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Durante il Napoli Teatro Festival 2015 scocca il “colpo di fulmine” con JERNEJ, spettacolo interpretato da Simona Di Maio e firmato dalla collaborazione tra la compagnia Il Teatro nel Baule ed Il Teatro dei Colpevoli, all’interno del programma del Fringe Festival. Un anno dopo il debutto di DESIDERA attira la nostra curiosità. Lavoro che si protrae per due lunghi anni e che, attraverso la drammaturgia e la regia di Simona Di Maio e di Sebastiano Coticelli, approda ad uno spettacolo “corale”, all’interno del quale si muovono e partecipano tutti i membri della compagnia Il Teatro nel Baule. Ispirandosi ai racconti firmati da Antoine Saint Exupéry, questo spettacolo, dal titolo ambivalente, gioca sulla figura dell’autore appena citato, ma in realtà si muove entro spazi e mondi  creati dalla compagnia in maniera originale. Il racconto costituisce il necessario punto di

partenza di questa performance, così come in tutti gli spettacoli prodotti da questa compagnia, ma l’approccio al testo diventa anche necessario smembramento della storia narrata. La formazione di questi attori/performer napoletani, influenzata da esperienze e da studi internazionali, riesce a coniugare e a legare insieme diversi elementi della consuetudine scenica teatrale: il racconto, il movimento corporeo, le immagini, la voce, le emozioni, la musica. L’idea di una molteplicità di elementi che sembrano sfuggire, esplodere da un momento all’altro, rappresenta la caratteristica fondamentale di questo gruppo di artisti. Se la linea predominante dello spettacolo è la creazione di immagini che stimolino incessantemente l’osservazione e l’immaginazione dello spettatore, gli altri elementi sono “trattenuti” in bilico  all’interno di una zona di confine, affinché siano sempre presenti in scena, ma mai predominanti, sebbene necessari. La storia a ritroso, costruita attraverso geniali e differenti piani temporali, ricostruisce la vita di un aviatore ed è metafora, ancora una volta, del viaggio, ma soprattutto di quell’antitesi tra il restare ed il partire che travalica il ben più famoso topos della ricerca di un luogo del ritorno. Metafora della vita stessa, DESIDERA è lo spettacolo vincitore di “Avviso Pubblico”, premio che il Nuovo Teatro Sanità dedica ogni anno alle compagnie Under 35; il teatro del Rione Sanità di Napoli ospita, dunque, dal 22 al 24 aprile, la poesia delle immagini create dalla compagnia napoletana Il Teatro nel Baule. Parliamo di immagini perché, nonostante la narrazione sia elemento fondamentale, il testo recitato è in realtà limitatissimo a pochissime battute, la maggior parte di queste riproposte in scena attraverso voci off. Questa scelta probabilmente non sarà apprezzata dai cultori della scrittura drammaturgica e da quegli attori legati fortemente alla parola, ma è doveroso sottolineare che la creazione di una narrazione attraverso immagini non è un’arte comune, poiché appare spesso banale e superficiale. In questo spettacolo il testo rimane imprigionato in una narrazione, seppur prevedibile, apparentemente invisibile, la cui forza rinasce continuamente all’interno della mente di ogni spettatore, ricreando, così, molteplici testi immaginari, che il pubblico descrive attingendo ai propri ricordi ed alle proprie esperienze. È evidente che la compagnia giochi fortemente sull’impatto emotivo e visivo, pur creando un originale climax che conduce lo spettatore alla commozione pura. La storia dell’aviatore che vive nel desiderio di volare e di solcare i cieli, ma si dimentica dell’amore vero, quello della donna che sparirà dalla sua vita perché inghiottita dalla morte, è anche il viaggio attraverso il tempo dello stesso protagonista, ormai anziano. Il vecchio gioca con i ricordi e sfida il tempo, cercando di inventare una formula per tornare indietro e per recuperare il suo amore perduto. Lo spettacolo riporta in scena l’eterna lotta tra il desiderio, - qui si gioca tra il verbo desiderare ed il latino “sidera”, ossia stelle - , di volare in alto e di raggiungere i propri sogni, contro la vita reale, gli affetti, l’amore di una donna che rimane con i piedi per terra ed aspetta che il suo uomo si stanchi di desiderare il cielo. Cinque attori raccontano questa storia, alternando passato e presente, attraverso giochi di luce, movimenti fluidi, ironia, commozione, dolcezza. Essi descrivono ed interpretano contemporaneamente le tre età di quest’uomo-simbolo che attraversa la sua vita in coppia e che, invece, racconta i flashback in eterna solitudine. La parola d’ordine dell’intero spettacolo è “fluttuare”, dalla carta leggera delle lettere, ai vestiti, ai corpi che fluttuano nel tempo, si bloccano, ripartono, giocando su un particolare effetto “moviola”. Preponderante anche l’effetto cinematografico che caratterizza le musiche, le immagini e le luci, elementi che ricordano le ambientazioni americane anni ’30, il neorealismo italiano ed i film creati dallo sguardo di Giuseppe Tornatore. Nonostante il testo sia ridotto a poche battute, il concetto di racconto si imprime visivamente sulla carta, simbolo di pensieri e di parole,  perduti e poi ricordati. Volano i fogli delle lettere, volano gli aereoplanini di carta che il protagonista taglia a pezzetti, all’inizio del racconto, rifiutando il ricordo di desideri che hanno spezzato la sua vita, volano le gonne delle attrici, i lenzuoli bianchi sotto i quali appaiono magicamente corpi ed oggetti, vola il tempo che scorre e che diventa cruccio per tutti noi, vola la lampada che scende dall’alto, nel buio pesto del ricordo cancellato dopo la morte: il volare a ritroso è un’azione a rallentatore. Vola anche il nostro protagonista che, ricongiungendosi idealmente alla sua amata, fa pace con se stesso e continua a volare, attraverso il ricordo e l’immaginazione; quest’ultima trasforma in areoplano un tavolo, un letto ed un ventilatore, attraverso un’ultima scena degna di un film di Charlie Chaplin. Lavoro di grande eleganza e di profonda poesia che nasconde un meticoloso esercizio di coordinazione, di fusione ed omogeneità, dimostrato da tutti i membri della compagnia. Gli attori/ballerini riescono a creare un perfetto mosaico, incastrando scene e cambi temporali, movimenti ed emozioni, scandendo la narrazione scenica attraverso azioni di minuta precisione: ecco perché in questa occasione è doveroso parlare di lavoro “corale”. Questo spettacolo non racconta una storia importante, né conduce verso elucubrazioni mentali di specifica natura, ma ricorda al pubblico che siamo tutti caratterizzati da storie semplici che, a volte, hanno bisogno di essere raccontate anche sulle tavole di un palcoscenico. I tre giorni di repliche sold out e gli applausi prolungati ad ogni replica possono ampiamente dimostrarlo.

Foto di Diego Bernabei De Nicola

DESIDERA
Nuovo Teatro Sanità Napoli
22-24 Aprile 2016
Il Teatro Nel Baule
presenta
Desidera
drammaturgia e regia
Simona Di Maio e Sebastiano Coticelli
con
Giuseppe Brancaccio, Sebastiano Coticelli, Simona Di Maio, Amalia Ruocco, Dimitri Tetta
musiche originali Tommy Grieco
scene Damiano Sanna
costumi Gina Oliva
disegno luci Paco Summonte