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Quest’anno, nel nostro terzo appuntamento a Taranto, iniziamo dalla fine, affinché fine non sia ma rinnovamento. Durante l’ultimo degli incontri svoltosi presso il Teatro Tatà di Taranto, previsto all’interno del programma del Festival, come ogni anno si è cercato di fare il punto sulla situazione  delle Residenze Teatrali. Presenti, oltre a quelle pugliesi, riunite nella rete Una.Net, anche alcune Residenze provenienti dal Centro e dal Nord Italia. Gaetano Colella e Clara Cottino, capisaldi dell’intera organizzazione del gruppo di lavoro del Crest, descrivono la grave situazione in cui le residenze pugliesi si ritrovano al momento e decidono, così, di rivelare ciò che

sta succedendo: dopo qualche ora, leggono una lettera aperta prima che vada in scena l’ultimo spettacolo, presso il Teatro Orfeo di Taranto. Eccola:

"Si chiude la quarta edizione di stArt up. La quarta e per noi ultima edizione di questo festival. Un festival che quest’anno si è potuto realizzare grazie al sostegno del Teatro Pubblico Pugliese, al suo intervento come Puglia Showcase che ha integrato gli spettacoli in cartellone con le proposte pugliesi. Un festival che è nato da sette compagnie che sono residenze teatrali. E che con uno sforzo, credeteci, smodato, ha allestito un cartellone di teatro contemporaneo che è più di una semplice programmazione. E’ un progetto artistico che raccoglie in pochi giorni artisti, operatori, critici e pubblico in un unico momento di condivisione. Condivisione di cosa? Di visioni, di progetti, di problemi ma anche di sogni. Ma stArt up quest’anno ha richiesto molto alle nostre forze e alle nostre economie. Sette compagnie, di cui sei residenti, che hanno allestito un festival con soli 38 mila euro, di cui la metà messo dalle nostre tasche, dalle residenze teatrali. Un budget al quale sommare il contributo della regione per le ospitalità che non supera i 20 mila euro. Un festival, quindi, fatto con 57 mila euro. Quello che altrove è il budget di un solo direttore artistico, qui copre tutte le spese del festival. E se fino a qualche mese fa organizzare questa macchina per noi era orgoglio, dichiararsi disposti a sacrificare tempo ed energie per una visione che ci accomuna, oggi questo non basta più. Non dobbiamo più dimostrare di saper organizzare un festival con tanti operatori e tanti spettacoli: lo sappiamo già fare. Non dobbiamo più dimostrare di saper riempire i teatri anche in orari poco comodi: lo sappiamo già fare. Non dobbiamo più dimostrare di essere bravi a fare le cose in grande: lo sappiamo già fare. Non dobbiamo più dimostrare di saper fare rete: lo sappiamo già fare. Inoltre, non dobbiamo più dimostrare di saper fare anche gli spettacoli: li sappiamo fare e siamo felici di riscontrarlo negli occhi del nostro pubblico. Se non è questo il tempo della maturità, qual è allora? Se non è questo il momento in cui guardarsi negli occhi e dirsi “lavoriamo tutti insieme sennò moriamo”, allora qual è il momento? Tre anni fa il Crest, padre di questo progetto, decise di donarlo e condividerlo alle residenze della rete una.net per farne patrimonio comune. Oggi diciamo, stArt up è patrimonio di tutti: del Teatro Pubblico Pugliese, della Regione Puglia, del nuovo TRIC, dei centri di produzione, delle residenze, delle compagnie. Tutti quindi abbiamo il dovere di farlo vivere e tutti avremo il rimpianto di averlo fatto morire.
La rete di residenze teatrali pugliesi Una.Net".

In attesa di ricevere ulteriori notizie e di poter spiegare ai lettori con precisione quello che ci è stato accennato e che sicuramente ha colto di sorpresa gli artisti, gli operatori che lavorano all’interno del Festival e tutti noi presenti, parliamo di questo Festival che ormai da anni è diventato luogo di incontro della nuova critica che opera sul web, che riporta in scena grandi produzioni, ma soprattutto che concentra nei suoi teatri spettacoli provenienti da altre regioni d’Italia, creando una mescolanza artistica ed uno scambio culturale non indifferente. Quest’anno StartUp è legato a PUGLIA SHOWCASE e all’evento MISTERI E FUOCHI PELLEGRINAGGI SULLE VIE FRANCIGENE DI PUGLIA, organizzati dal Teatro Pubblico Pugliese. Gli eventi teatrali in scena in Puglia,  dal 24 al 27 settembre, collegano le più  importanti città della regione, compresa Taranto ed il suo Festival, ma riscoprono anche location inedite, giovandosi della presenza di grandi artisti nazionali ed internazionali, riconosciuti come importanti rappresentanti del teatro contemporaneo mondiale. Alcuni nomi: Angelica Liddel, Shoja Azari-Mahsen Namjoo- Shirin Neshat, Tamara Cubas e Armando Punzo. Se da un lato questo percorso culturale ed artistico si sofferma sull’immagine della sofferenza dell’umanità contemporanea, dall’altro StartUp parla di racconto. “La dimora del racconto”, questo il titolo del festival 2015, è profondamente emblematico, poiché in sé contiene il senso della memoria, sia nel suo aspetto conservativo che in quello divulgativo; ed il racconto non è solo quello di una Residenza e di un progetto attivo da anni, ma è il prodotto artistico che oggi il pubblico sembra apprezzare di più sul palcoscenico. I contrasti della Puglia teatrale, nel 2015, in realtà dimostrano le esigenze di numerosi artisti ed organizzatori, non solo appartenenti al Sud Italia, ma dell’intero nostro Paese. L’osservazione dell’evoluzione delle Residenze porta ad una riflessione sull’ossimorica natura assunta da queste, cioè la binomiale caratterizzazione della residenzialità, che da un lato affonda le sue radici nel territorio ospitante e lo coltiva, dall’altro ospita a sua volta anche progetti ed artisti provenienti dall’esterno, rendendoli in parte stanziali, e da un terzo punto di vista spinge oggi gli artisti della Residenza a partire per poi tornare. Diaspora e residenza: dimora e racconto. Anche le Residenze Teatrali Italiane, nate inizialmente da commistioni politico-economiche, e poi artistiche, si evolvono attraverso una natura eterogenea che è figlia dei nostri tempi e che non è assolutamente negativa, bensì ricca di stimoli. Nell’ottica di un’evoluzione che è necessaria e dunque innata nei progetti delle Residenze, si può concludere questo discorso con una lettera aperta che ne decreta la morte? Lasciamo l’analisi degli spettacoli alle recensioni e a queste parole, invece, dedichiamo una riflessione profonda. La sofferenza umana tracciata da  Armando Punzo, attraverso l’allestimento - kolossal “Paradiso – Voi non sapete la sofferenza dei Santi” – a dire il vero eccessivamente esteso nella durata, seppur suggestivo ma bloccato nell’immediatezza del momento -  allestito all’aperto, davanti al teatro Tatà e alle ciminiere dell’Ilva, avrebbe dovuto tener conto anche della morte artistica che serpeggiava da tempo. Talmente grave la situazione che anche i fumi mostruosi della Taranto più famosa passano in secondo piano. Il simbolico monte Golgota, eretto scenicamente sul terreno antistante il teatro Tatà avrebbe dovuto essere un Paradiso – o forse un purgatorio? – ma poi brucia tra le fiamme infernali. Mai spettacolo fu, dunque, così “preveggente”.