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Il teatro “scrive” sulla scena attraverso le parole. Come amanti della drammaturgia e del testo teatrale, elementi che analizziamo e studiamo assiduamente, dovremmo anche aggiungere che la scena è “disegnata” da parole che diventano immagine, da corpi che illuminano i nostri occhi e che raccontano. Allora, quando il testo non c’è, seppur apparentemente, l’elemento che accomuna drammaturgia e scena è sicuramente l’emozione, o meglio la comunicazione emotiva. Questo elemento, imprescindibile all’interno del discorso teatrale e della performance, caratterizza anche la danza. Grande protagonista della stagione del Piccolo Bellini di Napoli, teatro che offre al pubblico alcune scelte specifiche e accurate, la danza attira ed apre lo sguardo verso nuovi orizzonti. Il concetto di teatro-danza, che aleggia ormai sulla bocca di tutti, caratterizza anche il pensiero

di quelli che dimostrano di avere poche o nulle competenze in materia. Ecco perché, in questa ricerca ossessiva dell’osservazione della scena e della scrittura critica, è bene comprendere attentamente cosa stia accadendo. La danza a teatro sembra finalmente liberarsi da quel rigido “abito” che l’ha relegata ad un ambito d’osservazione molto ristretto. Il teatro-danza, così definito, si apre ad una narrazione scenica che stimola fortemente lo spettatore, anche quello non esperto, e che permette di raccontare, di comprendere, di emozionare occhi e mente. Il Piccolo Bellini di Napoli dedica due giornate alla danza, con quattro spettacoli in due pièce, tra il 29 e il 30 gennaio.  Durante la prima giornata, in scena i due spettacoli dal titolo RE-GARDE e CONFINI DISUMANI, durante la seconda, invece, MEZZO NERO, ROSSO MEZZO e A PIEDI NUDI. Scegliamo di occuparci della prima coppia di esibizioni. La prima performance prevede la presenza in scena di due ballerini, Francesco Colaleo e Maxime Freixas, anche coreografi di questo lavoro. Il titolo ci suggerisce la chiave interpretativa. Lo spettatore che osserva la danza a teatro, e che non si occupa solitamente di questa disciplina, ha necessariamente bisogno di un codice interpretativo che possa sbloccare la sua visione, allargandola ad universi di grande poesia. Questi spettacoli appaiono differenti nell’impatto visivo e nel racconto, anche se ciò che li accomuna è la disperata ricerca della felicità dell’uomo in un mondo alla deriva. RE-GARDE ci conduce inevitabilmente al concetto di “sguardo”: i due ballerini percorrono un viaggio simbolico, che è quello complesso ed articolato di ogni uomo, fondendosi e dividendosi, interpretando, attraverso una figura binomiale, l’ uomo e la sua anima, il suo corpo e ciò che sente, ciò che mostra e ciò che fugge. Il suono di un carillon accompagna, durante le prime scene, il percorso aggrovigliato dei due corpi, che sostengono l’un l’altro, senza sciogliersi, attraverso una delicata fusione di movimenti, spingendo i piedi sotto i piedi dell’altro. La vita scorre e l’uomo cresce, le esperienze sono dolorose o piacevoli, i due corpi non riescono a guardarsi, l’uno di spalla all’altro, l’uno sfuggevole, l’altro gioioso, ma spesso lontani. Le voci femminili, l’amore, il turbinio, il ritmo accelera, i corpi danzano all’unisono, poi si staccano, le mani spingono i volti affinché guardino, gli sguardi si incollano, si distolgono, per poi riprendere il cammino insieme. I ballerini-marionette giocano sulle linee dei corpi, sull’intersezione tra essi, sull’espressività del volto, mostrando costruzioni visive di memoria pittorica.  Narrazione diversa, meno surreale e più vicina ad un forte realismo e ad una drammaturgia di fondo, attraverso il riferimento al testo “Solo andata” di Erri De Luca, quella della compagnia composta da Beatrice Netti, Nicola De Pascale, Antonella Albanese, Jasmine Melrose, Serena Angelini, Tonia Laterza. “Equilibrio Dinamico” è diretta da Roberta Ferrara. Giovani artisti provenienti dalla Puglia, osservati in scena a Taranto, a settembre 2015, durante StartUp Festival, si esibiscono per la prima volta sulla scena napoletana, in vista di un progetto in Messico, presentando CONFINI DISUMANI nella sua versione definitiva. In effetti, l’elemento poetico, fortemente accattivante, sia per le scelte luministiche che per le musiche –  elementi preminenti anche in questa versione - sembrava abbondare soprattutto durante la prima versione dello spettacolo, sottoposto ad un’inevitabile evoluzione. La violenza dell’umanità, e la risoluta reazione ad essa, attraverso movimenti sinusoidali, scene di gruppo dal forte impatto drammaturgico e visivo, oggetti simbolici, come i libri e i nomi dei migranti impressi su di essi, sembra spazzare via i momenti di estrema poesia che caratterizzavano in precedenza il racconto scenico. La compagnia raggiunge, dunque, un equilibrio nella narrazione, partendo dalle immancabili origini pugliesi, legate alla musica, alla lingua del canto e ai movimenti, sin dalle prime scene, fino ad un’apertura universale. Una voce fuori campo pronuncia il passo firmato da Erri De Luca, poi, recitato da una delle ballerine, in lingua inglese. L’approccio al tema dell’emigrazione viene, quindi, limitato, rispetto alla prima versione, trasformandosi in un discorso dalle mille sfaccettature e ponendo sulla scena un originale punto di vista che si allontana dall’abusata e prevedibile immagine del migrante e della sua disperazione, volgendo lo sguardo sul concetto di confine, territoriale, psicologico, fisico. Attraverso la violenza ed il dolore si oltrepassa il limite oltre il quale l’uomo diventa bestia.

Re-Garde - Confini Disumani
Mezzo nero, Rosso mezzo - A piedi nudi
Piccolo Bellini Napoli
29-30 gennaio 2016

Re-garde
con
Francesco Colaleo
Maxime Freixas
regia e coreografia
Francesco Colaleo
Maxime Freixas
produzione
compagnia MF
in coproduzione con
Compagnia Artemis Danza
Monica Casadei
con il sostegno
ACS Abruzzo

Confini disumani
con
Beatrice Netti
Nicola De Pascale
Antonella Albanese
Jasmine Melrose
Serena Angelini
Tonia Laterza
coreografia
Roberta Ferrara
produzione
Equilibrio Dinamico