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Gianni è pazzo. Gianni è morto. I suoi nastri, registrati molti anni fa e lasciati in una scatola, sono stati rinvenuti accidentalmente nel 2004. Raccontano il suo mondo interiore, quello che non riusciva ad esprimere, la frustrazione, i momenti di felicità, la malattia mentale, l’amore che non c’è, i rapporti complicati con gli altri. Caroline Baglioni, autrice e protagonista, si impegna in un monologo serrato costruito proprio sulle registrazioni originali e ne nasce il ritratto ora fosco e tortuoso, ora lieve e ironico di un mondo parallelo. Gianni, chiuso nella sua esistenza, si pone mille domande sul perché. Perché le cose sono così, perché le persone si complicano nella vita,

perché perché perché. E fuma. Quella sigaretta, una sorta di alter ego e di spalla al contempo con cui condividere quel grande punto interrogativo che è l’esistenza, lo accompagna fino alla fine. Una fine tragica, che  giunge inaspettata. Da lì un lavoro di recupero dei frammenti di quella vita, dei cocci di un’esistenza che alla fin fine risulta molto più simile alla nostra di quanto non si pensi. Dietro le frasi spezzate e le virate brusche, c’è la quintessenza dell’umano, la fragilità, il dubbio, la paura faccia a faccia con la vita. Di sfondo, a ben vedere, un anelito alla felicità, al lasciare andare ciò che ferisce per riconquistare la levità e il bello, un inno alla vita vera, al di là delle conquiste materiali e dei simboli sociali.
La scena, scarna, è dominata dalla fisicità fluida della protagonista che sa muoversi come Gianni, goffa e insicura, sognante e lieve. Le scarpe, tante scarpe abbandonate sulla scena e indossate alternativamente dalla Baglioni, paiono i frammenti di un esistere che non si riesce a ricomporre in unità, operando una resa simbolica ed evocativa efficace.
Lo spettacolo, vincitore del Premio scenario per Ustica 2015, è in scena al Teatro Litta il 28 e il 29 novembre nell’ambito dell’evento Generazione Scenario 2015, che porta in scena testi e opere prime di autori emergenti. Il Teatro Litta di Milano (corso magenta 24), nel contrasto suggestivo col suo edificio seicentesco, diventa la vetrina della nuova drammaturgia contemporanea, una vocazione ancora di più sottolineata dalla recentissima nascita di Manifatture Teatrali Milanesi, una sorta di consorzio tra la storica compagnia Quelli di Grock e Teatro Litta.