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Quando si uniscono un autore di assodate capacità, un eccellente interprete che riesce a rendere vivi e vitali i personaggi che porta in scena, un testo che, nonostante gli anni (è stato scritto nel 1985), risulta ancora di grande attualità e riesce a stabilire un contatto immediato con il pubblico, il risultato non può che essere straordinario. Parliamo dell’atto unico del drammaturgo, attore e regista catanese Nino Romeo, “Cronica”, lavoro già apprezzato qualche anno fa a Catania e che adesso, a distanza di trent’anni dalla sua scrittura, è stato riproposto  dal Gruppo Iarba al Teatro del Canovaccio, in una nuova versione con l’interpretazione del camaleontico Angelo Tosto, veramente abile, soprattutto

nel linguaggio, nell’espressione e nella mimica, a rendere credibilissimi, tra il tragico ed il comico, i sette personaggi della storia tragicomica.
Al centro della vicenda un fatto di sangue, di cronaca che coinvolge un povero manovale ritardato, tale Filippo Parisi, 26 anni, abitante in via Fossa Creta, che in un raptus di follia uccide la propria madre e la tiene in casa per un lungo periodo, vegliandola. Il matricidio, viene commentato sulla scena, a proprio modo, attraverso i propri mestieri, le abitudini e sensibilità, da sette diversi personaggi, autentici testimoni più che del fatto criminoso, del proprio modus vivendi, del proprio essere. Sempre in una sartoria, i sette testimoni dell’assurdo e pietoso delitto si vestono ed iniziano a dire la loro sul presunto colpevole o vittima, tirando fuori così la loro debolezza o arroganza e soprattutto esprimendosi con un linguaggio, uno “slang metropolitano” davvero caratteristico e vario.
Il primo personaggio è un collega del povero Filippo, un divertente manovale che sul posto di lavoro, tra una cantata e l’altra e con la tipica parlata catanese, introduce lo spettatore nella vicenda attraverso dei sentito dire. Si passa poi al commissario di Polizia dall’inflessione napoletana che cerca di far parlare l’imputato, infine, con lo squillo di un cellulare che interrompe il parlare dei personaggi, si materializzano agli occhi dello spettatore la pettegola vicina di casa intenta ad acquistare, con dei pestiferi figlioletti, l’occorrente del giorno, un ligio carabiniere pronto a ripetere al giudice il contenuto del suo verbale relativo al ritrovamento del cadavere, un prete dall’accento marcatamente popolare con delle regole cristiane del tutto particolari ed il malavitoso fratello della vittima che, solo per l’occhio sociale, pensa a far assistere il parente da un giovane e soprattutto economico avvocato. L’atto unico poi si chiude con l’ultimo personaggio, un barbone deriso ed emarginato, che insulta tutti con l’etichetta di “cornuti” e che si definisce l’unico amico del povero Filippo che, alla fine, risulta più vittima che carnefice del suo stato e di una società che schiaccia chi non è omologato, chi è più debole.
Funzionali l’impianto scenografico, la regia ed il gioco luci pensati da Nino Romeo che, in circa novanta minuti, ambienta la vicenda, dall’inizio alla fine, in una sartoria, con una radio, un cellulare che squilla, una sorte di totem che, con degli interruttori, consente di indirizzare le luci, di volta in volta, su uno dei sette personaggi interpretati, con perfetta aderenza, da Angelo Tosto e l’alternarsi di ogni personaggio è contrassegnato da uno squillo del telefonino e subito dopo seguono vari brani musicali, da Adamo a Toto Cutugno, da Brigantony a Mario Merola, da Rino Gaetano a Fabrizio De Andrè.
Nino Romeo nel presentare l’edizione 2016 di “Cronica” si confronta prima di tutto con se stesso e poi con la professionalità di un nuovo interprete (l’ultimo, dopo lo stesso autore, era stato Fiorenzo Fiorito) e con gli anni trascorsi dalla scrittura del testo e si ritrova ancora a parlare del matricidio perpetrato dal manovale Filippo come di “cannibalismo urbano”. Fondamentale in questa nuova edizione l’interpretazione dell’eclettico ed applauditissimo Angelo Tosto, convincente in ogni sua sfumatura o movenza. Tosto è abile nel passare dal comico (esilarante quando ricorda il difetto di dentatura dell’assassino o quando, da prete, dimentica i nomi della Madonna o del Signore) al drammatico senza continuità di sorta, dando la propria impronta ad ogni carattere, al fatto di sangue, completando il quadro psicologico dell’autore dell’evento criminoso, attraverso le testimonianze della variegata umanità che gli sta accanto.
Come spesso accade nei testi di Nino Romeo, il linguaggio e l’aspetto psicologico dei personaggi sono il fulcro dell’intero spettacolo. In “Cronica” si utilizza un dialetto, prevalentemente metropolitano, a dispetto del barbone emarginato, che, alla fine, sotto casa di Filippo lascia agli spettatori il giudizio su un fatto di sangue, oggi ancor più attuale nelle nostre città e su un carnefice che non si riesce proprio a definire tale. E la frase pronunciata ad inizio lavoro, “La mente  umana è un filo di capello... “, rende l’idea dell'inesplicabilità dei comportamenti umani che possono solo essere visti in imperfette sfaccettature, rendendo la pièce come una inquietante riflessione filosofica sulla vita e sulla morte, oltre che  sulla  drammatica precarietà  dell'esistenza.
Alla fine convinti e reiterati applausi per la messinscena, scorrevole e gradevolissima, per l’autore del testo che, ripetiamo, a distanza di trent’anni si rivela ancora attualissimo e soprattutto per l’interprete, un validissimo ed eccellente Angelo Tosto.

“Cronica”
di Nino Romeo
con Angelo Tosto
Regia e luci di Nino Romeo
Selezioni musicali e sonore di Giuseppe Romeo
Assistenti alla regia Alessandra Garofalo e Gabriele Pizzuto
Produzione Gruppo Iarba/Gria Teatro Teatro
Stagione Teatro del Canovaccio di Catania - 7-17 Aprile 2016