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Il Trentennale della Sala Assoli di Napoli presenta un programma che ripercorre una parte della storia del teatro italiano, attraverso il ricordo di numerosi artisti che hanno calcato le scene della piccola sala ai Quartieri Spagnoli. Simbolo della sperimentazione e della cultura teatrale, soprattutto tra gli anni ’70 e gli anni ’80, questo luogo è inevitabilmente caratterizzato da un’aura mistica che incute rispetto e devozione. L’intero cartellone presentato quest’anno, quindi, accoglie grandi registi, attori, spettacoli e seminari che fanno della Sala Assoli un contenitore ricco di eventi. Il percorso affrontato stimola i cultori del teatro di ricerca, gli studiosi, gli spettatori appassionati e

potrebbe spingere alla visione tutti coloro che trent’anni fa non erano ancora nati. Uno degli appuntamenti del Trentennale, dal 29 ottobre al 1 novembre, è lo spettacolo QUEGLI ANGELI TRISTI, che riporta in scena Salvatore Cantalupo, attore e regista, famoso sicuramente per le sue interpretazioni cinematografiche, ma soprattutto attore teatrale di lunga esperienza caratterizzata dalla formazione legata ad Antonio Neiwiller. Il titolo dello spettacolo, che sarebbe meglio definire una drammatizzazione documentaria, può essere esteso ad alcune grandi tipologie dell’umanità, ma solo dopo aver compreso chi siano i protagonisti apparentemente celati e riportati in vita attraverso le loro stesse parole: Andrej Tarkovskij, Arsenij Tarkovskij (il padre), James Joyce, Gustav Meyrink. Partendo dai diari di Andrej Tarkovskij, regista cinematografico russo, – datati 1970/1986 e raccolti sotto il titolo Martirologio – , l’attore pone alcuni grandi interrogativi: la religione, la politica, il rapporto con la famiglia, la libertà, l’arte. Il regista russo lascia la terra natia per trasferirsi in vari Paesi, fino al suo arrivo a Roma, nella speranza di una condizione sociale, economica e culturale migliore, che possa aiutarlo a vivere meglio, pur continuando la sua attività. La forza della passione e la ricerca incessante della bellezza lo spingono lontano dalla famiglia, dalla moglie e dal figlio, pur vivendo nel dolore del distacco e della lontananza. Ecco, quindi, che Cantalupo riporta in scena la lettera rivolta al Presidente Pertini, affinché possa aiutarlo, soprattutto economicamente, permettendogli di riabbracciare i proprio cari, pur continuando a produrre artisticamente in terra straniera. Le parole si mescolano, i pensieri galoppano e sono legati da un filo conduttore che riporta in scena un unico attore, contenitore del pensiero di molteplici autori. Nulla è impossibile per un artista dall’animo elevato; l’intensità della visione, che sia quella del regista russo, dello scrittore inglese o austriaco, unisce la ricerca della bellezza estrema all’anima dolorosa e anelante. Angeli tristi, appunto, non sono solo gli autori citati, ma anche i personaggi creati dalla loro arte.  Lo spettacolo è caratterizzato da momenti di grande poesia ed eleganza visiva, dal faro che illumina la platea e l’ombra dell’attore, ricordando la macchina da presa, al chiaroscuro della candela che illumina il volto ricoperto dalla maschera di argilla, ai gesti dello stesso attore, che spargono nuvole di polvere e disegnano nell’aria virgole inconsistenti ma visibili. La proiezione di alcune scene dei film di Tarkovskij caratterizza una grossa porzione della parte conclusiva dello spettacolo, attraverso un telone bianco, alcune immagini ed una colonna sonora di grande intensità. La scelta cade volutamente su numerosi primi piani, che mostrano i volti  dei personaggi descritti dal regista russo all’interno delle scene dei suoi film. I volti di donne e soprattutto di bambini, ma anche le immagini di grandi paesaggi, di distese monocrome di neve, di mani e candele, di occhi e di labbra, sono tutti elementi che dipingono visivamente la ricerca della bellezza e la volontà di farne arte a tutti i costi, nonostante le difficoltà personali. Inevitabile, dunque, appare la riflessione sulla contemporaneità, pur non essendo essa citata apertamente, né volutamente descritta, ma simbolicamente collegata al momento storico, politico ed artistico vissuto da Tarkovskij. Il prodotto teatrale si trasforma improvvisamente in racconto visivo cinematografico, che, in effetti, non interrompe il flusso narrativo e riflessivo proposto dall’attore, seppur quest’ultimo dimostri numerose ed inaspettate insicurezze recitative. Lo spettacolo è rivolto ad un pubblico attento ed esperto, costantemente capace di immergersi nel discorso e di trarre dalle immagini, teatrali e cinematografiche, un significato profondo sull’arte e sull’uomo,  pur abbandonandosi alla poesia della costruzione registica e scenica.

QUEGLI ANGELI TRISTI
Sala Assoli Napoli
Trentennale
29 ottobre – 1 novembre 2015
Regia Salvatore Cantalupo
Aiuto regia Amelia Longobardi
Visuals Francesco Albano
Produzione Teatro del Sottosuolo - Carbonea