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Un testo, uno spettacolo, di impatto e di contenuti profondi, di riflessione quello della drammaturga romana Lucia Calamaro, ospite al Centro Zo di Catania, nell’ambito della sua tournèe siciliana, con “La vita ferma, sguardi sul dolore del ricordo”, nell’ambito della rassegna “Altrescene preview 2017”. Lo spettacolo è in coproduzione con SardegnaTeatro e in collaborazione con Teatro di Roma e Odéon – Théâtre de l’Europe, La Chartreuse – Centre national des écritures du spectacle.  La Calamaro, acclamata e premiata drammaturga, in tre tempi di quasi tre ore, in veste anche di regista ed artefice delle intriganti scene e dei colorati costumi, supportata da tre interpreti all’altezza della situazione (gli impeccabili Riccardo Goretti, Simona Senzacqua e Alice Redini,) alle prese con un testo tutt’altro che semplice (per la sua profondità e per le sue tematiche intricate e irte di

citazioni e sussulti), propone ad un curioso pubblico la sua particolare visione, il suo punto di vista sul dolore del ricordo e su come in noi rimane o scompare il ricordo dei nostri cari defunti.
La pièce passa, sempre all’ombra misteriosa di una improvvisa scomparsa (quella della moglie e madre) da  una casa dove sta avvenendo un trasloco, tra scatoloni, abiti e libri, ad una sala d’aspetto di un medico, ad un imprecisato incontro tra padre e figlia, dialogando di una scomparsa e di un ricordo. Tutto è sempre costellato da dialoghi e domande, riflessioni, a tratti ironiche e grottesche,. La storia racconta della vita di tre vivi (padre, madre, figlia) attraverso l’incidente e la perdita e lo spettacolo è volutamente costruito, incastrando presente, passato e futuro, proprio per ingigantire la riflessione sul problema del dolore-ricordo e sulla separazione improvvisa tra vivi e defunti. Definita dalla stessa drammaturga romana come un “dramma di pensiero”, la pièce, mette a dura prova lo spettatore con un registro stilistico, con un linguaggio, con dei contenuti incentrati sulla parola, cioè quando la vita si ferma proprio nel ricordo di qualcuno o di qualche suo particolare. Nei suoi tre corposi atti, il lavoro appare, a tratti, come una cervellotica ed introspettiva riflessione sul problema della colpevolizzante gestione interiore dei morti, sul lutto e sulla sua elaborazione, non sempre facile per ognuno di noi.
I tre protagonisti sulla scena, nevrotici, insicuri e contemporanei (Riccardo, Simona e Alice), non parlano di morte, del morire o di quello che accade dopo, ma affrontano in modo discorsivo, sotto forma di pensiero-riflessione, la questione dell’esistenza dei morti in noi, del loro ricordo spesso poco fedele o all’altezza della persona defunta.
Abili, ben fissati nei loro personaggi sono Riccardo Goretti (nel ruolo dell’impacciato storico con la fissa di Paul Ricoeur e dei sinonimi), Simona Senzacqua (nei panni della moglie/mamma/donna eccentrica, danzatrice e amante del sole e dei vestiti a fiori) e Alice Redini (la figlia sensibile che disegna mostri, che vuole sempre gente intorno che le parli e che subisce le fobie dei genitori).
Nei tre atti vengono sviscerate le fobie di un piccolo nucleo familiare (padre, madre, figlia) alle prese con l’improvvisa morte della madre in un turbinio di parole, di richiami ad incontri, a luoghi come il terrazzo, a preferenze come la danza, ai libri ed il tutto attraverso l'elaborazione del lutto. La pièce, diretta con mano sicura dalla stessa autrice, passa da momenti più leggeri ad altri più drammatici ed è ricca di emozioni, di citazioni in una lingua immediata, senza retorica, reale e che tra l’ironico e il grottesco si interroga ed interroga il pubblico su cosa voglia dire la gestione interiore dei morti.
Intriganti nel primo atto la scena degli scatoloni per il trasloco o le riflessioni sul terrazzo o ancora le biglie di vetro che rotolano sullo spazio scenico e che, come stelle, illuminano il cielo scuotendo il pubblico dalla sua vita di tutti i giorni, da quella “vita ferma” all’improvviso ribaltata da un episodio imprevisto come la morte.
Pubblico affascinato dallo stile, dalla scrittura reale, efficace, pungente di Lucia Calamaro. Lo spettacolo, appare troppo infarcito di alti e profondi significati, di dialoghi colti e citazioni ed accusa a volte delle pause ma, in ogni caso, è brillante ed intenso nell’alternare con leggerezza, come nella vita, il drammatico al comico, aprendo la porta a mille eterne domande che lo spettatore, tra gli applausi finali, finisce per portarsi dietro, interrogandosi su cosa ricorda dei gusti, delle parole, dell’essenza dei propri cari defunti.
La tournèe siciliana dello spettacolo è stata organizzata insieme alla rete Latitudini ed il Festival Teatro Bastardo. 

“La vita ferma, sguardi sul dolore del ricordo”
di Lucia Calamaro
Con Riccardo Goretti, Alice Redini, Simona Senzacqua
Regia, scene e costumi di Lucia Calamaro
Assistenza alla regia Camilla Brison e Giorgina Pilozzi
Disegno luci di Loic Hamelin
Contributi pitturali di Marina Haas
Produzione SardegnaTeatro, Teatro Stabile dell’Umbria/Terni festival - in
collaborazione con Teatro di Roma, Odéon – Théâtre de l’Europe, La Chartreuse
Centre national des écritures du spectacle e il sostegno di Angelo Mai e PAV
Rassegna Altrescene preview 2017 - Centro Zo di Catania - 1 Dicembre 2016