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Il Teatro dei Conciatori di Roma apre la sua stagione quasi interamente dedicata alla drammaturgia contemporanea con un interessante pezzo scritto e diretto da Giuseppe Manfridi, che lo vede anche in scena in compagnia di Nelly Jensen. Un atto unico in tempo reale, serrato e intenso, dove la parola dei due protagonisti è assoluta padrona di una scena scarna e fortemente evocativa. Un paesaggio brullo e misterioso, illuminato fiocamente, dove unici elementi verticali sono quattro alberi spogli. E poi, sparsi, alcuni ciottoli, un paio di scarpe da donna, una quantità di bottiglie vuote. Sono gli elementi che, insieme al loro fitto dialogo, aiuteranno i due personaggi

a capire chi sono, cosa fanno lì, cosa sono l'uno per l'altra e, soprattutto, cosa è successo. Si, perché la storia che Manfridi vuole raccontare non è, come di solito avviene, raccontata dall'azione scenica, ma ricostruita piano piano dal confronto prima diffidente, poi sempre più complice dei due. Come rivela il titolo si tratta dunque di una conversazione tra Jackson Pollock, il grande artista statunitense vissuto nella prima metà del secolo scorso, e la sua amante Ruth Kligman. La personalità complessa del pittore, che pure emerge bene dal testo, oltre che dall'ottima prova d'attore di Manfridi, non è comunque il tema centrale della vicenda che invece aggancia l'attenzione del pubblico con uno sviluppo incentrato sull'indagine, che sembra all'inzio solo psicologica ma che ben presto si rivela come molto più concreta. E' da questo clima di crescente tensione, da questa atmosfera da thriller, che vediamo emergere le figure di due personaggi e della loro vicenda realmente accaduta l'11 agosto del 1956 a Springs (New York). Lo spettacolo è aperto e chiuso dai suggestivi filmati realizzati da Stefano Sparapano e accompagnato per brevi tratti dalla voce fuori campo di Fabrizio Pucci. Replicherà fino al 4 ottobre.

Foto di Elio l. Carchidi per Studio154.it

Conversazione sul luogo dell'incidente
Trasfigurazione Cruenta di Jackson Pollock