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Questa particolare evoluzione dell’ “amore”,  protagonista di ben due spettacoli, nel corso di una sola settimana, è segno dei tempi. L’amore inteso come sentimento che unisce due cuori? Scordatevelo! Le coppie di questi ultimi anni, quelle interpretate sul palcoscenico italiano, sembrano rabbiose, infelici, deluse, dolorose. Sopravvivono in una forma “nuova” di coppia, un’evoluzione che è necessaria, indispensabile alla sopravvivenza. La disgregazione del sentimento e del rapporto amoroso lega comunque le coppie in uno sfilacciato rapporto torbido. Ciò che ci sorprende, davanti a questo spettacolo, è che questo testo è stato scritto più di un secolo fa. Come accade, di solito, nel passaggio tra due secoli o due periodi, quando il mondo e l’uomo hanno bisogno di “assestarsi” ed abituarsi al nuovo, anche il rapporto amoroso sembra vacillare, frantumandosi

in pezzi che, forse, si ricompongono in un mosaico sempre diverso. Ma un testo del genere, scritto da Arthur Schnitzler nel 1897, concluso nel 1900, messo in scena per la prima volta solo nel 1920, attraverso l’occhio di Max Reinhardt, è figlio di tutti i tempi. Il passaggio tra Ottocento e Novecento, mentre l’Italia “combatte” tra tradizione, francesismi ottocenteschi, dramma borghese e Futurismo, mentre lo strapotere teatrale della Francia è ancora incombente, mentre l’America chiama a gran voce dalle terre d’oltreoceano, la Germania artistica si ribella. Schnitzler, austriaco, certamente non ebbe vita facile, a causa di questo testo dal titolo originario “Girotondo”, apparentemente innocuo, ma che gli procurò un vero e proprio processo per pornografia. Attraverso una nuova veste, il testo va in scena presso il Nuovo Teatro Sanità di Napoli, dal 27 al 29 novembre, come prodotto registico firmato da Carlo Caracciolo e Mario Gelardi, nell’adattamento dello stesso Gelardi. Il titolo diventa 360˚, ma il senso del “circolo vizioso” persiste fortemente: se nel titolo originario, il girotondo è un riferimento al legame incessante tra i vari personaggi e ai loro rapporti segreti, soprattutto fisici, il titolo che viene invece proposto per lo spettacolo contemporaneo è più adatto ai nostri tempi. Il rapporto tra persone viene descritto a trecento sessanta gradi, con tutte le sfumature del nuovo aspetto che il rapporto di coppia assume oggi, pur nella sua evidente malattia. Riproducendo, in scena, la stessa ampiezza di movimento, attraverso alcuni tavoli bianchi su rotelle, questi oggetti vengono incessantemente spostati, affiancati, spinti, utilizzati durante l’intero spettacolo, spesso ruotando su stessi, riproducendo, cioè, la circolarità di un angolo giro. Circolare è anche il racconto, che comincia con una coppia di coniugi, si ramifica, unisce in circolo tutti i personaggi, uomini e donne, e si chiude con la stessa coppia, a differenza di ciò che succede nel testo originale, in cui l’apertura è affidata alla prostituta e al soldato (quest’ultimo assente in questo allestimento). Improvvisamente, lo smembramento delle unioni “standard”e dei valori perseguiti a lungo, distrugge anche le gerarchie sociali: la differenza tra il capo, la segretaria, la moglie, l’autista, si assottiglia, diventa invisibile davanti al desiderio sessuale. Mai volgare e sempre accennato, il discorso sul sesso non sembra essere il tema fondamentale, nonostante possa sembrare tale. L’ironia pervade ogni parola, gesto ed espressione, così come l’inserimento della musica tormentone – “Thirteen Thirtyfive” cantata da Dillon, per gli spettatori che cercavano di scoprire la traccia – spinge gli attori a muoversi secondo un ritmo accattivante. Anche il ritmo recitativo è serrato, necessario per evitare il dilungarsi eccessivo delle storie, e soprattutto per rendere scenicamente la velocità degli intrecci. Ambientazione asettica, nessun colore espressivo, tranne il bianco, grigio e nero, l’incastro tra scene, tavoli, gestualità meccanica, tutto sembra creare una sorta di bomba ad orologeria, di ingranaggio da orologio che scandisce costantemente il tempo, incastrando perfettamente ogni perno del meccanismo ma evitando un qualsiasi cambiamento. Tutto ritorna al punto di partenza e l’ingranaggio funziona proprio perché tutti i personaggi conoscono o intuiscono la verità. Nessuno si lega realmente, tutto si riduce ad un cinismo regolato dalla velocità e dall’immediatezza del momento e dell’atto sessuale. Qualora il tempo rallentasse, l’ingranaggio segreto verrebbe svelato, distruggendo. La superficialità del rapporto umano sembra emergere fortemente: nessuno desidera fermarsi, o meglio, soffermarsi sull’altro. È evidente che la sopravvivenza della specie e dei suoi sentimenti è caratterizzata dall’invisibilità e dalla velocità, ma se questa riflessione appare ovvia ai nostri occhi, solleva, invece, ampie riflessioni se collocata alla fine dell’Ottocento, e soprattutto dopo la Prima Guerra Mondiale. L’eleganza e la schiettezza dello spettacolo, caratterizzano un prodotto artistico che funziona perché fruibile da un pubblico eterogeneo. Infatti, nonostante la sua origine centenaria, il testo, in questa versione, è adattabilissimo ad un palcoscenico contemporaneo. Il cast, composto da ottimi e giovani attori napoletani, emerge per la buona presenza scenica di tutti gli attori, ma un plauso va soprattutto alle donne, che reggono costantemente il ritmo incessante dell’intera messinscena, alternando personaggi dalle più disparate caratterizzazioni.

360˚
Nuovo Teatro Sanità Napoli
27-29 novembre 2015
360°
Liberamente tratto da “Girotondo” di A. Schnitzler
con Carlo Caracciolo, Riccardo Ciccarelli, Annalisa Direttore, Fabiana Fazio, Annarita Ferraro, Carlo Geltrude, Irene Grasso, Gennaro Maresca, Alessandro Palladino
disegno luci Paco Summonte
costumi Barbara Veloce
foto di scena Vincenzo Antonucci
aiuto regia Leonardo Noto
adattamento teatrale Mario Gelardi
regia Carlo Caracciolo e Mario Gelardi