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Una drammaturgia di Bernardo Casertano ispirata, più che liberamente tratta a mio avviso, da “Il Re del Plagio” di cui coglie il senso profondo mutandolo però e trasfigurandolo in percorso intimo in cui non si contrappongono cielo e terra, divinità e umano come spazi in conflitto, ma sono entrambi le due facce di una peripezia che ci riguarda e soprattutto ci costituisce in quello che siamo. Un angelo, ancora legato al suo cielo da un molto concreto e ombelicale cordone che a quell’orizzonte ancora lo rimanda, precipita sulla terra ma non tra noi bensì dentro di noi, dentro uno di noi. Si avvia così un percorso di reciproca composizione che è reciproca conoscenza, un percorso che espone drammaturgicamente

la scissione che è in noi, quella tra bene e male per semplificare, e soprattutto il profondo, atavico ed eterno desiderio della sua ricomposizione.
Così l’Angelo ci porta la capacità di stupirci e l’ingenuità chiarificatrice, quella che smaschera e denuda i veri valori dell’esistenza, di un bambino che gattona alle porte della sua esistenza e ne scopre oggetti e relazione, ma soprattutto quel senso di finitezza che ci definisce.
Insieme a ciò scopre anche il male, quel male per lui ancora sconosciuto, in cui quella stessa finitezza decade, con la malattia e la follia che ci prende quando non comprendiamo, e scopre che anche la morte può avere in tutto questo un senso.
Monologo tra due soggetti che si fondono, la drammaturgia riesce da occupare la scena creando orizzonti e prospettive inattese che coinvolgono e suggestionano, fino a suggerire la  scelta finale in cui tutto precipita.
È un testo originale, che va oltre la stessa fonte di ispirazione, e che consente alle indubbie doti recitative del drammaturgo in scena di palesarsi con pienezza, anche per la capacità di mescolare la parola e la mimica con un uso quasi circense del corpo e di visitare tra lingua e dialetto i piani sempre singolari della nostra conoscenza e della nostra memoria. Hanno collaborato l’aiuto regista Valentina Cruciani e Paride Donatelli per luci e fonica.
Al Teatro Akropolis di Genova Sestri Ponente, il 13 aprile nell’ambito della nuova edizione del Festival “Testimonianze ricerca e azioni”, ove ritorna dopo essere stato come progetto in residenza nel 2015 nell’ambito di “Genius Loci Residenze artistiche”.
Un lavoro riuscito e per questo molto applaudito.