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Ispirandosi all’antico teatro delle ombre (figure ideate dal burattinaio argentino Alonso Barraza e da Cristina Gentile) un piccolo gruppo di donne, racconta con punti di vista originali, le eroine delle favole: Cenerentola, Cappuccetto Rosso, e tante altre. Il titolo dello spettacolo è tratto dalla raccolta della poeta catalana Begonya Pozo (membro della Compagnia) e si riferisce al luogo della condivisione delle voci, il “dovunque in nessun luogo”. Dodici belle signore, eleganti, con gestualità gentile ed espressioni sognante, raccontano, con voce teatrale, il loro mondo in versi. Il progetto è sostenuto dal Centro Culturale Multietnico La Tenda, un’associazione che opera a Milano con l’intento di

valorizzare la scrittura migrante. Punto di forza dell’associazione il lavoro sulla scrittura come ponte che unisce le diverse terre. «Muovendo dalla migranza, si riconsidera consapevolmente la parola scritta dell'uomo che viaggia, che parte, che perde per sempre e che per sempre ritrova». La Compagnia delle Poete, ideata e fondata da Mia Lecomte, è costituita da una ventina di poete, provenienti da diversi continenti, ognuna con una particolare storia personale di migranza. La loro performance è una partitura di voci narrative sostenuta e ampliata da molteplici linguaggi artistici: musicisti, danzatori, pittori. Le donne recitano in versi e creano una scenografia molto domestica, intima. La struttura è “modulare”, a seconda delle occasioni di esibizione e delle poete in scena, la formula di base cambia. Anna Belozorovitch, Laure Cambau, Adriana Langtry, Mia Lecomte, Sarah Zuhra Luckanić, Helene Paraskeva, Brenda Porster, Barbara Pumhösel, Candelaria Romero, Francisca Paz Rojas, Barbara Serdakowski, Eva Taylor, passeggiano, sorridono, danzano, ascoltano e cuciono insieme una grande coperta fatta di pensieri. Si muovono fra le quinte (qualcuna con passi più teatrali, qualcun'altra con consapevolezza minore) mentre le ombre cinesi creano un mondo fatto di sirene, fate, pesci, principesse. La forza dello spettacolo sta proprio nella sua idea fondante: portare la poesia a teatro, restituirla alla sua funzione di oralità; farlo superando la solitudine della scrittura individuale, mettendo insieme i diversi mondi poetici, creando una partitura originale. Sul piano dei contenuti alcuni versi risultano più forti dal punto di vista teatrale rispetto ad altri. Più adatti al mondo scenico.  Il teatro ha le sue leggi, la comunicazione scenica realizza sempre un salto verso una realtà che trascende il reale, la parola scenica deve avere una sua energia per oltrepassare la soglia della quarta parete. Col tempo si potrà lavorare maggiormente sulla struttura, sulle relazioni fra le diverse parti, sull’ordine e la disposizione per rendere ogni passaggio, ogni momento poetico più significativo dal punto di vista teatrale. Cosa hanno di originale queste donne oltre che essere poete? Francesco Armato che ha scritto un saggio sul loro lavoro (Premiata compagnia delle poete, editore Iannone  collana Kumacrèola) lo sintetizza molto bene: «Tutte condividono un obiettivo primario: realizzare una sorta di “orchestra” che armonizzi la poesia di ciascuna poeta, che è inevitabilmente influenzata dalle diverse tradizioni linguistiche e culturali d’origine...» Accanto al racconto delle parole il racconto musicale di Natalya Chesnova, la sua fisarmonica incanta, sottolinea passaggi di voci, di toni, movimenti. Con questa performance, tutta al femminile, si chiude INNESTI; dalle eroine delle fiabe, alle piccole eroine del quotidiano che hanno ideato e condotto questa rassegna (Angela Calicchio e Tatiana Olear) sfidando stereotipi, procedendo controcorrente, accogliendo la parola migrante al di là dei confini. «Vide un confine da buttare giù e lo fece» Recita una delle donne, parlando di una sua eroina, ogni tanto dovremmo provare a farlo anche noi.

Milano, Teatro Menotti, 26 giugno 2016