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Quando gli intenti si uniscono in un’ottica comune, è possibile realizzare dei progetti artistici di grande prestigio, all’interno di luoghi inconsueti. Quando il desiderio di creare diventa pretesto e volontà insostenibile, le lingue differenti e le menti prolifiche si fondono. Parliamo di un’esperienza importante che, nella sua estrema semplicità, dimostra la possibilità di creare la parola teatrale attraverso il concetto di rete drammaturgica. L’idea di connessione, relazione, interazione, che crea rete, all’interno di uno specifico ambito culturale ed artistico, è uno degli elementi di cui si parla spesso ma, altrettanto spesso, è di difficile attuazione. Unire autori, registi, attori, critici teatrali, all’interno di una

“residenza” inconsueta, ossia il Monastero di Santa Maria Annunziata di Mandanici, in provincia di Messina - luogo suggestivo, le cui mura, stanze e cortili sono state recuperate dal disfacimento del tempo -  rappresenta la scommessa vinta dal drammaturgo siciliano Tino Caspanello, con la collaborazione di Latitudini Rete di Drammaturgia Siciliana, dell’Università di Messina, dei validi collaboratori Cinzia Muscolino, Gigi Spedale e Vincenza Di Vita, quest’ultima supervisor non solo dell’osservatorio critico, ma anche moderatrice degli importanti incontri svoltisi dal 7 al 10 luglio. Sui monti che degradano verso la costa jonica siciliana, vicino a Roccalumera, nove autori, invitati da Caspanello e legati a lui da solida amicizia e stima professionale, si riuniscono per creare. Caspanello coniuga la sua esperienza di drammaturgo siciliano, ormai conosciuto in tutta Italia, e quella francese che gli ha permesso la pubblicazione, diffusione e messinscena dei suoi testi all’Estero, alcuni tradotti dal siciliano al francese. In effetti, il legame tra la Sicilia e l’Europa sembra essere predominante, poiché gli autori presenti a Mandanici sono siciliani, calabresi ed europei, sorvolando oltre le Alpi, unendo idealmente ed artisticamente il Nord con il Mediterraneo. Il concetto di rete e di connessioni si ramifica, inoltre, grazia alla presenza dei critici teatrali Filippa Ilardo, Paolo Randazzo ed Emanuela Ferrauto, indicando anche la presenza dell’ANCT, Associazione Nazionale Critici Teatro, e quella preziosa di Maximilian La Monica, fondatore dell’importante Casa Editrice “Editoria & Spettacolo”, quest’ultima spiraglio di luce nell’ambito dell’editoria italiana rivolta alla pubblicazione della drammaturgia contemporanea.
Presenti, dunque, alcuni dei più importanti autori/attori della nuova drammaturgia meridionale, da Giuseppe Massa, a Turi Zinna, Rosario Palazzolo, Beatrice Monroy, Giuseppe Provinzano, il cuntista Gaspare Balsamo, fino al calabrese Saverio Tavano; si uniscono gli stranieri Freek Vielen (Olanda), Artur Palyga ( Polonia), Samuel Gallet  (Francia).  All’interno delle stanze del Monastero, la pratica di creazione quotidiana si articola attraverso un processo di vita comunitaria che scandisce le ore della giornata ed accompagna autori, critici, attori e registi, seduti allo stesso tavolo per creare drammaturgia, per conversare confrontandosi, o semplicemente per pranzare e cenare insieme. Dei nove autori prescelti, ogni giorno tre si riuniscono per fondare un tema su cui costruire la struttura drammaturgica, mentre gli altri partecipanti si riuniscono attorno al tavolo per leggere ciò che si è prodotto attraverso le intuizioni del giorno precedente. Tre i temi emersi, “Un luogo tra quattro mura”, “La resurrezione”, “La scuola”. Nove i testi prodotti: sul primo tema “Troppa luce” di Turi Zinna, “L’ordine” di Beatrice Monroy, “Stuck in time” di Freek Vielen. Sul secondo tema: “Puzzle” di Artur Palyga, “Anche Cristo risorge in ritardo” di Saverio Tavano, “U mùortu” di Giuseppe Massa. Sul terzo tema, dedicato al concetto ampio e metaforico della scuola, i tre autori scelgono una materia diversa: il corso di Educazione Civica di Rosario Palazzolo, il corso di Matematica di Samuel Gallet ed il corso di Letteratura Italiana di Tino Caspanello. Il risultato prevede altri tre spettacoli dal titolo “Giorgio”, firmato da Rosario Palazzolo, “La relazione” di Samuel Gallet, “Letteratura Italiana” dello stesso Tino Caspanello, a conclusione dell’ultima serata di W-RITE.
Attorno al complesso e faticoso lavoro di produzione drammaturgica, si muovono numerosi registi ed attori che, ogni giorno, durante il pomeriggio, allestiscono gli spettacoli che andranno in scena la sera stessa. Tre i luoghi prescelti per accogliere il pubblico – lo stesso Monastero, la piazza del Duomo di Santa Domenica e la piazza dell’ex Chiesa SS. Salvatore - che assiste ad una messinscena inconsueta, dove le normali pratiche di memoria e di assimilazione del personaggio sono annullate in un tempo compresso che richiede una preparazione immediata del prodotto finito. La pratica di creazione viene stabilita a priori ma in maniera effimera: tutto ciò che W-RITE ha prodotto, in pochi giorni, è frutto di grande professionalità e soprattutto di un’organizzazione in fieri che non sembra ancora e fortunatamente definitiva. Il concetto di residenza in un luogo lontano dalle città e dagli ambienti teatrali più noti permette agli autori ed agli artisti di essere sottoposti ad uno “stress” produttivo imposto che, in genere, non segue una tempistica simile. Ogni autore, solitamente, scrive e ritorna sulle proprie parole innumerevoli volte, ma a Mandanici occorrono 24 ore per attraversare l’intero iter produttivo di uno spettacolo. Coinvolti, dunque, numerosi registi e attori siciliani, tra cui Roberto Bonaventura, Marcello Cappelli, Giovanni Maria Currò, Salvo Gennuso, Cinzia Muscolino, Daniela Orlando, Giuseppe Provinzano, Auretta Sterrantino e Vincenzo Tripodo, per quanto riguarda la regia, e Gaspare Balsamo, Linda Bonanno, Tino Calabrò, Marielide Colicchia, Elisa De Luca, Giulia De Luca, Oreste De Pasquale, Elisa Di Dio, Mauro Failla, Dario Garofalo, Caroline Gonin, Antonio Gullo, Lelio Naccari, Francesco Natoli, Grazia Nuccio, Alessio Pettinato, Nella Tirante, Margo Verhoeven, per quanto riguarda la recitazione. Completano il team anche le stagiste e collaboratrici del DAMS di Messina, Noemi Bevacqua, Roberta Costanzo, Antonella De Francesco e Adele Di Bella, le preziosi interpreti  Selene Di Bella, Ornella Padovani e Paulina Wojciechwoska ed infine Antonella Babbone, vincitrice del premio “Paola D’Ambrosio”, indetto dal Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo di Napoli, che ogni anno prevede un contributo per permettere la partecipazione di un giovane ad un Festival o ad una Residenza Teatrale.
W-RITE ha prodotto testi e nuova drammaturgia, ma soprattutto ha creato un evento unico in tutta Italia, un momento di aggregazione artistica che combatte per sopravvivere ed ottenere una durata prolungata. Ciò che sorprende è, non solo il coraggio di Tino Caspanello e di tutti i suoi collaboratori, ma soprattutto la volontà di un paese di pochi abitanti, come Mandanici, di aprire i suoi luoghi ad un progetto dal respiro europeo. Cosa emerge, dunque, dall’ascolto, dalla visione e dalla lettura dei testi prodotti dagli autori in residenza? Certamente è immediata ed evidente la difficoltà di traduzione in inglese o in francese dei testi prodotti dagli autori siciliani o calabresi. Impossibile la traduzione delle sonorità linguistiche, della metrica, dell’impatto uditivo che ha il dialetto sugli ascoltatori. Il ruolo fondamentale delle interpreti è quello, dunque, di tradurre trame e concetti fondamentali, affinché tutti gli autori siano consapevoli del significato. Dalla lettura ed osservazione di alcuni testi e dall’osservazione della relativa messinscena – che non dimentichiamo, diventa ulteriore trascrittura registica della parola scritta -  emerge un tema ricorrente: la solitudine. Silenzio e personaggi isolati sembrano tracciare un ideale filo conduttore che si articola anche attraverso l’ironia di alcuni testi. La solitudine si unisce all’attesa, altro elemento che caratterizza la costruzione di questi testi, diversi per lingua e ritmo, ma collocati nella contemporaneità asettica, in quel momento storico, cioè, che ci caratterizza tutti. In effetti, sembra non esserci nessun intento passatista o futuristico, quindi gli autori si soffermano necessariamente sul presente, descrivendo famiglie sbilenche, necessità di sopravvivenza fisica e psicologica, vuoti ambientali e sonori, lunghi silenzi, personalità effimere e contorte, microcosmi geografici ed universalità infinita, fino ad un Cristo-adolescente che gioca sul concetto di “rinascita”, parlando al pubblico da un vero balcone del paese, preso “in prestito”. L’angoscia dell’uomo si ripercuote negli scritti degli autori mediterranei e sembra ancor più evidente in quelli degli autori provenienti dal Nord Europa. Un ulteriore livello di comprensione in cui l’uomo è consapevole della sua condizione di isolamento, all’interno di un mondo iper-popolato, ma nello stesso tempo è cosciente dell’impossibilità e della difficoltà di reazione nei confronti di questo baratro di solitudine. È sorprendente, dunque, come in un clima di festoso lavoro drammaturgico e teatrale, gli autori, poi, improvvisamente si isolino, scegliendo gli angoli più silenziosi delle sale e delle cappelle della Residenza: anche quando irrompono attori e registri, durante le ore pomeridiane, e le sale si riempiono di piccole compagnie che cominciano a distribuire i ruoli ed a provare, alcuni degli autori preferiscono rinchiudersi nelle stanze, o rivedere i propri testi in profonda solitudine. L’immagine ossimorica di una Residenza arroccata sui monti, nel silenzio della natura, risuona di voci di attori, di saluti e abbracci tra colleghi e amici che si ritrovano, di confronti tra le esperienze raccolte nelle varie città teatrali o nei Festival visitati. Le sere ed i momenti convivali nel cortile possono anche sfociare in letture di testi improvvisati, in confronti e commenti su alcuni spettacoli, in proposte di progetti futuri.
Qualora questi testi potranno confluire in unico “raccoglitore”, testimonieranno, attraverso la drammaturgia, che è possibile ancora produrre parola teatrale per raccontare il mondo, l’uomo e le sue storie, ma testimonieranno soprattutto la semplicità del lavoro in una Residenza che quest’anno ha segnato un piccolo evento storico-artistico, concludendo questa complessa stagione teatrale.

W-RITE
RESIDENZA DRAMMATURGIA INTERNAZIONALE
7-10 LUGLIO 2016
MANDANICI (ME)