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Ha debuttato a Roma la nuova produzione di Vucciria teatro, la giovane compagnia siciliana che ha già alle spalle due spettacoli con importanti consensi e riconoscimenti. Si tratta di Yesus Christo Vogue, un'opera che immagina un mondo distrutto dall'odio degli uomini dove, in un nuovo giardino dell'Eden, più simile ad un deserto che ad un giardino, Dio resta, letteralmente, sullo sfondo rivivendo la passione di Cristo, mentre un uomo e una donna, privati di qualsiasi traccia di possibilità/capacità di amare, si tormentano alla ricerca di un senso e di uno sbocco a quell'esistenza che sentono ormai intollerabile. L'unica via possibile è la riscoperta dell'amore, questo il senso della pièce chiarito fin dal momento

in cui viene consegnato al pubblico, prima di entrare in sala, un foglio con due brani che tutti hanno la possibilità di leggere proprio perchè l'attesa all'ingresso è (volutamente?) prolungata. Nella seconda tappa di quella che comincia a somigliare ad una via crucis, al pubblico viene mostrato in video l'antefatto della situazione che sarà in scena di lì a poco: un montaggio di brevi sequenze (vere) che sintetizzano l'odio e le atrocità di cui l'uomo è capace. Finalmente ci si siede in sala e l'azione scenica comincia. Si creano quasi subito due quadri narrativi che si alternano: in primo piano l'uomo e la donna nel giardino-deserto, in fondo Dio le cui azioni sono introdotte da versetti biblici proiettati sul velatino che divide le due porzioni sceniche. Purtroppo i versi proiettati sono visibili interamente solo a chi siede verso il centro e non a chi ha trovato posto lateralmente perchè gli attori in primo piano impallano le scritte. Il linguaggio è enfatico, ridondante, tragico. Le parole, recitate e mai dette, sono spesso urlate, vomitate, partorite con dolore, a volte invece diventano lirica, strofa, cantilena. C'è molta recitazione fisica, sudore, lacrime, fatica. Di fronte a tanto impegno e dedizione lo spettatore non può rimanere indifferente ma non può neanche essere coinvolto. I codici comunicativi sono troppo distanti da quelli che al pubblico potrebbero arrivare. Il tormento dei protagonisti non può coinvolgere o emozionare se interpretato in scena con quel linguaggio, quelle azioni e quei toni. La quarta parete qui diventa un abisso di sensibilità e tutta quella angoscia non solo non com-muove ma finisce per irritare e diventare insopportabile. Memet diceva che chiedere al pubblico due ore della loro vita è una grande responsabilità. Tutto il rispetto per questa compagnia che sicuramente mostra professionalità, dedizione e serietà. Ma due ore della mia vita (anzi ieri era solo una) preferisco darle a chi non mi fa soltanto irritare.

YESUS CHRISTO VOGUE
drammaturgia e Regia  Joele Anastasi
con  Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano.
aiuto-Regia  Enrico Sortino
contributo drammaturgico  Enrico Sortino  Federica Carruba Toscano
scene e costumi  Giulio Villaggio  Alessandra Muschella
foto  Dalila Romeo
video  Giuseppe Cardaci
assistente alla regia   Chiara Girardi
Produzione  Progetto Goldstein - Teatro Orologio
Coproduzione  Vuccirìa Teatro