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Sull’ aia, luogo concreto, sporco, infestato... si svolgevano, un tempo, feste e balli della tradizione contadina. Feste che appartenevano alla memoria collettiva della comunità, feste “taumastiche” quasi magiche. Aia Taumastica, vive il teatro così: corpo e magia; teatro fisico, popolare, legato alle tradizioni ma anche teatro magico che conduce in altri mondi, altri luoghi, che allarga lo sguardo oltre i confini del proprio luogo territorio e come l’acqua scorre, fluisce, calma la sete. Oggi c’è molta sete di cultura, AIA TAUMASTICA, contribuisce a placare questa sete; la compagnia, che più volte è stata segnalata come una delle più interessanti a livello nazionale, nasce nel 1998 all'interno dell'Associazione Culturale, I Carpentieri di Bell, sotto la direzione artistica di Massimiliano Cividati, affiancato dal 2000 dall’attrice e produttrice

Raffaella Bonivento. « E' sicuramente una realtà atipica nel panorama teatrale italiano, un gruppo che contro le logiche più in uso, rimane indipendente, spesso si auto-produce e senza usufruire di nessuna sovvenzione ministeriale, si avventura anche nella produzione di spettacoli estremamente rischiosi per alto numero di attori, tende a rifiutare la comodità (gli attori suonano, compiono acrobazie), con la possibilità di lavorare in un'équipe assai numerosa ma ogni volta diversa, offre sempre spettacoli godibili e fruibili dal più ampio pubblico e ha l'attenzione di critica e stampa». AIA TAUMASTICA è anche un centro di ricerca e produzione; un luogo in cui stimolare il confronto in termini diversificati tra compagnie teatrali, operatori, teatri, artisti di provenienze e competenze differenti, cittadini e pubblico; uno spazio di creazione che tuteli strutturalmente e qualitativamente i tempi e le modalità del processo creativo; un luogo di contaminazione. AIA TAUMASTICA ha sede in una piccola torre dell’acquedotto che grazie all’impegno della compagnia e alla volontà dell’amministrazione comunale è stata recuperata e restituita ai cittadini in tutta la sua bellezza. Un edificio industriale dell'inizio del Novecento in neogotico inglese, sito nella città giardino di Cusano Milanino alle porte di Milano. Un percorso che è durato “solo” undici anni... «Una volta la torre distribuiva acqua adesso distribuisce cultura» Raffaella Bonivento lo dichiara con un sorriso solare, felice di essere partecipe di una magia contemporanea. Lo spettacolo IL NULLA – THE VOID che chiude la rassegna teatrale (progetto e regia di Massimiliano Cividati), riprende tutti i temi del teatro fisico e li rilancia nel contemporaneo con motivi di grande attualità. La rimozione del dolore, della morte, delle emozioni, in una società spettacolo che trascura la dimensione relazionale che costituisce l’essere in quanto umano. In una scena quasi nuda e neutra, due uomini e tre donne, abiti omologati quasi come delle divise massificate da Grande Fratello, ripercorrono storie di tutti i giorni: violenze di genere, paura delle malattie, paura del diverso, paura di invecchiare, ossessione per la tecnologia. Mali contemporanei. Ciò che è in gioco nella nostra epoca è la distruzione del rapporto dialettico fra gli individui, la sempre maggiore diffusione di sentimenti paranoidi: l’uno da un lato gli altri dall’altro, i nemici. Tematiche care al filosofo protestante Paul Ricoeur: “Viviamo nell’illusione che il soggetto è colui che anzitutto si pone da sé e poi se lo ritiene e gli conviene, si rivolge agli altri. Considerata sotto quest’aspetto la nostra epoca, piuttosto che essere post-moderna, è iper-moderna... E dimentichiamo spesso che persino la relazione con sé stesso è una relazione con altro”. Il teatro fisico di Massimiliano Cividati caratterizzato da una parola scenica essenziale, minimalista, contaminata, fatta di musica, corpo, sfida l'arco proscenico tradizionale e la relazione tradizionale interprete/pubblico, incoraggia la partecipazione emozionale del pubblico, attraverso una ricerca gestuale che appartiene al quotidiano. Gli attori Claudia Caldarano, Alex Cendron, Camilla Pistorello, Adalgisa Vavassori e Matteo Vitanza, danzano recitando, in buona sinergia fra di loro, creando un forte coinvolgimento emotivo. Le musiche animano la performance raccontando il bisogno di musica che è in tutti noi. Uomini e donne abbandonati alla solitudine dell’iper-modernità.

Cusano Milanino, Torre dell’Acquedotto, 30 Maggio 2015