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Ispirato all'opera più significativa di Voltaire, uno dei padri dell'illuminismo, questa opera in cinque atti di Mark Ravenhill, riprende l'idea dell'illuminista francese in polemica con la filosofia di Leibniz secondo cui noi viviamo nel migliore dei mondi (e forse dei modi) possibili, per ribellarsi a quello che sembra essere oggi l'atteggiamento ed il pensiero obbligato dell'opulento mondo occidentale. Tutto deve andare bene e deve essere positivo. A cominciare dal nostro corpo, per finire alla nostra vita professionale, sociale ed economica. Stare bene è un dovere, essere felici è l'unico obiettivo. La negazione della sofferenza, dell'insuccesso, della tristezza come naturali componenti delle nostre esistenze, è ciò che produce tante sofferenze ed insuccessi altrimenti evitabili. Così, in questi cinque quadri ambientati in cinque epoche diverse (passato, presente e futuro), l'autore prende spunto a piene mani dalle vicende di Candido per parlare di noi e dell'oggi. In particolare, il cuore di questa drammaturgia e della sua tematica, mi sembra coincidere col secondo atto in cui una ragzza infelice fa strage di tutti i membri della sua famiglia. Le diverse parti dell'opera, oltre a spaziare nei diversi secoli da Voltaire ai nostri giorni ed oltre, sono caratterizzati da stili, direi anzi generi drammatici, molto diversi. Dalla commedia alla tragedia, alla farsa. Un lavoro originale, brillante ed intelligente che si apprezza molto anche in lettura. Il volume si apre con la prefazione di Fabrizio Arcuri che ha messo in scena il testo in questa stagione e da un'intervista all'autore a cura di Alessandra Santangelo.

Candide
di Mark Ravenhill
Titivillus 2016
91 pagg. € 11,00

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