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Le donne e il teatro hanno sempre avuto un rapporto ambiguo. Bersaglio prediletto del teatro comico da Aristofane al Goldoni nazionale, capolavori di abisso interiore da Ibsen a Pirandello fino a risalire all’archetipo greco, ben diversa è stata la questione quando si è trattato di dare a loro, le donne, un ruolo sul palco. Anzi, a dire il vero era bene che questo ruolo non l’avessero, per secoli spesso e volentieri interpretato da uomini. Poi le cose sono cambiate, è giunto il teatro moderno che le ha consacrate, le donne, a ruoli di primo piano, figure di spicco dalla luminosità di prima grandezza, come attrici, come dive. Il contemporaneo, che tanto pare emancipato, a ben vedere vive un’ultima trasformazione,

tuttora in corso. Alle donne si sta concedendo di farci ridere. E gli esempi notevoli non mancano, ciascuna con la propria formula. Alessandra Faiella ha scelto la sua, ossia una comicità garbata ma pungente, intessuta tanto di rappresentazioni sociologiche che ritraggono le donne d’oggi, quanto di sprazzi autobiografici. Al Teatro Verdi (via Pastrengo 16, fino al 6 novembre 2016), gioiellino incastonato nel suggestivo quartiere milanese dell’Isola, va in scena lo spassosissimo “Il cielo in una pancia”, monologo comico tutto d’un fiato dedicato… alla pancia. Quella pancia che borbotta, sceglie, comanda, una sorta di Antipapa rispetto al sommo Pontefice chiamato Ragione, che si nutre invece di regole e astrattismi. Un duello all’ultimo sangue che comincia fin da bambina, quando la Faiella racconta delle sue avventure con gli gnomi (topi?) all’asilo per arrivare all’adolescenza, dove la battaglia ragione-pancia si fa drastica. Poi l’età adulta e la maternità, dove “l’approccio parasimpatico” alla vita si consacra e si consolida, una sorta di inno all’esistenza vissuta come viene, senza troppi piani né strategie.
Convince la recitazione, mai greve, convince l’alternanza di testi ridanciani, riflessioni e stacchi musicali brevissimi, che tanto ammiccano ai tempi registici degli show comici in tv. Convince il testo arguto e non greve, comico ma non sguaiato.
Non è facile far ridere a teatro – in tv tutto è diverso -, e sembrerebbe che sia ancora più difficile per una donna, visti i rarissimi esempi nel panorama teatrale italiano. Alessandra Faiella si conferma sicura in questo genere con la sua formula di “riso robusto”, ossia un comico mai vuota né sguaiato, mai vacuo né autoreferenziale, forte della sua formazione teatrale solidissima con Quelli di Grock e del suo tirocinio televisivo di successo nello staff della Dandini.
Urge una annotazione: alle sue spalle ancora una donna, la penna brillante di Francesca Sangalli. Il connubio è riuscitissimo, forse proprio per la scrittura eccezionalmente poliedrica di questa trentenne autrice milanese, che ha saputo primeggiare nel drammatico (“Mitigare il buio”) come nel comico (sceneggiatrice di “Crozza nel Paese delle Meraviglie”)  Da non perdere!