo nuovi mondi che, in questa occasione, ricevono ospitalità presso il Teatro Bellini di Napoli e l’ Accademia di Belle Arti, siti artistici collocati ad un passo di marciapiede l’uno dall’altro. Il percorso che ci viene offerto, e che intraprendiamo con grande curiosità, non prevede il pubblico inteso come comunità: siamo costretti a distaccarci da una macro comunità inespressa ed omologata e a dividerci in piccoli gruppi di quattro spettatori. Poi, ci vengono imposte le cuffie, ed anche il gruppo di quattro spettatori si divide in singole unità, specifiche, caratterizzate e chiuse. Stavolta non abbiamo bisogno di palcoscenico, di applausi, né di scambiare parola con il vicino di poltrona, perché non ci accomoderemo in platea. Il Teatro Bellini diventa luogo di partenza e di approdo di un percorso di iniziazione o di ritorno a noi ed in noi stessi. Il primo impatto prevede l’osservazione di installazioni video, collocate nel foyer oscurato del teatro: immagini che ci bombardano, che sovrappongono volti, movimenti e parole. Il rito di iniziazione è cominciato.  Ci viene mostrata la realtà complessa ad una velocità sovrumana, quella delle immagini e delle informazioni, a cui, in effetti, siamo sottoposti ogni giorno, per poi dividerci ed isolarci. Ogni gruppo, per un totale massimo di sedici spettatori, percorrerà le stesse strade e si fermerà negli stessi luoghi, attraverso un viaggio audio e video, che impone un punto di partenza diverso per ogni gruppo, attraverso le vie prescelte di ogni città in cui approda l’OfficinaOrsi. Quattro argomenti fondamentali alla base della vita: la morte, l’amore, il sesso, il denaro. Iniziamo per caso con la morte. Le cuffie, che ci accompagneranno in ogni luogo in cui ci viene chiesto di spostarci, cartina alla mano, nei dintorni dello stesso teatro, ci isolano dai rumori della città: ascoltiamo la vera vita di persone incontrate per caso ed impressa su un supporto digitale. Prima l’interno di una macchina, poi le scalinate in strada, un pub, il cortile di un albergo. La gente ci guarda e noi ci isoliamo. Ascoltiamo le storie di persone provenienti da vari luoghi d’Italia, molteplici accenti, diverse età, innumerevoli culture. Ognuno di loro dialoga con altre persone, racconta, si esprime anche in dialetto, descrive la propria esperienza, ciascuno viene registrato, diventa documento sonoro, attore che interpreta se stesso e tutti noi. Storie vere, a volte dolorose, a volte violente, che certamente non ci inducono a considerare questo lavoro-progetto uno spettacolo standard, con attori e spettatori della consuetudine teatrale. Ma a priori eravamo certi di non assistere ad uno spettacolo teatrale ma ad un allestimento in cui parole, immagini, riflessioni e tecnologia si fondono, realizzando un prodotto che stimola la mente e l’animo. L’aridità di alcuni prodotti che ostentano ed osano la tecnologia, qui lascia spazio alla memoria, ai sentimenti, al doloroso vivere quotidiano, attraverso una semplicità inimmaginabile. Il nostro percorso dovrebbe concludersi e si ritorna, quindi, al foyer oscurato del teatro, ventre silenzioso che ci riaccoglie in comunità. L’alternanza tra il silenzio delle cuffie, il rumore della città ed il luogo teatrale, rende quest’ultimo tempio sacro, altare in cui l’iniziazione viene premiata. I pentimenti di cui parla il titolo, e che ci descrive Rubidori a fine percorso, sono insiti in noi. Pentirsi equivale a riconoscersi nell’essenza e nelle particolarità di ognuno, affinchè si comprenda quanto di noi esiste nel pensiero di una comunità, e quanto di caratteristico ed unico vive in ogni persona. Una crescita che conduce al pentimento, non inteso nel senso cristiano del termine, ma nel senso di “deviazione” da un percorso prestabilito, imposto ed omologato. La conclusione è affidata ancora una volta ai video. Scegliamo di ascoltare e vedere uno dei video che riporta gli argomenti di base, citati all’inizio. Scegliamo ancora una volta la “morte”, con curiosità morbosa. E finalmente “appaiono” i testi, firmati da Roberta Dori Puddu, e affidati alle voci di Daria Deflorian, Cinzia Morandi, Monica Piseddu. Rubidori ci regala un cd: dobbiamo scegliere un altro tema. Dopo la morte, allora l’amore. Lei sorride, pare che la morte chiami amore, e molti spettatori, di solito, operino la stessa scelta. Sarebbe banale invitare il pubblico ad uno spettacolo teatrale tradizionale, perché è evidente che questo non lo sia affatto e  non ne abbia le caratteristiche specifiche. Ma lo studio che si snoda alla base, mette in evidenza la sensazione di finzione che lo spettatore percepisce davanti ad uno spettacolo teatrale, a differenza dell’evoluzione iniziatica, e quindi veritiera, a cui è sottoposto attraverso questo particolare percorso artistico.

12 PAROLE 7 PENTIMENTI
FILE Festival Internazionale dei Linguaggi Elettronici
Teatro Bellini Napoli
14-17 maggio 2015
INSTALLAZIONE TEATRALE DI LIQUIDE PAROLE
direzione e concetto: Rubidori Manshaft
testi usb key: Roberta Dori Puddu
voce attori usb key: Daria Deflorian, Cinzia Morandi, Monica Piseddu
voce giovani usb key : Yuri Tre Re, Jessica, Matteo e Arianna Panizza.
collaborazione artistica: Paola Tripoli
post-produzione video: Luciano La Rotonda
audio editing: Filippo Bubbico
installazione e oggetti di scena: RazzleDazzle (CH)
produzione: OfficinaOrsi (CH)
coproduzioni: Festival Benevento Città Spettacolo /FIT Festival Internazionale del Teatro e della scena contemporanea,Lugano/Assessorato allo Spettacolo, Lecce/ MUST Museo, Lecce con il sostegno: Ernst Göhner Stiftung/ LongLake Festival-Lugano con il sostegno di Pro Helvetia.