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Quello che leggerete è uno studio sull’antica trilogia tragica di Eschilo. Strutturato in quattro capitoli, vuole esserne una sintesi, un rimescolamento, una ricostruzione per frammenti, una reinterpretazione poetica.
Rispetto alla tragedia classica, l’ordine degli eventi è stato invertito. Le Supplici sbarcano sulla spiaggia di Argo dopo aver ucciso i propri mariti, non prima. Esse dunque scappano dalla pena di morte, non dalle nozze.
Il linguaggio è un tessuto di sperimentazioni e innesti. L’impianto generale procede per scansioni ritmiche solenni rispettando la sonorità classica. Alcune citazioni particolarmente efficaci dell’opera antica sono state inserite organicamente nel testo, opportunamente segnalate da asterisco. Non mancano innesti moderni, volutamente isolati e stridenti, pensati per disarcionare di colpo l’orecchio dello spettatore.
È un’indagine sul conflitto tra Oriente e Occidente, sintetizzati nelle figure del Principe d’Egitto e del Sovrano di Argo. Figure archetipiche, protagoniste di uno scontro sleale e fratricida. Argo è industriale, democratica, senza dèi. Egitto è brutale, integralista, tirannico. Con la stessa violenza combattono per il dominio economico sul mondo: fra giacimenti di petrolio che compaiono anacronisticamente nella pièce assieme a cacciabombardieri e smartphone, confondendo epoche storiche, rimescolando gli eventi.
È uno studio sul conflitto di genere, sintetizzato in chiave filosofica. Il rifiuto delle nozze e l’uccisione dei propri mariti significano l’impossibilità del riconoscimento all’interno di una cultura maschilista e imperialista, fondata sul possesso e sull’oggettivazione del mondo (in questo caso, del corpo femminile). Il maltrattamento delle donne che nel testo subiscono le peggiori umiliazioni tanto in Egitto quanto in Grecia, è stigmatizzato in una denuncia filosofica che oltrepassa i confini di genere. Di contro al capitalismo dell’Io e alla lotta per la supremazia, si auspica il ritorno a una visione più mite del mondo, basata sul rispetto reciproco, la coappartenenza e la cura: della madre verso il figlio, della terra verso gli uomini. Ovunque esiliate e respinte, Le Supplici non sono più donne, ma ideali. Non portano frasche d’ulivo, ma una nuova visione del mondo. La Corifea diviene simbolo archetipico della Concordia tra gli uomini, fertile grembo che partorirà l’ultimo Dio. Come una sorta di Madonna pagana, attraversa le terre cercando il luogo adatto per dare alla luce suo figlio. Senza riuscirvi.
Sofia Bolognini

Dramma vincitore del Premio Cendic Segesta 2016, con la seguente motivazione della giuria presieduta da Maria Letizia Compatangelo: «un testo compatto, organicamente strutturato, appoggiato su modelli drammaturgici focalizzati sul gender, che riesce, seppur attraverso una struttura formale e ritmica per così dire classica, a reinterpretare il mito senza perdere la forza originaria dei grandi tragici e a proporre temi contemporanei quali il conflitto tra Oriente e Occidente, il corpo della donna come luogo di guerra e sopraffazione e il confronto/scontro tra due tipi contrapposti di potere.
Un’opera nella quale l’antico favolistico e l’allusiva contemporaneità mediatica si amalgamano quasi sempre con equilibrio. Un testo che ben si adatta ad essere rappresentato nel teatro greco di Segesta senza stravolgerne il forte impianto scenografico naturale, puntando sulla parola, sul lavoro degli attori e le relazioni archetipali tra i personaggi».

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Sofia Bolognini. Laureata in Filosofia presso la Sapienza Università di Roma, attualmente iscritta al corso di Laurea Magistrale in Teatro Cinema Danza e Arti Digitali, si è diplomata in Regia Teatrale presso l’Istituto Teatrale Europeo. Nata ad Ancona, vive a Roma dove lavora come attrice, regista e drammaturga. La sua formazione non accademica ha seguito negli anni un iter molto personale al fianco di alcuni maestri come, tra gli altri, Eugenio Barba, Mamadou Dioume, Hal Yamanouchi, Stefano Benni, Rodolfo di Giammarco e la compagnia teatrale Motus. Insieme al compagno Dario Costa fonda il collettivo di arti performative Bologninicosta (bologninicosta.com), i cui spettacoli ROMEOEGIULIO e LA CATTIVITÀ sono andati in scena nel 2016 su numerosi palchi italiani ed esteri, guadagnando premi e riconoscimenti. Appassionata di scrittura fin da bambina, pubblica il suo primo romanzo ALBA NUOVA (edito da L’orecchio di Van Gogh, Ancona 2009) all’età di sedici anni. Nell’ambito della drammaturgia sperimenta forme, intrecci e linguaggi. Si aggiudica la vittoria al Premio Cendic Segesta 2016, con il testo FIGLIE D’EGITTO OVVERO LE SUPPLICI; ed è tra i cinque selezionati di NdN - Network Drammaturgia Nuova 2016-17, condotto da Massimo Sgorbani, con il testo ODISSEA PUNTO ZERO.