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Il teatro crea legami che collegano regioni, luoghi, parole e persone. Ecco perché la storia di questo testo, firmato da Lorenzo Praticò, attore e autore calabrese, non solo contiene un racconto che ne descrive un altro, ma esso stesso è protagonista di un diario di un viaggio teatrale attraverso l’Italia del Sud. Nel novembre 2014, ospiti della Residenza Teatrale DRACMA, a Polistena, in Calabria, conosciamo, per caso, Lorenzo Praticò; a febbraio 2015 decidiamo di andare a Reggio Calabria per vedere e recensire il suo primo testo, “SANT’ELENA - diario incompleto di un esilio mancato”. Esistono altri testi e Lorenzo ci regala il piacere di leggere SPINGI E RESPIRA. Nella primavera 2015, quindi, lo

spettacolo arriva sulla scena di GEOGrafie, rassegna dedicata alla nuova drammaturgia del Sud, in particolare a quella calabrese, organizzata da Vincenzo Albano a Salerno.
A luglio 2016 l’addetto stampa del Nuovo Teatro Sanità ricerca nuovi autori e nuovi testi della drammaturgia contemporanea per inserirli nel corso della stagione 2016/2017, all’interno del cartellone parallelo a quello ufficiale, ossia la rassegna L’ALTARE DI S., ideata ed organizzata, appunto, da Milena Cozzolino.
Così, nel 2017, SPINGI E RESPIRA  giunge a Napoli, in scena presso il Nuovo Teatro Sanità, il 18 e 19 febbraio: testo firmato e recitato da Lorenzo Praticò, con la regia di Gaetano Tramontana.
Se la bicicletta, presente in scena durante tutto lo spettacolo, può far sorgere il dubbio che quella narrata sia la storia del celebre ciclista Fiorenzo Magni, in realtà è solo il punto di partenza per una lunga corsa, quella della vita, in cui si spinge e si respira, così come durante il parto.
L’autore afferma che <<Spingi e Respira nasce dall’incontro con un quadro di Francis Bacon che raffigura un ciclista. Non so cosa sia successo davanti a quel dipinto ma è stato come se all’improvviso quel ciclista lo stessi sentendo respirare. E gli sono corso dietro... Nasce dal rapporto tra me e mio padre, che non è un ciclista ma pittore e scultore invece sì; e soprattutto è un padre...>>.
Ciò che caratterizza la drammaturgia di Praticò è la presenza di una narrazione costante, di una lingua intervallata dal dialetto calabrese – quello della costa che si affaccia sullo Stretto –, di accelerazioni, rallentamenti, di un linguaggio colloquiale e di momenti di delicatezza poetica. Una famiglia, un padre ciclista ma anche scultore, una madre schiva e dolorosa, come molte donne del  Sud, un figlio e le fasi della sua crescita, una donna che non c’è più, un amore del passato che, morendo, ha dato vita ad un’altra famiglia. La corsa ciclistica diventa allegoria del racconto di vita, con le sue salite, le discese, le malattie, il doping, le cadute, gli ostacoli fisici e psicologici. Poi, l’autore inserisce la favola, l’aneddoto che crea il collegamento con il passato: caratteristica costante dei suoi racconti drammaturgici è la regressione del protagonista ad un linguaggio infantile, soprattutto durante il racconto a ritroso, ad una visione bambinesca delle difficoltà della vita, non per mancanza di coraggio ma come metodo infallibile per raccontare e affrontare il dolore.
Sul palcoscenico un video proietta i momenti più importanti della carriera di Fiorenzo Magni, l’eterno “terzo”, dietro a Coppi e a Bartali: l’atmosfera cambia, il mistero è svelato, le salite si affrontano di nuovo con fatica e gioia. Non si è mai terzi se si riesce comunque ad arrivare al traguardo.
Il racconto di Praticò è in parte autobiografico, soprattutto nella descrizione della figura del padre,  immagine atavica e imponente che presenta un uomo saggio, dalla barba bianca e dal vocione calabrese, interpretato, così come la madre, dallo stesso attore. Lo spettatore immagina, quindi,  una sorta di divinità della casa, in quella Magna Grecia contemporanea che racconta la storia di un ragazzo ormai cresciuto, ossia il padre, di un amore, di un dolore profondo, di un figlio che ripercorre lo stesso percorso ciclistico del padre e i momenti d’amore per una ragazza.
Per la prima volta la drammaturgia contemporanea propone una famiglia integra, solida, pronta a ripartire, anche davanti alle difficoltà.  
In attesa di nuova scrittura preziosa, delicata e poetica, firmata da questo giovane autore calabrese, ritorniamo sulle immagini del baule dei ricordi, quello che l’attore apre sul palcoscenico, mentre sul fondo sono proiettati i disegni che raccontano la favola, la vita passata del padre e di Sara. Non sveliamo il colpo di scena e non stupitevi se sentirete chiamare la bicicletta con un nome di donna.

Foto di Marco Costantino

Nuovo Teatro Sanità Napoli
18-19 febbraio 2017
Spingi e respira
Scritto e interpretato da Lorenzo Praticò
Progetto grafico e scenografico: Giuseppe Praticò e Marcella Praticò
Montaggio video: Lucio Lepri
Illustrazioni del “Racconto di Sara”: Fabrizio De Masi
Regia di Lorenzo Praticò e Gaetano Tramontana
Con il patrocinio della Federazione Ciclistica Italiana
Produzione SpazioTeatro Reggio Calabria