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One Man Band: uomo orchestra. Un uomo e una donna in scena: luci e musiche gestiti dal vivo e da soli. Astorri e Tintinelli coppia “calda” del teatro postmoderno, presentano al Teatro della Contraddizione, a Milano, il loro sogno. Un piccolo spazio accogliente di sperimentazione teatrale e di resistenza, accoglie questi due artisti e intanto regala, a sua volta, sogni a chi varca la sogna.,. Coppia calda perché nella loro realtà teatrale tutto passa attraverso il corpo, un corpo umiliato e offeso che grida vendetta, un corpo didascalico. Questa è la loro scommessa sempre ben riuscita, il lavoro sul corpo, la parola scenica che attraversa e dilania il corpo come negli antichi teatranti. Figure atipiche del panorama teatrale italiano: one man band, in grado di reggere da soli tutta l’orchestra dei diversi elementi teatrali, in grado di sostenere una metarecitazione senza forzature,

una recitazione sulla recitazione, dove l’istinto caricaturale, satirico, si esprime non solo nei confronti del reale ma anche verso la realtà teatrale che diviene metafora dell’irreale. Lo spettacolo è dedicato al poeta Federico Tavan (Andreis, 5 novembre 1949 -Andreis, 7 novembre 2013) poeta italiano di lingua friulana. Poeta della diversità, della difficoltà, del dolore di vivere, e della stupenda e insostenibile meraviglia di chi guarda il mondo con gli occhi dell’infanzia con gli occhi della disubbidienza. Bisogna saper disubbidire anche da adulti e per farlo bisogna ritornare nudi, ritornare bambini ritornare alla poesia, in fondo i poeti sono come i bambini, sosteneva Stanisław Jerzy Lec: «I poeti sono come i bambini: quando siedono a una scrivania, non toccano terra coi piedi». Uno spettacolo che oscilla fra la poesia e il grido di protesta (drammaturgicamente poteva aprirsi ad ulteriori spunti attingendo maggiormente alla poesia di Tavan). Un uomo e una donna, due compagni, due militanti politici, si trovano a dar vita ad un comizio. L’uomo potrebbe essere un sindacalista, un rappresentante del potere politico, la donna un’operaia ma anche un’artista sfruttata e mal pagata come ce ne sono tante nel nostro paese, ama la musica, anche se non sa cantare. Piegata sulle macchine intona un’aria tratta da “L’Elisir d’amore” di Donizetti e svela il mistero tutto italiano: il sindacalista/politico, in realtà è un truffatore, un ciarlatano, un trasformista, cambia idea come si cambiano i panni, è un novello Dulcamara che cerca di vendere alla gente il proprio Elisir, le proprie portentosi idee sull’avvenire su quello che si deve fare su quello che è meglio per tutti. L’uomo vomita al microfono ricette di felicità, parole sconnesse musiche a singhiozzo; intanto l’operaio artista, lavora in un piccolo angolo della scena e nel frattempo sogna un cambiamento che non avverrà perché il sogno del cambiamento facilmente declina in una forma di repressione e restaurazione. Uno suda, si affanna, l’altro chiacchiera finge commiserazione e intanto ruba il cibo... Uno spazio vuoto separa i due personaggi: è il sogno dell’arrostito di tutti quelli che continuano a sacrificarsi. Chi ha barattato le loro ali? Il Palazzo direbbe Pasolini... Paola Tintinelli sempre perfetta e sognante, magica; un solo suggerimento: elimini la parrucca, il suo volto i suoi capelli le sue labbra sempre in cerca della parola che arriva a stento, sono poesia, non c’è bisogno di altro. Alberto Astorri offre una buona prova dell’uomo moderno che ha venduto l’anima al diavolo e che per recuperarla deve fare una cosa sola: tornare bambino, danzare sulle note dell’infanzia. L’uomo postmoderno ha abbandonato la lotta. Una speranza sola, tornare indietro nel tempo recuperare ciò che abbiamo perso...ed ecco in scena appare un filmino d’altri tempi, giochi di bambini: “faccio finta di essere un guerriero, un cavaliere...provo a disobbedire...” La lotta va ripresa...E tuttavia bisogna saper aspettare: «Mi dicevo: Vladimiro, sii ragionevole, non hai ancora tentato tutto. E riprendevo la lotta». ( Aspettando Godot , S. Beckett)

Teatro della Contraddizione, Milano 17 dicembre 2015