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C’è in Europa una straordinaria occasione in cui, con varia cadenza pluriennale, numerosissimi teatranti, drammaturghi, registi, danzatori e coreografi, critici, giornalisti, operatori, direttori di festival e teatri si riuniscono per celebrare il teatro europeo: si tratta del “Premio Europa per il Teatro”, manifestazione presieduta da Jack Lang e diretta e organizzata dall’italiano Alessandro Martinez (segretario generale) e che quest’anno, giunta alla sua XV edizione, si è tenuta dal 23 al 26 aprile a Craiova, in Romania, grazie alla partnership della citta di Craiova, dell’Istituto culturale Rumeno e con la collaborazione del Teatro Nazionale “Marin Sorescu” di Craiova e dello “Shakespeare International Festival” di questa città. Una festa, si diceva: una vera e propria festa del migliore teatro europeo che, nonostante tutto, resiste, propone autorevolissime figure di artisti e produce

grandissimi spettacoli. Non usiamo le parole a caso e, se diciamo che qui si celebra il migliore teatro europeo, lo facciamo a ragion veduta e scorrendo appena i nomi dei premiati nelle passate edizioni: a Taormina sono stati premiati Ariane Mnouchkine (1987), Peter Brook (1989), Giorgio Streheler (1990), Heiner Muller (1994), Bob Wilson (1997), Luca Ronconi (1998), Pina Bausch (1999), Lev Dodin (2000), Michel Piccoli (2001);  Harold Pinter (a Torino nel 2006), Robert Lepage e Peter Zadek (insieme a Salonicco nel 2007), Patrice Chereau (ancora a Salonicco nel 2008), Krystian Lupa (a Wroclaw nel 2009), Peter Stein (a San Pietroburgo nel 2011). Una festa in cui ci si incontra e ci si riconosce sempre di più, edizione dopo edizione, si stringono amicizie e alleanze, nascono idee e progetti e, soprattutto, si alimenta un sentimento di comunità che è davvero una grandissima ricchezza per la cultura europea.
Che dire dell’edizione appena trascorsa? Innanzitutto, ovviamente, che il premio è stato assegnato al danzatore e coreografo svedese Mats Ek (foto), una straordinaria figura di uomo  e di artista che per cinquant’anni anni ha incantato il pubblico svedese e, in generale, quello europeo e internazionale, contribuendo non poco alla rielaborazione contemporanea della danza, persino nella sua tradizionale forma ballettistica. «Ek – spiega la giuria del premio - muove i primi passi nel “Cullberg Balletten”, la compagnia di danza contemporanea della madre, la leggendaria danzatrice e coreografa Birgit Cullberg. Ispirato, tra gli altri, da Martha Graham, Pina Bausch e Kurt Joos (dalla cui lezione prende vita la “danza drammatica” di Birgit Cullberg), Mats Ek introduce nella danza contemporanea un repertorio gestuale tratto dalla vita quotidiana, dove elementi corporei come volti, mani e piedi confluiscono a creare una forte espressività del movimento. Il tratto distintivo dello stile di Mats Ek è la comunicazione attraverso il linguaggio del corpo, nella quale è prioritaria la forza espressiva piuttosto che la perfezione tecnica. La figura femminile, inoltre, è centrale in ogni suo balletto, costituisce il fulcro dell’azione non solo sul palcoscenico ma anche nella realtà quotidiana, nella maggior parte delle sue opere modellata per e da Ana Laguna, la sua musa. Le donne, infatti, sono per Mats Ek il motore della società e nelle sue opere vi è un’attenzione particolare al ruolo che la società contemporanea affida alla figura femminile». Parole importanti certo, ma il tutto s’è chiarito nella sua autentica sostanza quando nella cerimonia di chiusura sono stati presentati due brevi saggi del lavoro di questo coreografo grande e appartato: il filmato integrale di “Bye” con la meravigliosa Sylvie Guillem e, dal vivo, l’intensissima “Axe” (ascia) con Ana Laguna e Yvan Auzely; allora l’emozione è stata fortissima in tutti.
Ma il Premio Europa, sin dalla sua terza edizione si è arricchito anche di un’altra importantissima sezione che riguarda il “Premio per le realtà teatrali” emergenti e/o significative della ricerca teatrale europea: uno sguardo attento alla realtà viva e plurale del teatro del vecchio continente che nell’edizione di quest’anno (la XIII) ha visto premiare il trentottenne regista e attore ungherese Viktor Bodó (candidato fin dal 2008, in foto), il regista tedesco Andreas Kriegenbur (candidato fin dal 2006, in foto), il drammaturgo spagnolo Juan Mayorga (candidato dal 2007, in foto), la grande compagnia del National Theatre of Scotland (candidata dal 2011) e il regista francese Joël Pommerat (candidato dal 2008). Al di là dei percorsi e delle caratteristiche artistiche che hanno portato alla individuazione dei vincitori, val la pena di ricordare quanto ha affermato Mayorga nel ricevere il premio: «per me vincere questo premio è una soddisfazione ma anche una missione e una responsabilità: la missione e la responsabilità di ricordare e di tener viva la consapevolezza che l’Europa, prima di essere un fatto economico o politico, è anzitutto un ideale e una costruzione culturale. Senza questa dimensione ideale, oggi quanto mai in crisi, nulla di quanto afferisce all’Europa ha senso». Il Premio Speciale del Presidente, meritatissimo per altro, è andato al grande regista Rumeno Silviu Purcarete (in foto, una vita a mettere in scena meravigliosi spettacoli shakespeariani); mentre, per quanto riguarda la sezione “Ritorni” sono stati presenti a Craiova Romeo Castellucci (che ha presentato “Spared parts” un intervento creativo sul Giulio Cesare di Shakespeare) e Thomas Ostermayer (col suo straordinario Richard III che ha riscosso a Craiova un grandissimo successo).
Un’ultima notazione va fatta e riguarda la location di questa edizione del Premio Europa per il teatro: Craiova è una città di medie dimensione della Romania felicemente rientrata nel novero dei paesi dell’Unione europea, una città con un gran teatro pubblico (diretto con passione ed efficacia da Emil Boroghina e che nella sua storia ha ospitato persino una produzione di Bob Wilson) e una straordinaria cultura teatrale diffusa (come sempre nei paesi dell’Est Europa) che si esprime in regolari stagioni teatrali, in un antico e prestigioso festival shakespeariano e nella presenza assidua di grandi registi come Purcarete, quindi va benissimo che questa manifestazione si sia svolta qui; ciò che oggettivamente non va bene, e che è amaro constatare, è però che le grandi capitali occidentali del teatro europeo (Parigi, Berlino, Madrid, Londra, Barcellona, Lisbona e, non ultime, le capitali del teatro italiano) non abbiano ancora espresso una opzione positiva e concreta in ordine a questa manifestazione e che, d’altro canto, nemmeno la Commissione europea, malgrado riconosca il Premio come “Manifestazione d’interesse europeo”, abbia voluto decidere in tal senso: aumentando lo stanziamento di partecipazione per la manifestazione (che è solo, e molto parzialmente, cofinanziata) o inserendola nel novero delle attività per le celebrazioni delle capitali europee della cultura. Evidentemente a Bruxelles, al di là delle tante parole, non sono poi ancora così convinti che la cultura sia l’unico rimedio efficace contro lo sgretolarsi egoistico e populistico dell’Unione Europea e dei suoi valori fondanti.