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Si rallegra sempre il cuore nel vedere una donna brava che calca il palcoscenico con lo scopo di far ridere il pubblico. I grandi comici, tutti uomini, sono oggi alle prese con una concorrenza notevolissima che viene proprio dal gentil sesso. E con risultati eccellenti. Maria Cassi porta in scena al Franco Parenti di Milano (via Pier Lombardo, 14) fino al 19 gennaio 2017 il suo “Schegge”. Il punto di partenza sono il grande teatro e la grande letteratura, la Signora Ph(i)Nko delle “Cosmicomiche” e il “Furto in una pasticceria” sempre di Calvino fino ai testi tradotti di Jimmy Hendrix. Sulla scia del cabaret brechtiano, la fiorentinissima Cassi interpreta passaggi da commedia dell’arte alternati a momenti di

interpretazione musicale (sul palco Marco Poggiolesi accompagna con la chitarra), con innesti di drammaturgia personale che convincono e si amalgamano bene.
Tutto è ambientato nel suo quartiere, nella sua Firenze. Dopo il teatro – racconta – arriva a casa adrenalinica e la prende l’insonnia. E’ così il momento dell’osservazione alla finestra di ciò che sta attorno, la pazza del quartiere, il debosciato, il tossico, il fornaio, il vecchietto che osserva i lavori stradali eternamente in corso. C’è tutto un mondo più o meno reale ma molto comico in cui vizi e virtù balzano all’occhio grazie a dettagli del contegno o della parola. In scena sempre lei, Maria Cassi, che salta da un carattere all’altro con abilità teatrale, con l’acutezza dell’osservatore che sa scovare l’anima di un personaggio in un gesto, in un tono.
Il confine tra gag divertenti e narrazione drammaturgica alta è oltrepassato nella seconda parte dello spettacolo, quando entra in scena la fantasia pura. Si compie il processo creativo pienamente immaginando un mondo di armonia, in cui ciascuno dei bizzarri personaggi notturni viva integrato con gli altri. Ciascuno col suo posto nel mondo, ciascuno con le sue bizzarrie, ciascuno con la serenità che deriva dall’occhio amorevole del prossimo. Senza giudizio.
Che traguardo elevato poter comunicare ridendo un messaggio di accettazione e di integrazione così elevato. Forse il riso è la via dell’interiorizzazione, la strada più agevole per accostare al cuore ciò che nella nostra società sembrerebbe chiaro solo alla fredda mente.