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Daniele sa di dover essere molto convincente con Ambra Della Valle nel sostenere di essere in possesso di una tela sconosciuta che ritrae una delle figure preferite dal pittore, cioè Cleopatra, scoperta in una canonica in alta montagna, zona del Bernina. E sa pure che deve intrattenersi il più possibile all’interno della galleria della signora Ambra per poter cogliere qualsiasi particolare utile a intuire delle concrete piste da seguire: crede essere difficile tornare una seconda volta senza avere in mano l’opera di Francesco Cairo.
Ambra Della Valle Guidi fa accomodare Daniele Luccioli in un minuscolo ma elegantissimo salottino ricavato tra lo spazio espositivo vero e proprio e il laboratorio retrostante, ove si sente la presenza di Gigi Fanazzo. La signora, davvero elegante, e davvero piacente, ha già preparato un paio di vassoi con diversi tipi di cakes e biscottini da thè.
“Prego, favorisce?” dice a Daniele con gentilezza spontanea, non esibita, e aggiunge “o forse vuole aspettare che il mio bravo Gigi ci porti il thè?”.
“Si, direi di aspettare, la ringrazio! … Vogliamo darci del tu, o la metterebbe in imbarazzo?”.
“Si, diamoci del tu, siamo entrambi amanti dell’arte, no? Avvinti, forse travolti da una passione che ci trascende, giusto?”.
“Son d’accordo, ed infatti vorrei dirti subito che mi piange il cuore liberarmi della preziosa tela che ho del Cairo, e che lo sto facendo, per una mia situazione economica davvero problematica di cui ora preferisco non parlare…”.
“Per carità, le cose strettamente personali tali devono restare, ognuno di noi ha una determinata dose di pudore che lo trattiene dal dire certe cose a chiunque!”.
“Ti assicuro, comunque, che la passione per l’arte supera di molto quella per il denaro, anche se oggi come oggi questo è misura di tutte le cose, di ogni valore!”.
“Ahi noi, purtroppo è così, anche se io personalmente non posso lamentarmi per la situazione economica della mia famiglia, alla quale, però, in particolare a mio marito Ermanno, sottraggo non poche risorse, a volte davvero a vuoto, per questa mia passione!”
“Immagino, quindi, che tu fai compra vendita per poter anche aumentare una collezione privata, vero?”.
“Bravo, bravo, è così: il mio mercanteggiare, chiamiamolo in questo modo, ha soprattutto lo scopo di costituire man mano la collezione privata della mia famiglia attuale: darei la vita, credimi, per questa collezione! Pensa che ci sono colleghi, anche dall’estero, che mi propongono cifre molto grosse per alcune delle opere in mio possesso che non venderei se non nel caso di un clamoroso tracollo finanziario!”.
“Capisco, e, naturalmente, son tutte opere originali!”.
“Tutte, e tutte originali, e nessuna comprata in modo illegale, clandestino.”.
Entra in quel momento Gigi con la teiera bollente, fumante, sbuffante come una vaporiera a carbone.
Daniele prende la sua tazza e delicatamente per non bruciarsi la lingua, sorseggia il suo thè, al limone. Poi finge che gli vada per traverso, per mostrare un certo imbarazzo: “Ma… ma… oh scusami… volevo dire… mettiamo che la mia tela non abbia una provenienza… pulita… la compreresti ugualmente per poi girarla a qualcun altro?”.
Ambra lo guarda, con occhiate assassine, tenendo ben ferma la tazza di thè nella sua mano.
“Tu mi devi dire, senza ipotesi e giri di parole, se questa tela cairesca è stata furtata, o meno: devo sapere da chi l’hai avuta, mi basta sapere chi è solo l’ultimo che la deteneva prima di te, non m’importa di  tutta la trafila precedente!”.
“Perdonami, ma io prima di dirti certe cose devo avere delle garanzie: devo essere sincero: metti che sia una tela trafugata, chi mi assicura che tu non vada direttamente a denunciarmi?”.
“A chi, forse al tenente Nanni?” e giù una risata che la fa molto inchinare scoprendo un seno superbo, sorretto e modellato sinuosamente da un elegantissimo reggiseno di pizzo violaceo che attrae l’attenzione di Daniele.
“Ma perché, conosci un ufficiale che si dedica ai reati concernenti il commercio di opere d’arte?”.
“E che cambia se ti dicessi di conoscerlo direttamente o no? Ora son io a chiederti il riserbo, no?” e la signora sorseggia la sua bevanda, scoprendo una fila perlacea di denti perfetti, incorniciati da due labbra che a Daniele sembrano dipinte con un colore originalissimo che neanche i migliori impressionisti… un rosaceo indefinibile!
“Beh, non posso darti torto, mi pare giusto! A ‘sto punto mi viene da chiederti che a te non interessa la provenienza dell’opera: se ti piace e ci mettiamo d’accordo la compri e lì finisce, giusto?”.
Ambra accavalla le gambe: uno spettacolo davvero sensuale per Daniele che intravvede tutta intera una calza autoreggente trasparente di una gamba: potrebbe essere ascrivibile artisticamente al canone neoclassico, pensa Daniele! Poi le guarda la pettinatura accuratissima e anche un po’ dal taglio sbarazzino, e a quel punto sente dentro di sé un richiamo irresistibile: quello che proviene da una creatura davvero eccezionale, che si può incontrare una sola volta nella vita! Quasi una figura mitologica, un’apparizione di e da sogno!
“Ma si, direi proprio che è così, certo! Ma quando me la porteresti questa tela?”.
A questo punto Daniele sa che deve esercitare al massimo livello le sue tecniche attoriali:
“Vediamo… penso che…”, si avvicina ad Ambra e le si accosta sussurrando: ”Devo parlare pianissimo, non vorrei che Gigi mi sentisse!”. Un dolcissimo profumo inebriante, paradisiaco, lo investe come un velo incantato che gli si posa sul viso! Ambra accosta un orecchio alla bocca di Daniele: “Ecco… potremmo…” E sospira profondamente, sentendo tutto se stesso rapito, inebriato, e naturalmente anche eccitato.
“Che c’è?” gli chiede Ambra, con uno sguardo profondo, appena malizioso, e con una voce flebile, e melodiosa: “Daniele, io sono sposata, lo sai, no? Anche se… anche se tu sei bellissimo!”. Lui col capo mostra di assentire, ma le si avvicina e chiude gli occhi, e lei: “Tu mi piaci, molto, hai qualcosa di misterioso che però mi affascina, ma io non posso… non immagini quanti uomini…” e poggia la testa sulla spalla di Daniele. Il bacio è lungo, a volte dolcissimo, a volte furioso, a volte di un’intimità del tutto violata: Ambra corre a chiudere a chiave la porta del laboratorio, e tira una tenda damascata del salottino. Quello che succede dopo Daniele penserà che non sia mai accaduto in vita sua: il Paradiso, nella pienezza della vita umana: sensi, corpo, anima, respiro vitale! In un indefinito e indefinibile spaziotempo cosmico e interiore, dove non ci sono più i segni dell’età, l’aridità d’animo, la crudezza della lotta!
Lei lo congeda: “Devi pensare che è stato tutto un sogno, e nulla più! So che sei un attore, ti ho riconosciuto dalla voce fin dalla prima telefonata, e so della tua amicizia con Guadagnoli! Il questore Guido Guadagnoli Il nostro è stato so-lo un bel-lis-si-mo so-gno! Addio!”.
Daniele torna verso casa, con la mente assieme turbata e assieme dilatata nelle sue capacità immaginative. Pensa che forse Ambra Della Valle Guidi è stata quasi una prostituta, che gli ha teso un tranello per liberarsi di lui. Ma, assieme, si chiede come possa aver finto, la bellissima ed elegante signora, in un incontro così intenso, spontaneo, inimmaginabilmente rapinoso. L’aria tersa della strada riporta la sua mente verso uno stato normale di consapevolezza: che dire a Guadagnoli? Deve per forza simulare… non ha scelta, dovrà fingere, dirgli che non ha trovato alcuna minima traccia da poter seguire… e all’improvviso pensa che Ambra è la vera opera d’arte, immersa nella vita reale, e non in quella della finzione creativa! Lui ha potuto ammirare e gustare fino in fondo una viva opera d’arte! Fatta di ossa e di carne, e di parole, e di sguardi, e di amore, seppur durata e goduta il breve spazio di un fugace incontro!