Pin It

Resistenza. Il Teatro La Comunità fa resistenza. A meno di una settimana dalla data di sfratto, lo storico spazio di Giancarlo Sepe allunga la programmazione di The Dubliners, uno spettacolo delizioso tratto dall'omonima raccolta di racconti di James Joyce, vera chicca in scena fino a domenica 1° maggio, che suggeriamo vivamente di non perdere. Alla miopia delle istituzioni, all'arroganza di chi minaccia un intervento forzoso delle forze dell'ordine, loro rispondono con la poesia. Prodotto dalla Compagnia Umberto Orsini, The Dubliners ha precedentemente debuttato in due parti distinte, ispirate l'una a I morti, il quindicesimo e ultimo racconto, l'altra a Il giorno dell'edera, il dodicesimo, ora riunite

in unica soluzione, ma mantenendo intatto l'impianto originario che procede per quadri, e privilegia alla narrazione un andamento rapsodico.
Chi ha visto i due spettacoli separatamente ritrova qui le immagini più belle, che sembrano generarsi a nuova vita contaminandosi tra loro, sfiorandosi tra una dissolvenza e una nuova visione.
Il grande tappeto di fiori, i fantocci che ci osservano, i corpi a terra che si rianimano tra conati e strattoni, le processioni, i dondolii, i movimenti che si screziano di zoppie insistite, sono tutte immagini che si riaffacciano in questo nuovo plot reinventato dal regista. E il risultato è così fluido, coerente, le scene precise e meditate che prendono il posto delle parole.
Il mondo decadente raccontato da Joyce, fatto di stanze umide e palazzi fatiscenti, luci fioche e birre consumate intorno a tavolacci polverosi, piccoli uomini inerti come automi, l'amor patrio ridicolo, la tradizione bigotta che sa di finto e di muffa, non viene narrato ma suggerito e alluso.
Attraverso le immagini e i colori, i costumi, le musiche, i suoni, i rumori, i rintocchi delle campane e i canti goliardici, e qualche battuta in inglese, qua e là, prendono vita le figure sommerse raccontate da Joyce. E prendono vita con brio, grazie a quella distanza miracolosa che sa guardare alle cose da un gradino più su.
Con frequenti e improvvise virate di registro, si raccontano anche le emozioni più violente, il panico, l'emergenza, la paura.
Gli attori si mostrano avvezzi a un lavoro di squadra tarato su corde precise e non comuni, che sono quelle di Sepe e in particolare di Sepe alla Comunità.
Corde di grande libertà e di grande poesia, che risuonano sulla base di codici condivisi, che non si improvvisano.
Per questo ogni volta viene voglia di aprire il giocattolo e vedere cosa c'è dentro, come funziona, quali magici fili lo muovono, quali dispositivi bisogna azionare perché la giostra cominci il suo giro.
Tutti a bordo si parte. Succede spesso di uscire dalla Comunità con l'impressione di essere stata sulle giostre di una festa di paese come si vedevano una volta, magari al santo patrono, quando tornavi a casa contento, con un palloncino e lo zucchero filato, e con la certezza che saresti tornata. Prima o poi.
Ecco, appunto. Noi alla Comunità vogliamo tornare e siamo in tanti, tantissimi anzi.
Signor Comune, signora Capitale, signori Municipi, Assessori, Dirigenti, Funzionari, i numeri sono numeri e parlano chiaro. Non potete mica far finta di niente. Sono arrivate manifestazioni di solidarietà da tutta l'Europa, Francia, Spagna, Gran Bretagna. E dall'America anche. Ma sono gli assidui che a Roma ci vivono, votano, fanno la spesa, che sarebbe meglio non fare arrabbiare.
Quelli che lì hanno incontrato Oscar Wilde come nemmeno nel West End, o Nora Elmer che litigava con Hedda Gabler. L'avete mai vista, signora Capitale, Nora Helmer che litiga con Hedda Gabler?
Però la storia di questa casa nel cuore di Trastevere- nelle viscere in verità, nelle interiora, che sono ancora più vere perché con le interiora a mentire come si fa?- sono sicura che la conoscete. 44 anni sono una bella età e una bella esperienza ma non si può mica andare in pensione, a 44 anni!
Voglio pensare che almeno una volta l'abbiate scesa anche voi quella scaletta che porta a casa di Sepe, una scaletta a gomito che quando scendi sei già bello contento ma quando risali hai un'ebbrezza che fai due scalini alla volta.
Voglio pensare che la faremmo ancora tante altre volte, a salire e scendere, a scendere e salire, vero no, signora Capitale?
Lei cominci a fare almeno il primo scalino, e il 4 maggio, per piacere, lasci in pace gli attori e le forze dell'ordine.
Noi la ringraziamo e confidiamo nel secondo scalino, e in tutti gli altri a venire, che questo spazio, mi creda, ci sta davvero a cuore. E con il cuore glielo chiediamo tutti quanti. Con il cuore e con le interiora.

The Dubliners
da James Joyce
produzione: Compagnia Umberto Orsini
regia Giancarlo Sepe
con Giulia Adami, Manuel D'Amario, Luca Damiani, Loris De Luna, Giorgia Filanti,
Pietro Pace, Federica Stefanelli, Guido Targetti, Adele Tirante e la partecipazione di Pino Tufillaro
Scene e costumi: Carlo De Marino
Musiche a cura di Harmonia team e Davide Mastrogiovanni
Luci: Guido Pizzuti