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Due donne, due facce di una stessa medaglia e un personaggio muto in scena. Personalità bipolari e confronto con i modelli del teatro di Shakespeare: Lady Macbeth e Ofelia. Il testo partendo dalla contrapposizione delle due figure femminili, racconta la storia di una donna vittima della sua stessa follia. Due donne interpretano uno stesso personaggio: una incarna la dolcezza, la gentilezza, la fragilità, l’altra la forza, la durezza la parte maschile. L’idea è originale. La parola scenica è affascinante e trascinante tuttavia, in alcuni momenti scenici, resta imprigionata all’interno di una messa in scena che le impedisce di volare come meriterebbe. Il buio di una soffitta, le vetrate bianche che bloccano l’immaginario e un personaggio muto sempre in scena da cui ti aspetti qualcosa ma che non sorprende: il teatro è anche il luogo delle meraviglie. Col tempo questo spettacolo

potrà regalare qualcosa in più, il testo emoziona e rapisce in alcuni momenti risulta anche poetico ma la messa in scena non convince completamente.  La parola scenica è interessante con continui riferimenti shakespeariani fra poesia e ironia, con viaggi psicanalitici nella fragilità femminile, analizzata nei molteplici aspetti (si affronta il tema della follia, della solitudine femminile, delle differenze di genere, del rapporto figlia-padre...Finalista al premio Per Voce Sola 2014; rappresentato anche all’estero) Scindere ruolo del drammaturgo e ruolo del regista, soprattutto quando il testo si presenta complesso e apre molte strade di interpretazione, come in questo caso, diventa necessario per partire per un viaggio di esplorazione e ricerca in grado di stupire. “Il compito del critico è anche quello di individuare l’ambito di un’opera, le sue modalità costruttive, la catena di atti di idee che l’ha generata...” (cito Massimo Marino in Lo sguardo che racconta) ma anche di lanciare idee sul futuro di un’opera. In questo caso una rappresentazione meno naturalistica e più avventurosa, di sperimentazione... una reinvenzione del percorso svolto, moltiplicherebbe le emozioni in scena. Il teatro racconta ai suoi cari (il pubblico) la vita: una delle molteplici visione della vita e dei suoi possibili cambiamenti. Il teatro è anche il regno dei cambiamenti, cambiare si può, per migliorare per sperimentare. Fabio Banfo, drammaturgo, con un ricco curriculum alle spalle (è anche regista e insegnante) è grado di comprendere dove intervenire per far decollare il suo testo. In scena due attrici Monica Faggiani e Debora Mancini di cui si apprezza la bravura. Esplorano con trasporto tutte le alterne vicende del loro personaggio. Il teatro Libero in questa stagione sta compiendo passi avanti amplia le sue vedute; s
i sono svolti alcuni eventi interessanti legati alle repliche dello spettacolo: martedì 22 marzo la serata con gli allievi della scuola Teatri Possibili, di cui Monica Faggiani è direttrice,  venerdì 25 l'incontro con la criminologa Cinzia Mammoliti, sempre a fine spettacolo, sabato 26 si chiuderà in bellezza con un aperitivo prima dello spettacolo in collaborazione con la Zoia Gallery, che attualmente espone lavori di Virginia Dal Magro, Marianna Gamiddo e Federico Montesano, formatisi a Brera e che si confrontano sulla medesima tematica del doppio. I lavori degli artisti saranno visionabili tutte le sere nel foyer del teatro. Lady Macbeth e Ofelia due personaggi diversi o due aspetti di una stessa personalità? Voi chi preferite? «Se è possibile averle entrambe perché accontentarsi di una sola» risponderebbe Don Giovanni...Ma questa è un’altra storia.
 
Milano Teatro Libero 10 marzo 2016