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Un viale innevato, è impossibile proseguire. Due giovani, Paul e Jack, si incontrano casualmente. L’uno non è riuscito a montare le catene da neve all’automobile e attende che il tempo migliori, immerso nei suoi pensieri. L’altro invece potrebbe ripartire tranquillamente a bordo della sua comoda auto, invece indugia, preferisce soffermarsi a fare due chiacchiere con lo sconosciuto coetaneo. Due caratteri opposti, il sorriso smagliante dell’upper class e il rancore sardonico di chi pensa che la vita sia stata avara, il cachemire e un orsacchiotto di peluche, le ambizioni e il presente che non lascia scampo. Ne nasce un ritratto al rovescio, l’uno l’opposto dell’altro, l’uno amante della (bella) vita e in procinto

di sposarsi, con una brillante carriera che si dischiude davanti a sé. L’altro invece è incagliato nella sua crisi esistenziale, non vede un futuro, pensa di togliersi la vita. “Per strada” è l’opera prima di Francesco Brandi, che oltre ad esserne autore recita insieme a Francesco Sferrazza Papa, per la regia di Raphael Tobia Vogel, in scena fino al 24 gennaio e ancora dal 4 al 15 maggio 2016 al Teatro Franco Parenti (via Pier Lombardo 14 a Milano).
Un testo dal linguaggio giovane, unione di proiezioni video (che rivelano il lungo tirocinio cinematografico del regista) e dialoghi serrati. La scenografia alterna elementi allusivi come la neve e la natura di sfondo, ad altri dai tratti simbolici potenti, come la tavola del banchetto di nozze che si trasforma in una cassa da morto.
Ne emerge uno spaccato di gioventù contemporanea alle prese con un doppio livello dell’esistenza. In superficie c’è la vita che abbiamo ereditato, immaginata (o totalmente dimenticata) da altri – i genitori, magari – e con cui occorre avere a che fare di necessità. Rispetto a questa possibilità di esistenza, quasi imposta, se ne dischiude una seconda, più difficile, più vera, più personale. E’ l’esistenza che realizza i propri talenti e lascia spazio alla maturazione della propria “ghianda” fino a far sbocciare la quercia, come scriveva Hillman. Qui incominciano le difficoltà. Se l’uno si lascia alle spalle l’esistenza meschina e scopre di avere la possibilità di spiccare il volo, l’altro perde tutto, abbraccia il vuoto, cede di fronte alla possibilità di scelta (seppur gravosa) e predilige la non scelta.
Uno spettacolo drammatico, a ben vedere, che racconta in modo aguzzo l’umore giovane.