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Manifatture Teatrali Milanesi, in prima nazionale, propone un viaggio surreale e onirico nel mondo dei matrimoni. Il più bel giorno della mia vita di Valeria Cavalli è un testo brillante e ironico sulla scenografia dei matrimoni di ieri e oggi. Oggi che non si sposa quasi più nessuno, oggi che occorre gran coraggio per farlo, c’è chi ancora sogna il matrimonio...? I dati Istat parlano chiaro. Nel periodo 2008-2014, i matrimoni sono diminuiti in media al ritmo di quasi 10.000 all’anno. Anche se si registra una piccola ripresa nel 2015, indubbiamente ci si sposa di meno. Le ragioni le conosciamo: sociali economiche, culturali. I giovani restano con “mammà” «La prolungata permanenza dei giovani nella famiglia

di origine è dovuta a molteplici fattori, tra cui: l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà che incontrano i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà del lavoro stesso, le difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni». Un’enorme cornice dorata a sinistra sovrasta la scena, una passarella a destra e ovunque luci della ribalta. In questo contesto dominato dall’oro e dal nero si muovono in modo sinuoso e accattivante tre figure: una grande madre mediterranea che sogna il matrimonio perfetto per la figlia e due giovani donne che mostrano sempre l’altra faccia della medaglia. L’altro sguardo che mette in evidenza il mondo di stereotipi, pregiudizi culturali, modelli sociologici sull’idea di matrimonio, Si analizzano cliché stravolgendoli in continue dissonanze cognitive. La regia si nutre di queste contraddizioni simulando modi di vita, relazioni che si vorrebbero votata alla felicità... mentre allo stesso tempo svela gli inganni dietro le apparenze. Il grande fratello dello schermo ci scruta è lo specchio di Alice. Le tre interpreti (Claudia Marsicano - candidata al Premio Ubu 2016 come miglior attrice under 35, Sabrina Marforio e Roberta Rovelli) reggono con bravura la scena fra un mondo prefigurato e l’altro. Il testo avanza a blocchi fra molteplici proiezioni video. Lo schermo dorato e barocco, è l’altro protagonista in scena, immagini patinate e plastificate, della nostra storia comune, matrimoni di oggi e matrimoni di altri tempi, neomelodici e boss di matrimoni... in cui finzione e reale si confondono e si sovrappongono. È questo però, anche un limite dello spettacolo, gli inserti video (alcuni molto originali come quelli all’inizio raccolgono le opinioni dei bambini sull’amore) rallentano il ritmo e sembrano in alcuni casi riempitivi in assenza di contenuti, su questo aspetto prossimamente si potrebbe lavorare ancora, data la bravura e l’esperienza di Valeria Cavalli e Claudio Intropido che firmano anche la regia. Sarebbe interessante per esempio affrontare il tema delle unioni civili e dei pregiudizi che ancora si riscontrano nelle nostre società contemporanee. L’uso e l’integrazione di video all’interno di una rappresentazione generano una forma contaminata di allestimento che può rivelarsi interessante se risultano in una stretta relazione scenica, se dialetticamente e realmente incontrano tutti gli interpreti. La visione complessiva del lavoro risulta gradevole, molti applausi che premiano la bravura delle interpreti. In particolare Claudia Marsicano grande madre del Sud. Brava e suggestiva nel rendere i mali di certe nostre terre  di un sud un po’ impacciato legato a stereotipi e luoghi comuni ma sappiamo che non è solo così.

Milano, Teatro Leonardo, fino al 29 gennaio

Foto Federica Frigo (particolare)