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Novembre 2009: “Ma bisogna che il discorso si faccia”, Galleria Toledo, Napoli. Dicembre 2015: “Loretta Strong”, Galleria Toledo, Napoli. Dopo sei anni incontriamo di nuovo, sul palcoscenico del famoso teatro dei Quartieri Spagnoli, la compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa. Se nel 2009 l’umanità era stata appesa a delle enormi croci sbilenche, sotto forma di burattino deforme, esserino minuto, insetto dell’inconscio, nel 2015 ritroviamo, invece, Loretta Strong  appesa ad un disco. La Terra è esplosa, l’umanità è alla ricerca di “compagnia”, fisica, sessuale, spirituale, materiale. Loretta Strong sembra essere l’ultimo discendente della razza umana, in continuo contatto telefonico con l’intero universo, attraverso un fiume di parole ed una reiterata confusione vocale e verbale che rende grottesco l’intero spettacolo. Spinto fino al parossismo, il dialogo solitario con le

profondità dell’Universo sembra invece generare reali ed immaginari mondi e pianeti, abitati da particolari forme di vita. La telefonata “eterna” ed extra-terrestre, che Loretta cerca, a tutti i costi, di mantenere in vita, si sofferma sulla frase “pronto, Linda?”. L’amica che dovrebbe trovarsi dall’altra parte del  fantomatico telefono non esiste. La profonda solitudine della protagonista è viva sin dall’inizio dello spettacolo, ma emerge prepotentemente quasi in conclusione, quando lo spettatore è ormai frastornato dalla miriade di parole che Loretta ha pronunciato, urlato, sussurrato, sovrapposto, creando l’effetto di un disco che si è bloccato, o di una registrazione multi traccia. Loretta Strong nasce dalla penna di Copi, nel 1974, pseudonimo dell’argentino Raúl Damonte Botana, ed è riportata in scena dalla regia di Marco Isidori. La nostra protagonista è alla ricerca di un pianeta, di oro, di una risposta. L’umanità è stata sfrattata dalla Terra, ormai esplosa, e rimane in bilico su un disco, simbolico o reale, fantascientifico o pittorico, tra i colori sgargianti e le immagini di alcuni topi. Loretta, infatti, rivive costantemente l’atto sessuale con alcuni topi maschi. La solitudine si mescola alla disperata ricerca della procreazione, attraverso topi, unici esseri viventi terrestri sopravvissuti, o descrivendo improbabili incontri con alcuni extraterrestri. Allegoria terribile dell’umanità intera, quest’ultima è generata da Loretta Strong non solo attraverso topi umani, ma la protagonista “accoglie” nella sua vagina addirittura un intero frigorifero. Sebbene il testo sia nato negli anni ’70, come esplicito riferimento alla lotta al capitalismo, oggi appare ancor più inquietante. Superato il mero concetto economico e politico, la compagnia descrive il doloroso cammino del mondo attraverso la straordinaria performance di Paolo Oricco, nella parte della stessa Loretta. Il fantomatico disco, creato da Daniela Dal Cin, a cui è appeso l’attore durante tutto lo spettacolo, riproduce i colori dei vestiti della protagonista, attraverso drappi e topi che sembrano fluttuare alle spalle dell’attore. Tra casalinga e commessa, tra personaggio ironico ed eroina futuristica, Loretta è un uomo travestito da donna, con atteggiamenti femminili e, allo stesso tempo, con il petto villoso, con il pantalone decorato da una piccola gonna a pois, fino ai bigodini e agli stivaletti rossi con tacco e zeppa. Insomma, la scelta di un personaggio ibrido, non solo per la sua natura sessuale, ma anche per la sua identità ambigua all’interno della narrazione, è fondamentale. Loretta incarna l’umanità tutta, sfaccettata, putrida e allo sfacelo, l’uomo e la donna insieme, gli animali ed il materialismo, l’avidità, il passato ed il futuro, la vita quotidiana ed il mistero dell’universo. È divinità che procrea, che uccide, Loretta arriva, vive, e va via, sulle note de “Il Mondo” di Jimmy Fontana. Se nel 1974 Loretta procreava topi e beni materiali, oggi la lettura potrebbe risultare fedele a questa visione, pur superandola, dal momento che ”l’umanità-Loretta” procrea ancora, seppur barbaramente, e quindi sopravvive. Loretta è, dunque, “strong”, attraverso una resistenza a ciò che si è prodotto in passato, trasformando l’umanità in un covo di topi avidi e putridi, che Loretta non solo procrea, ma uccide e mangia. Una Medea che uccide i figli e li rigenera, in un circolo vizioso che non si arresta, come se fosse un bisogno primario. Se nel 1974 il capitalismo sarebbe potuto essere identificato con Loretta, oggi la visione contemporanea devia costantemente verso letture apocalittiche.
Il pubblico è silenzioso e sconcertato, non riesce a comprendere fino in fondo, rimane infastidito dall’inarrestabile e ripetitivo fiume di parole che Loretta mantiene in vita, pur di sopravvivere.

LORETTA STRONG
GALLERIA TOLEDO NAPOLI
9-13 DICEMBRE 2015
Compagnia Marcido Marcidorjs
LORETTA STRONG
di Copi
regia di Marco Isidori
con Paolo Oricco e Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Virgini Mossi, Stefano Re
"Astronave" di Daniela Dal Cin