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FESTIBÀL è un viaggio cominciato nel 2015, rivolto ad esplorare non solo la cultura di luoghi vicini a Napoli e legati alla regione campana, ma soprattutto volto a stimolare la rinascita dell’interesse nei confronti dell’intreccio di culture che caratterizzano fortemente tutto il bacino del Mediterraneo. Riscoprire questi legami significa comprendere meglio ciò che siamo diventati, come e quanto ci siamo spostati, cosa ci accomuna. Il concetto di cultura orale, che contiene elementi fondamentali come la musica, il ballo, il teatro e la narrazione, diventa, a sua volta, solido fondamento su cui si costruisce il progetto che Luca Sessa conduce da tempo, con grande forza ed enorme entusiasmo. Le sue parole ne

sono testimonianza e descrivono il rapporto che intercorre non solo tra lui e gli artisti invitati a Napoli, presso l’ex Asilo Filangieri, ma anche tra la cultura napoletana e le altre culture protagoniste dello stesso progetto, ossia quella irpina, spagnola, egea, calabrese, lucana, salentina, portoghese, cretese, fino alla siciliana: << […] ci serve rappresentare e vivere la coesione dei posti contigui nei quali le forme divertenti sono ancora vive e fruibili. Per rimanere in proprietà dei nostri destini, serve portare i legami del passato ad una fioritura che sia bella oggi e parli di futuro domani. È redditizio mostrare che, partendo da maniere fondanti e collettive che tendiamo a trascurare, si può stare magnificamente bene, ritrovando semi, senso, orientamento […]>>.
Pur tenendo presente il concetto di socialità, socializzazione e comunità, recuperando il rapporto inter comunitario, che diventa uno degli obiettivi fondanti di questo progetto, le scelte operate dall’organizzatore appaiono di notevole importanza anche per tutti gli studiosi che si occupano di teatro, di antropologia, di linguistica, di letteratura, di musica.
La nostra presenza, durante i tre giorni dedicati alla Sicilia Orientale, evento dal titolo SICILIA PELORITANI BALLETTO E CUNTO, ospitato dall’ex Asilo Filangieri dal 19 al 21 maggio, ci fa riscoprire il valore di eventi comunitari dai quali si può estrapolare un discorso culturale ampio ed importante.
Partendo dal cibo, quello tipico della Sicilia della costa orientale, si arriva ai seminari, allo spettacolo, passando attraverso la musica ed il ballo. Ad attirare la nostra attenzione è sicuramente la presenza di Gaspare Balsamo, giovane trapanese che vive a Catania, e che, dopo una lunga esperienza formativa presso il CTA (centro teatro ateneo) dell’Università “La Sapienza” di Roma, il Teatro dell’Orologio e l’Accademia “Silvio D’Amico”, ritorna nella sua isola, consapevole delle potenzialità artistiche e culturali della lingua siciliana e della tradizione cuntista. Allievo di Mimmo Cuticchio, oggi può essere considerato uno dei maggiori rappresentanti contemporanei dell’arte del Cunto.
Pubblico numeroso, incuriosito e partecipe, quello napoletano, in occasione della messa in scena dello spettacolo DON CHISCIOTTE IN SICILIA: ep.1, COLAPESCE, il 20 maggio, presso l’Ex Asilo Filangieri.  La visione dello spettacolo è arricchita anche da un incontro/seminario durante il quale l’attore descrive la sua esperienza, indicando un interessante excursus letterario che fissa alcuni punti fondamentali della storia della letteratura cuntista.
Lo spettacolo è creato da Balsamo attraverso la conoscenza di un enorme patrimonio orale che permette al cuntista di incastrare, sovrapporre e riprendere molteplici storie, legate non solo alla tradizione siciliana ma anche alla letteratura mediterranea e del Nord Europa,  quest’ultima trasferita in Sicilia attraverso la presenza di diverse dominazioni e di personaggi di ampio respiro culturale, come Federico II di Svevia. La storia narrata da Balsamo, solitario in scena, è inevitabilmente onomatopeica, perché ricostruisce attraverso gesti, parole e suoni, le molteplici immagini che il cunto crea nella mente degli spettatori-ascoltatori. A questo si aggiunge l’accurata gestualità che il cuntista amplifica e colloca a corredo di ogni singola frase, ricordando il mimo, l’opera dei pupi e le cosiddette arti marziali siciliane, ossia la scherma corta ed il bastone siciliano, discipline antiche che l’attore apprende grazie al maestro Giuseppe Bonaccorsi. La storia narrata in questo cunto è triplice, o meglio, si incastra attraverso diversi livelli cronologici e narrativi, inserendo l’elemento metateatrale attraverso una sorta di spettacolo-racconto che viene narrato a Don Chisciotte e a Sancho Panza all’interno di un’osteria. Il contrasto tra ambiente chiuso, lontano dalle manifestazioni legate al racconto orale di piazza, ma più vicine all’Opera dei Pupi, e ambiente aperto, quello della storia di Colapesce, si uniscono poi, attraverso una cucitura finale, alla contemporaneità. Citato dunque il viaggio dei due cavalieri della Mancha, i cui mulini a vento sono quelli ancora oggi presenti nelle Saline di Marsala, riferimento geografico ben definito da cui ha vita un lungo viaggio immaginifico. Anche la lingua è quella trapanese che permette, così, di inserire i riferimenti alle tonnare, ai cunti dei tonnaroti – con un riferimento a MUCIARA, cunto del 2008 -  arrivando alla leggenda più famosa, quella di Colapesce che sostiene una delle colonne della Sicilia, senza dimenticare i riferimenti agli amori dolorosi che mescolano la tradizione narrativa ai fatti di cronaca, come la famosa storia della Baronessa di Carini.
Il DON CHISCIOTTE IN SICILIA di Balsamo è caratterizzato da un episodio 1, quello di Colapesce, prevedendo, appunto un seguito. Infatti cavaliere e scudiero, identificati mirabilmente attraverso tonalità vocali ed accenti differenti, si scontrano con la contemporaneità dei migranti – e qui si rimanda ad altri cunti di Balsamo, come TRATTE ...HARRAGA DEI MARI E DEI DESERTI... del 2010 – per intraprendere poi un viaggio nel tempo, sulla scia della favolistica calviniana, lanciandosi verso il 1978 per incontrare Peppino Impastato. Il cunto di Balsamo, quindi, a metà tra tradizione e racconto storico-civile – ed è questa la cifra originale di questo cuntista che non rimane sterilmente ancorato solo al passato - rimane aperto sia all’inizio che alla fine dello spettacolo, rispettando la tradizione dei racconti a puntate dei cantastorie in piazza e la tecnica dei refrain di memoria medievale, utili per non far dimenticare al pubblico gli agganci narrativi; la struttura, quindi, non è mai chiusa, ma profondamente e necessariamente metateatrale. L’incontro/seminario con Gaspare Balsamo porta alla luce l’attenzione verso una cultura ampia ed un lungo lavoro che denota abilità e tecnicismi, soffermando l’attenzione sulle immagini ricreate nella mente, unico mezzo per intonare l’orecchio e per costruire una narrazione metrica che possa alternare accenti ritmici, racconto piano, pantomima, canto, suono. La particolarità della lingua siciliana e delle sue vocali aperte accoglie facilmente il gioco di accenti di antica tradizione.
L’attore fissa anche degli importanti riferimenti bibliografici, indispensabili per la conoscenza della cultura legata al Cunto, sebbene questa sia inevitabilmente effimera: dalla grande opera di Giuseppe Pitrè, a quella di Giusto Lodico che ricostruisce e traduce la Storia dei Paladini di Francia, fino agli insegnamenti di Mimmo Cuticchio, senza dimenticare le raccolte di Giovanni Meli e di Salomone Marino. Grazie a questi autori ed artisti, la cultura orale siciliana comincia a sedimentarsi, soprattutto dall’Ottocento in poi, lasciando tracce di inestimabile valore.
Il progetto Festibàl è caratterizzato anche dalla musica, elemento della cultura orale che probabilmente più del racconto e del teatro unisce comunità diverse. In occasione degli eventi dedicati alla Sicilia, l’Ex Asilo Filangieri ospita anche la cantante Eleonora Bordonaro che conduce un seminario sul canto siciliano, ma anche il gruppo messinese UNAVANTALUNA, i cui membri conducono un seminario di canti e strumenti tradizionali peloritani, prima di concludere con un lungo concerto finale. Non dimentichiamo anche la presenza del gruppo di ballo di Margherita Badalà, i cui membri trascinano il pubblico in lunghe ore di balli siciliani, al suono degli strumenti tradizionali, come la zampogna ( ciaramedda), friscalettu, marranzano, tamburello e tammorra.
Il progetto non si ferma qui, ma esplorerà ancora altri luoghi: la locandina riporta una mappa rovesciata del Mediterraneo, affinché si comprenda il valore simbolico di una cultura eterogenea  dalle viscere profondamente radicate nello stesso fondale.

Festibàl Napoli balla al centro, a Sud
Sicilia Bedda
19-20-21 maggio 2016
Ex Asilo Filangieri Napoli
LABORATORIO DI TEATRO SICILIANO "Il cunto e il duello" a cura diGaspare Balsamo Spettacolo CUNTO "Don Chisciotte in Sicilia: ep.1, Colapesce" di e con Gaspare Balsamo
Corso di BALLETTU con Margherita Badalà
· laboratorio di CANTI della Sicilia Orientale con Eleonora Bordonaro
· laboratorio di STRUMENTI tradizionali peloritani (zampogna, friscalettu, marranzano, tamburello) con Pietro Cernuto e Francesco Salvadore
Seminario sulla LINGUA SICILIANA "Cunto la Lingua" con Gaspare Balsamo