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I venticinque anni di carriera della compagnia Hypocritès Teatro Studio caratterizzano fortemente, quest’anno, parte della scena campana. Fondata nel 1986 da Enzo Marangelo, la compagnia nasce nel territorio di Solofra, in provincia di Avellino, e segue un percorso che, pur soffermandosi sulla sperimentazione visiva e sonora, non disdegna i riferimenti ai grandi autori della storia del teatro e alla tradizione classica, e non dimentica le origini linguistiche e antropologiche del territorio avellinese. In occasione del racconto di questo lungo periodo di produzione artistica, la casa editrice AREABLU Edizioni pubblica il volume dedicato alla carriera di Enzo Marangelo e della sua compagnia, dal titolo “Il corpo sottile. Hypocritès Teatro Studio: scena, media e società”. Il volume ripercorre non solo le tappe più importanti del lavoro della compagnia, ma

contiene alcuni saggi firmati da giovani studiosi ( tra cui la sottoscritta), che osservano ed analizzano, sotto punti di vista differenti, alcuni dei  riportati in scena durante questi venticinque anni. Il territorio avellinese, quest’anno, è caratterizzato da una lunga stagione teatrale, dal titolo LUSTRI TEATRO, che lo stesso Marangelo ha allestito a Solofra, e che ha raccolto non solo compagnie legate al territorio campano, ma soprattutto numerose produzioni di fama nazionale ed internazionale, scegliendo di dedicare i momenti successivi allo spettacolo al confronto tra giovani critici teatrali, le compagnie ed il pubblico. Numerosi giovani e studenti dell’Università degli Studi di Salerno e del territorio avellinese collaborano e lavorano costantemente all’interno dell’organizzazione e gestione di questa stagione.
Hypocrites Teatro Studio inaugura il suo venticinquesimo compleanno proprio a Napoli, inserendo BREVIARIO DEL CAOS, installazione teatrale presentata in anteprima nel 2011,  oggi in scena all’interno della stagione di Galleria Toledo. Dal 28 al 31 gennaio, il palcoscenico del teatro napoletano accoglie sulle sue tavole il pubblico incuriosito. Marangelo si ispira alla poetica di Albert Caraco, autore francese che scrive durante gli anni e dopo la Seconda Guerra Mondiale, pur ricevendo dal passato l’impatto degli effetti anche del primo conflitto mondiale. La scena è definita “obitorio metafisico”, costruita attraverso una struttura centrale, su cui ritroviamo dei lettini in plexiglass che ci permettono di osservare, non solo dal basso verso l’altro, ma anche a 360 gradi, i corpi delle attrici -Martina Coppeto, Piera De Piano, Fabiana Parmigiano, Roberta Vitale –, che si presentano  completamenti nudi. Un faro a luce piena ci guida nell’oscurità e ci introduce in questa stanza-palcoscenico in cui l’umanità si dispera, è torturata, tormentata, ride, gioisce, prega, si addolora. Le pareti circostanti proiettano stralci delle frasi di Caraco, alternate ad immagini legate alla ricerca scientifica sull’uomo, fino a trasformarsi negli occhi e nei volti di quelle donne-corpi che sono adagiate sui lettini. Piccole telecamere fissate alle estremità di questi corpi ne mostrano, infatti, le fattezze specifiche, in un passaggio dall’universale al particolare. La possibilità che ha lo spettatore di girare attorno all’installazione permette di osservare gli oggetti collocati a terra: un’ incubatrice vuota, maschere anti gas, i ferri di una sala operatoria. Le donne pronunciano preghiere e litanie che altro non sono che le parole di Caraco, il quale  descrive la società e l’umanità intera affrontando tematiche che toccano il commercio, la politica, la comunicazione, i giovani. L’ottimismo viene definito il male del futuro, poiché vi si aspira quotidianamente a tutti i costi, vanificandolo. L’installazione prevede, dunque, la presenza di donne assolutamente nude ed il regista, Enzo Marangelo, sceglie di vietare la visione ai minori di diciotto anni. In realtà nulla di volgare traspare dalla visione di corpi che, come immagine del femmineo, dovrebbero rappresentare la procreazione e il futuro dell’umanità intera. Le urla ed il dolore, invece, trasmessi sin dalle prime scene, imprimono nella mente dello spettatore il concetto di sperimentazione sul corpo umano, di estirpazione della vita, di difficoltà di evoluzione. Ed è propria la donna, ed il suo corpo, che si fanno portavoce di un messaggio, quello di un autore che scrive nel secolo scorso e che sembra preannunciare gli effetti di un “secondo Medioevo”, quello novecentesco, sul nostro secolo. L’immagine della culla-incubatrice vuota, di un’altra culla, portata in scena dall’attore Renato Siniscalchi, contenente schede elettorali, simbolo delle nostre decisioni, volute o dovute, fino all’ennesima culla-contenitore, che presenta al pubblico frammenti di bambole, sono elementi che, via via, forniscono un preciso codice interpretativo. In effetti, all’interno di questo obitorio c’è anche un uomo: un manichino. Posto al livello più basso di questa struttura, sembra essere il risultato di secoli di distruzione. Pietrificato, immobile, non riesce a pregare, a piangere, ad urlare, mentre su un lettino un altro manichino, spezzato nelle sue membra, rappresenta il corpo di una donna. L’evoluzione-involuzione è in atto ma queste donne sono ancora vive. Prima che il pubblico vada via, infatti, esse anelano verso l’alto, allungando le loro mani al cielo, scalando la struttura-obitorio, rifiutando i loro letti. La speranza, dunque, esiste ancora?

BREVIARIO DEL CAOS
GALLERIA TOLEDO NAPOLI
28-31 GENNAIO 2016
Hypokritès Teatro Studio
BREVIARIO DEL CAOS
installazione performativa ispirata a Breviario del caos di Albert Caraco

un progetto di Enzo Marangelo
idea, regia, selezione testi e musiche, ricerca immagini, disegno luci Enzo Marangelo
selezione testi Renato Siniscalchi Piera De Piano

montaggio e regia video Alfonso Iannone
idea scenografica Michele Paolillo
progettazione scene Soccorso D’Argenio
luci e fonica Massimo Caiafa
videoproiezioni Spectra Service
operatore Alfonso Iannone
realizzazione scenografie Omfas Costruzioni Inox
foto di scena Michele Nigro